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Seconda guerra in Ossezia del Sud


Seconda guerra in Ossezia del Sud


La seconda guerra in Ossezia del Sud, nota anche come guerra dei cinque giorni, guerra d'agosto o guerra russo-georgiana, è stato un conflitto armato tra lo schieramento separatista guidato dalla Russia e dalle repubbliche di Ossezia del Sud e Abcasia e la Georgia. Esso ebbe luogo nell'agosto 2008 dopo un periodo di peggioramento delle relazioni tra Russia e Georgia, entrambe ex Repubbliche dell'Unione Sovietica. I combattimenti avvennero nella regione strategicamente importante della Transcaucasia.

È ritenuta la prima guerra europea del XXI secolo. Benché la Russia abbia motivato ufficialmente la sua azione militare con la tutela dell'autodeterminazione degli osseti del sud e degli abcasi, il conflitto è considerato, da molti analisti di geopolitica, come il tentativo di Vladimir Putin di ampliare la ridotta sfera di influenza post-sovietica russa con l'esercizio della forza bruta, progetto proseguito nel 2014 con l'unilaterale annessione della Crimea alla Russia e successivamente con l'invasione russa dell'Ucraina del 2022.

Nel 2021 la Corte europea dei diritti dell'uomo ha accusato la Russia di violazioni dei diritti umani nelle regioni separatiste ancora occupate.

La Repubblica Socialista Sovietica Georgiana dichiarò la sua indipendenza all'inizio del 1991 con la dissoluzione dell'Unione Sovietica. In questo contesto la prima guerra in Ossezia del Sud combattuta tra Georgia ed i territori separatisti lasciò parti dell'ex "oblast' autonoma dell'Ossezia del Sud" sovietico de facto sotto il controllo dei separatisti sostenuti dalla Russia ma non riconosciuti a livello internazionale. Dopo gli scontri armati, una forza congiunta di peacekeeping, composta da truppe georgiane, russe ed ossete, rimase di stanza nel territorio. Una situazione di stallo simile si sviluppò nella regione dell'Abcasia, dove i separatisti abcasi erano scesi in guerra contro la Georgia nel 1992–1993.

Dopo l'elezione di Vladimir Putin come Presidente della Federazione Russa nel 2000, e un democratico cambio di potere pro-occidentale in Georgia nel 2003, le relazioni tra i due Stati hanno cominciato a deteriorarsi, raggiungendo una piena crisi diplomatica in aprile 2008.

Il 20 aprile, un drone georgiano che sorvolava l'Abcasia è stato abbattuto da un aereo da guerra russo. Tuttavia, la Russia ha negato la responsabilità dell'incidente e l'Abcasia ha rivendicato l'abbattimento come compiuto da "un aereo L-39 dell'aeronautica militare abcasa". L'ambasciatore russo presso la NATO, Dmitry Rogozin, ha attribuito la responsabilità a un MiG-29 dell'Alleanza Atlantica. L'allora segretario generale della NATO Jaap de Hoop Scheffer ha commentato negando le accuse. Il 26 maggio, un'inchiesta dell'UNOMIG ha concluso che un aereo da guerra russo, un MiG-29 o un Su-27, era stato responsabile dell'abbattimento.

Agli inizi di luglio la situazione in Ossezia del Sud inizia ad aggravarsi con un deciso aumento della violenza: il 3 luglio viene ucciso un ufficiale della milizia separatista, poche ore dopo vi è un fallito attentato contro Dmitry Sanakoyev, leader del governo osseto sostenuto dalla Georgia, che porta al ferimento di diversi ufficiali della polizia georgiana, seguiranno nelle settimane successive diverse scaramucce tra le due parti.

Alle 8:00 del 1º agosto 2008, un ordigno esplosivo improvvisato esplode al passaggio di un camion della polizia georgiana sulla strada che porta alla enclave georgiana di Tskhinvali ferendo cinque agenti di polizia. In rappresaglia alle 18.17 i cecchini georgiani sparano sulle postazioni di frontiera osseta, uccidendo quattro osseti e ferendone sette. La maggior parte dei rapporti attribuisce agli osseti del sud la responsabilità di aver istigato l'esplosione della bomba, aprendo così le ostilità.

Lo stesso giorno, i separatisti filo-russi dell'Ossezia del Sud hanno iniziato a bombardare intensivamente i villaggi georgiani, con una risposta sporadica da parte delle forze di mantenimento della pace georgiane nell'area. Gli attacchi di artiglieria da parte dei separatisti hanno infranto l'accordo di cessate il fuoco del 1992, firmato a Soči, in Russia e costretto le forze di pace e i militari georgiani nella regione a rispondere al fuoco. Il 3 agosto, il viceministro della difesa russo Nikolay Pankov ha avuto un incontro segreto con le autorità separatiste a Tskhinvali.

