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Lingua proto-cartvelica


Lingua proto-cartvelica


La lingua proto-cartvelica (in georgiano წინარექართველური ენა?, latinizzato come ts'inarekartveluri ena), detta anche cartvelico comune (pronunciato [kart'vɛliko]), antico cartvelico o, più semplicemente, proto-cartvelico, è un'ipotetica protolingua eurasiatica e rappresenta l'antenato comune delle lingue caucasiche meridionali, appunto note, in alternativa, come cartveliche e parlate ancora oggi alle pendici del Caucaso, in particolare nel Caucaso meridionale, da alcuni milioni di locutori.

Il proto-cartvelico costituisce il prodotto e la sintesi della ricostruzione dell'idioma impiegato dai progenitori degli attuali popoli cartvelici, resa possibile dalla comparazione interna e dall'analisi linguistica delle moderne lingue cartveliche attraverso il metodo storico-comparativo, e nonostante, come ogni lingua ricostruita, non sia attestato da alcuna fonte scritta, la passata esistenza di tale lingua è ampiamente accettata e dimostrata dai glottologi del settore. Alcuni studiosi, inoltre, sono arrivati ad individuare e delineare i tratti essenziali del livello linguistico immediatamente successivo al proto-cartvelico, anch'esso, logicamente, ricostruito: si tratta del proto-carto-zano, sottofamiglia sudcaucasica raggruppante (proto-)georgiano e (proto-)zano.

Alla luce di quanto emerge dalla ricostruzione, le seguenti sono da considerare caratteristiche salienti del proto-cartvelico: l'alternanza vocalica morfofonologica funzionale (altrimenti conosciuta, con termine tedesco, come Ablaut), il ricco inventario fonematico, gli estremi accumuli (tecnicamente detti, in inglese, cluster) consonantici e il particolare comportamento morfosintattico, da avvicinare alle lingue attive ma con una rilevante tendenza accusativa.

Esiste un ampio ventaglio di denominazioni scelte per indicare la lingua madre cartvelica, sia nella letteratura scientifica che non, a seconda dell'interpretazione data al concetto di protolingua; dell'importanza accordata alla principale lingua cartvelica moderna, vale a dire il georgiano; della profondità temporale dell'indagine linguistica; dello scopo stesso della ricerca. Nelle lingue autoctone (cioè in georgiano, siccome è generalmente l'unica lingua scritta e la sola dotata di una letteratura), si è soliti indicare il proto-cartvelico con termini quali საერთო-ქართული ენა (saerto-kartuli ena, ossia "lingua georgiana comune"), საერთო-ქართველური ენა (saerto-kartveluri ena, cioè "lingua cartvelica comune") oppure პროტო-ქართველური ენა (p'rot'o-kartveluri ena, ovverosia "lingua proto-cartvelica", con adozione del prefissoide proto-).

Dal momento che si tratta di una protolingua, nulla di certo e definitivo si può dire sul luogo d'origine e sull'estensione, tuttavia è altamente probabile che l'area interessata non differisse più di tanto dal territorio attualmente occupato da parlanti delle lingue cartveliche. Si è immaginato che, a partire da un nucleo primordiale situato nelle regioni montagnose del Caucaso, il proto-cartvelico si sia gradualmente espanso attraverso successive ondate migratorie, divise approssimativamente in cinque fasi, verso la Svanezia e le zone meridionali.

La patria originaria proto-cartvelica è molto difficile da stabilire solo sulla base dei dati linguistici a nostra disposizione. Sicuramente, grazie anche alle prove fornite dall'analisi e dalla comparazione lessicale con il protoindoeuropeo, questa doveva essere nel Vicino Oriente, probabilmente nella regione caucasica o poco più a nord, in maniera tale che i gruppi preistorici cartvelici e indoeuropei potessero entrare in contatto.

Nessuna classificazione, allo stato attuale, permette di ricollegare il proto-cartvelico, e conseguentemente l'intera famiglia cartvelica, ad altre lingue o famiglie linguistiche, nemmeno a quelle più vicine geograficamente e culturalmente come le lingue caucasiche nordoccidentali e nordorientali, sicché sono state scartate tutte le ipotesi di una protolingua caucasica comune e, a fortiori, di una protolingua nostratica.

Con la progressiva evoluzione fonetica, i suoni riportati nella tabella soprastante non sono tutti rimasti nelle moderne lingue cartveliche, si sono fusi o sono svaniti solo in alcune. A titolo di esempio, la distinzione fonologicamente pertinente tra l'uvulare semplice ed eiettiva è attualmente viva e funzionale solo nello svano, mentre in passato era presente e viva anche nell'antico georgiano.

