Aller au contenu principal

Fino del Monte


Fino del Monte


Fino del Monte [ˈfiːno delˈmonte] ( [ fì ] in dialetto bergamasco, "del Monte" è stato aggiunto solo nel 1863 con regio decreto n. 1426 del 28 giugno 1863) è un comune italiano di 1 142 abitanti della Provincia di Bergamo in Lombardia.

È situato tra l'altipiano di Clusone e la val Borlezza, sulla strada che porta al Passo della Presolana.

Il comune ha una superficie di circa 436 ha, parte da un'altezza sul livello del mare di circa 600 m (nel punto più basso situato nell'alveo del torrente Gera, Valleggia o Borlezza) e arriva a 1642 m (sulla sommità del monte Paré). Gran parte dell'abitato sorge su un deposito di origine alluvionale.

Il clima è stato classificato come Cfb secondo Köppen e Geiger. La temperatura media annuale di Fino del Monte è 9.6 °C. La media annuale di piovosità è di 937 mm. Luglio è il mese più caldo dell'anno con una temperatura media di 19.5 °C. La temperatura media in gennaio, è di -0.5 °C, rappresentando il mese più freddo.

Fino del Monte è un piccolo paese che sorge sull'altopiano di Clusone, lungo la provinciale che da questo centro dell'Alta val Seriana porta al Passo della Presolana. Arroccato sul ciglione che lo affaccia sulla valle Borlezza, era anticamente servito dalla strada che da Lovere (paese sulle rive del Lago d'Iseo) saliva faticosamente raggiungendo il paese sull'altopiano. La situazione viaria è totalmente cambiata poiché la strada provinciale, proveniente da Bergamo, dopo Clusone e Rovetta, attraversa il centro di Fino del Monte. La strada taglia la piazza del paese, dove sorgono da un lato il castello e dall'altro l'antico convento, legati l'uno all'altro nella storia del paese (la leggenda vuole addirittura l'esistenza di un tunnel sotterraneo che colleghi le due costruzioni).

Fino del Monte fu definito in passato «una villetta della Valle Seriana, facente parte del mandamento di Clusone, sito sulla strada che conduce in Val di Scalve, pel giogo detto di Castione, su di un poggio che domina il contiguo villaggio di Rovetta e la sua Pianura». Le prime notizie riguardanti Fino sono documentate nella Historia quadripartita di padre Celestino, vissuto nel XII secolo, il quale a sua volta fa riferimento ad antichi manoscritti anonimi. Non si sa con sicurezza (fine 1100) l'anno in cui tre nobili fratelli, figli di tale Venturino Da Fin, giunti in Italia con le armate alemanne (si parla di un Enrico, che sia Enrico VI di Svevia durante il regno del padre Federico Barbarossa?), si fermarono in loco e sull'impervio argine Nord della Valle Borlezza eressero un castello dominante l'allora unico accesso dalla valle omonima. Alcune parti dell'antica dimora sono ancora visibili nell'attuale piazza Olmo, anticamente denominata del Castello. Il cognome di questi fratelli era Fin e la contrada di cui presero possesso, con beneplacito imperiale, acquistò il loro nome. A questo punto la storia è poco documentata, ma è certo che fino al 1337 tutti gli abitanti del castello e della contrada portarono il nobile cognome dei Da Fin e che solo più tardi, verso la fine del XIV secolo, cominciarono ad apparire nei documenti ritrovati i primi cognomi ancor oggi esistenti a Fino del Monte.

Da un antico documento:

Si ebbero così Angelini da Angelo; Poloni da Appollonio; Bellini da Giovanni detto il bello; Scandella, Persevalli, Pertiche e Ranza. Lentamente la famiglia Da Fin si trapianta in altre città, tanto che il cognome è completamente scomparso.

Sul finire dello stesso XIV secolo e più precisamente nel 1381, Fino del Monte diventò indipendente fregiando il proprio Comune con lo stemma concesso dall'imperatore alemanno Federico Augusto (che sia Federico II di Svevia?) ai nobili Da Fin (aquila nera in campo dorato) ed ebbe nel contempo la concessione di molti benefici economici (esenzioni da gabelle imperiali ecc.). Seguirono gli anni delle tempestose vicende tra Guelfi e Ghibellini. Sull'altopiano di Clusone queste guerre videro contrapposti i guelfi dei castelli di Fino e di molti altri comune della Alta Val Seriana, in particolare di Onore, di Gromo, di Castione, di Gandellino, contro i ghibellini del potente castello di San Lorenzo appartenente alla famiglia Suardi di Bergamo.

Alterne furono le vicende che imperversarono dal 1373. Padre Ireneo della Croce nel suo manoscritto Istoria quadripartita di Bergamo riporta il seguente frammento della relazione storica di padre Celestino:

In effetti risulta da molti documenti che la coalizione Guelfa legata alla corrente Papale ebbe ripetuti scontri con i Ghibellini legati invece all'Imperatore, finché il 7 ottobre 1403 una grossa schiera di armati guelfi sotto la guida del brembano Merino Olmo, dopo un lungo assedio assalì e rase al suolo il castello ghibellino di San Lorenzo. Con ciò non terminarono le lotte e i soprusi fino a che, nel 1411, san Bernardino da Siena riuscì a mettere pace fra le fazioni. Cessate le guerre intestine il 2 ottobre 1427 tutto l'altopiano di Clusone e l'intera Valle Seriana, stremati dalle guerre fratricide, passarono volontariamente sotto i vessilli della Repubblica di Venezia nella speranza di trovare, sotto questo governo, finalmente, un po' di pace e di benessere. Soltanto sei mesi dopo Venezia riusciva a portare il proprio dominio anche nella città di Bergamo. Con la pace ritrovata cominciarono a fiorire nei paesi dell'Altopiano le opere buone.