Il 7 agosto, il Presidente georgiano Saakashvili ha annunciato un cessate il fuoco unilaterale e un ordine di non risposta agli attacchi. I separatisti hanno continuato gli attacchi, bombardando Tamarasheni e Prisi. Hanno raso al suolo Avnevi e un edificio della polizia a Kurta, il centro dell'entità amministrativa provvisoria dell'Ossezia del Sud. I crescenti assalti hanno costretto i civili georgiani a fuggire dalle loro case. Per porre fine agli attacchi osseti e ristabilire l'ordine, le Forze Terrestri georgiane sono state inviate nella zona di conflitto in Ossezia del Sud la notte tra il 7 e l'8 agosto. In base al rapporto della commissione d'inchiesta indipendente istituita dall'Unione europea, presieduta dalla diplomatica svizzera Heidi Tagliavini, la mobilitazione delle forze georgiane, portate a un punto di rottura dopo le continue provocazioni reciproche, ha portato il conflitto su più vasta scala. I georgiani hanno preso il controllo della maggior parte di Tskhinvali, un baluardo separatista, in poche ore.

Reparti delle Forze armate della Federazione Russa, non appartenenti alla forza congiunta di peacekeeping, avevano già illegalmente attraversato il confine russo-georgiano, passando per il tunnel di Roki, ed erano avanzati in Ossezia del Sud il 7 agosto stesso, prima ancora della risposta militare georgiana. La Russia ha accusato la Georgia di "aggressione contro l'Ossezia del Sud" e l'8 agosto ha lanciato un'invasione terrestre, aerea e marittima su vasta scala nello Stato georgiano con il pretesto di un'operazione di peace-enforcement. Le forze russe e dell'Ossezia del Sud hanno combattuto le forze georgiane dentro e intorno alla regione separatista per diversi giorni, fino a quando le forze georgiane si sono ritirate. Le forze russe e abcase hanno aperto un secondo fronte attaccando la gola di Kodori, controllata dalla Georgia. La Marina militare russa ha bloccato parte della costa georgiana mentre l'aviazione russa ha attaccato obiettivi oltre la zona di conflitto, in parti della Georgia non soggette a dispute territoriali. Questo è stato il primo scontro militare nella storia in cui la guerra cibernetica è stata condotta insieme con l'azione militare. Durante e dopo il conflitto è stata utilizzata anche la tecnica dell'information warfare.

Il 12 agosto, Nicolas Sarkozy, Presidente della Repubblica francese e capo di Stato di turno alla presidenza del Consiglio dell'Unione europea, ha negoziato un accordo di cessate il fuoco.

Le forze russe hanno occupato temporaneamente le città georgiane di Zugdidi, Senaki, Poti e Gori, trattenendosi in queste aree oltre il cessate il fuoco. Gli osseti hanno distrutto la maggior parte dei villaggi georgiani nell'Ossezia del Sud e sono stati responsabili di una pulizia etnica ai danni della popolazione georgiana. Prima di ritirarsi con il cessate il fuoco, le truppe russe smantelleranno tutte le installazioni militari georgiane nei territori esterni all'Ossezia del Sud.

Il 26 agosto la Russia ha riconosciuto l'indipendenza dell'Abcasia e dell'Ossezia del Sud dalla Georgia e il governo georgiano ha interrotto le relazioni diplomatiche con la Russia. La Russia ha completato il ritiro della maggior parte delle sue truppe dai territori della Georgia non soggetti a dispute l'8 ottobre e le sue relazioni internazionali con gli altri paesi sono rimaste in gran parte invariate.

La guerra ha provocato 192 000 sfollati e sebbene molti siano tornati alle loro case dopo il conflitto, 20 272 persone, per lo più di etnia georgiana, sono rimaste sfollate fino al 2014. Dopo la guerra, la Russia ha continuato a occupare l'Abcasia e l'Ossezia del Sud in violazione dell'accordo di cessate il fuoco del 12 agosto 2008.

Nel 2021, la Corte europea dei diritti dell'uomo ha stabilito che la Russia mantiene il "controllo diretto" sulle regioni separatiste ed è responsabile di gravi violazioni dei diritti umani che si verificano nelle regioni.

Le reazioni internazionali alla seconda guerra in Ossezia del Sud hanno coinvolto molti Stati, organizzazioni non governative e altre entità. La guerra ha avuto un notevole impatto umanitario e ha colpito i mercati finanziari di Russia e Georgia.

La maggior parte dei paesi spettatori ha auspicato a una risoluzione pacifica, esigendo il rispetto dell'integrità territoriale della Georgia. Alcuni hanno sostenuto l'intervento russo e l'indipendenza di Abcasia e Ossezia del Sud.

  • (EN) Report (PDF), su IIFFMCG, vol. 2, settembre 2009. URL consultato il 31 marzo 2021 (archiviato dall'url originale il 6 luglio 2011).
  • (EN) Ants Laaneots, The Russian-Georgian War Of 2008: Causes And Implication (PDF), in Estonian National Defence College, aprile 2016. URL consultato il 31 marzo 2021.
  • (EN) Iulian Chifu, Oazu Nantoi, Oleksandr Sushko, The Russian Georgian war: a trilateral cognitive institutional approach of the crisis decision – making (PDF), Editura Curtea Veche, 2009. URL consultato il 31 marzo 2021.
  • (EN) The Tanks of August (PDF), su Centre for Analysis of Strategies and Technologies, 2010. URL consultato il 31 marzo 2021 (archiviato dall'url originale il 28 gennaio 2011).
  • Abcasia
  • Federazione Russa
  • Georgia
  • Ossezia del Sud
  • Prima guerra in Ossezia del Sud
  • Storia della Georgia
  • Storia dell'Abcasia
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