Nonostante siano state in parte incluse nella tabella inerente al consonantismo, viene riservata una speciale disamina alle sonanti (o sonoranti) proto-cartveliche e ai loro allofoni sillabici e non-sillabici, i quali, essendo di posizione, vengono anche chiamati "tassofoni". Si ricorda che la distinzione sillabico/non-sillabico riguarda quei suoni che, pur non essendo in sé pienamente vocalici, possono determinare l'autonomia della sillaba, proprietà che può interessare solamente sonanti e approssimanti.

Le sonanti del proto-cartvelico potevano essere sillabiche o non-sillabiche a seconda del contesto fonetico e fonologico. Lo schema distribuzionale era il seguente: le sonanti erano sillabiche dopo una consonante e prima di una pausa, dopo una consonante in posizione finale di radice, tra due consonanti, dopo una pausa e prima di una consonante; erano non-sillabiche dopo una pausa e prima di una vocale, dopo una vocale e prima di una pausa, tra una vocale e una consonante, tra due vocali. L'unica eccezione si verificava quando la sonante si trovava tra una consonante e una vocale, posizione che consentiva la libera alternanza tra allofoni sillabici e non-sillabici. Infine, quando due sonanti venivano in contatto, una era selezionata come sillabica e l'altra no, tuttavia la scelta tra quale dovesse diventare variante allofonica o meno era libera e indipendente dalla situazione.

Per quanto riguarda l'accento, il proto-cartvelico possedeva un forte accento intensivo e dinamico, fonematizzato, cioè dotato di valore fonematico, fin dagli albori e responsabile dell'indebolimento e/o della caduta (specialmente nella forma della sincope) delle vocali delle sillabe atone, ossia prive di accento. Dal momento che l'intensità era pertinente, si veniva a creare una differenza tra sillabe toniche, munite di accento, e atone.

Le influenze del proto-indoeuropeo sul proto-cartvelico sono sicuramente le più plausibili e studiate dai glottologi tra tutte quelle passate al vaglio, oltre a essere state quelle più consistenti e cariche di conseguenze. Si possono individuare influenze a tutti i livelli di analisi linguistica, da quello fonetico a quello sintattico, ma quelle più facilmente riconoscibili e dimostrabili sono quelle lessicali.

I modelli di gradazione vocalica del proto-cartvelico sono sorprendentemente simili a quelli del proto-indoeuropeo e delle antiche lingue indoeuropee, talché si è iniziato fermamente a pensare che il proto-cartvelico abbia interagito con l'indoeuropeo relativamente presto, in una fase alquanto antica per entrambe le protolingue. Ciò è avvalorato anche da un numero abbastanza grande di parole prese in prestito dall'indoeuropeo, cioè, tecnicamente, di isoglosse lessicali (o isolèssi) condivise dai due sistemi: ad esempio, il lessema proto-cartvelico ricostruito *mḳerd- ("petto, torace"), anche ipotizzato nella forma *ḳward-, sembra avere una ovvia relazione con l'indoeuropeo *ḱerd- ("cuore").


I discendenti attuali del proto-cartvelico sono, come visibile dall'albero genealogico, il georgiano, il mingrelio (o megrelo), il lazo e lo svano. Tra questi, il mingrelio e il lazo sono così simili da essere spesso considerati varietà dialettali di una singola lingua o di un singolo diasistema, cui ci si riferisce col termine ombrello "zano" o col composto coordinato "mingrelio-lazo". I modelli o pattern apofonici del proto-cartvelico si sono meglio conservati nel georgiano e, in particolare, nello svano piuttosto che nel mingrelio-lazo, dove le forme nuove e le neoformazioni sono state disposte e organizzate in modo tale da tenere una vocale stabile e predicibile in ogni sillaba; nello svano, inoltre, sono stati creati persino nuovi modelli apofonici, che sono andati ad aggiungersi a quelli arcaici preservati.

Il sistema di pronomi del proto-cartvelico viene soventemente distinto in base alla peculiare categoria di inclusione-esclusione (così, per esempio, esistevano due forme del pronome noi: una inclusiva dell'ascoltatore e l'altra esclusiva di quest'ultimo). Questa particolarità è sopravvissuta nello svano, ma non nelle altre lingue della famiglia. Lo svano comprende e vanta anche un numero di arcaismi risalenti al periodo proto-cartvelico, perciò si è congetturato che lo svano si sia distaccato dal proto-cartvelico in una fase relativamente arcaica e che solo più tardi il proto-cartvelico, ormai diventato proto-carto-zano, si sia frazionato in georgiano e mingrelio-lazo.

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  • Lingue cartveliche
  • Lingue ibero-caucasiche
  • Lingua protoindoeuropea
  • Cartalia
  • (EN) Proto-Kartvelian language, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.

Text submitted to CC-BY-SA license. Source: Lingua proto-cartvelica by Wikipedia (Historical)