Nel 1596 il Capitano veneziano Giovanni Da Lezze descrive così il paese di Fino: «Oltra la terra di L'Onor vi è il luogo della familia d'Affin chiamato Fino, luntan da detta terra circa mezo milia in monte con case sparse. Questi al numero de 452 sono cittadini originarii di Bergomo, fanno le fattioni con la città di Bergomo alla qual pagano L. 118 l'anno per il sussidio et non hanno che far con la terra de L'Onor benché lavorino le terre et la quarta parte di loro l'invernata va a Venetia a lavorar lana et a fachinar per la povertà. Hanno i suoi deputati et un canevaro che scode et paga alla città, non godeno privileggi de datii né hanno voto nel Consilio Generale della Valle né beni comunali se non un poco di pascolo in monte, né altra entrada. Hanno chiesa curata S.to Andrea contrada di L'Onor con entrada propria al curato de scudi 100, ma per parte sono ancora sotto la cura delle altre doi chiese di L'Onor. La Misericordia di questo loco ha di entrada circa L. 270 et some X di formento dispensati a loro tanto per testa, così ricca come povera, da 3 deputati quali hanno L. 2 per uno et da un canevaro che tien conto con sallario de L. X. Animali: bovini et vachini n, 50, mulli et cavalli X, peccore 200.»

Altra descrizione del comune risale al 1820 ed è contenuta nel Dizionario Odeporico di Giovanni Maironi Da Ponte:

Nel 1906 il parroco Luigi Olmo di Clusone scrive così di Fino nelle sue Memorie: «Fino del Monte, vicinissimo a Rovetta, dove da pochi anni vedeasi in mezzo alla piazza l'antico Olmo, un albero trapassato di più secoli, sotto i cui rami, dilatantisi a guisa di braccia, è tradizione che si raccogliessero le pubbliche adunanze e si tenessero i varii Consigli Comunali. Nella Chiesa Parrocchiale si ammira il bel quadro rappresentante in alto la B. Vergine col Bambino, più sotto a destra S. Andrea colla croce a rovescio, ed a sinistra l’Apostolo S. Pietro, con ai piedi la scritta: I. B. Moronus pinxit Anno MDLXXII. In un oratorio vicino alla Parrocchiale vi ha la trasfigurazione di Cristo sul Taborre, opera ammiranda del Talpino. Il Consorzio della misericordia di Santa Maria dei nobili da Fin venne fondato da Fra Leone da Fino, del terz’Ordine di S. Francesco, abitante in Fino a favore dei suoi congiunti colla condizione che abitassero a Fino ed Onore, e nominò a reggente suo nipote Galeazzo da Fino. Questi con Istrum. 7 Giugno 1459, atti Fadinus q. Bonetti de Agatiis, Notar. Bergom. ne determinò le regole a favore della sola famiglia per cognome Fin e suoi discendenti che attualmente si distinguono coi cognomi: Ardenghi, Angelini, Bellini, Colotti, Conti, Colombo, Ranza, Scandella abitanti in Fino ed Onore.»

Dal punto di vista amministrativo Fino è citato come comune indipendente nel 1331, quando fa capo alla "facta" di porta San Lorenzo della città di Bergamo. Alla fine del XIV secolo regredisce allo stato di contrada del comune di Onore ed è menzionato con la dicitura "illorum de Fine" all'interno del documento riguardante la definizione dei confini del comune di Clusone datato 1392. Questa condizione è confermata dalla descrizione dei confini del comune di Onore del 1392. Nel 1417 risulta aggregato alle comunità di Onore e Songavazzo nel comune denominato Onore. La stessa situazione è confermata per il XVI secolo, sebbene la contrada goda di particolari condizioni giuridiche che le consentono di regolare autonomamente le fazioni militari e il fisco. Nel XVIII secolo Fino muta più volte il suo status amministrativo: nel 1740 e nel 1756 è comune autonomo, risulta contrada del comune di Songavazzo nel 1766 e nel 1776, mentre torna a figurare come comune nel 1777 e nel 1797. Il 6 marzo 1798 è unito ad Onore nel comune di Fino con Onore (all'interno del Dipartimento del Serio), torna autonomo nel giugno 1805 fino al marzo 1809 quando viene fuso con Cerete Alto e Basso, Onore e Songavazzo nel comune di Songavazzo. Il comune di Fino rinasce nel 1816 e nel 1863 cambia nome divenendo Fino del Monte. Viene unito a Rovetta nel 1929 (con R.D. n. 568) nel comune denominato Rovetta con Fino e torna infine autonomo nel 1947. A partire dal 2000 è entrato a far parte dell'Unione Comuni della Presolana.

Lo stemma del comune è stato ideato da Bruno Oprandi (1919-1987). La descrizione con cui è approvato con decreto del presidente della Repubblica n. 94 del 22 ottobre 1984 è la seguente:

L'aquila coronata rappresenta lo stemma della famiglia Da Fino, originaria del paese e legata profondamente alla sua storia, mentre l'olmo ricorda la pianta secolare presente nella piazza principale sino all'anno 1899. La scritta nel mezzo invece ricorda la ritrovata autonomia amministrativa del paese e la ripartenza della vita in seguito alla parentesi della seconda guerra mondiale.

La prima raffigurazione dello stemma risale al 1968, quando viene prodotto sotto forma di affresco sulla facciata del comune dal pittore Luigi Frosio.

La figura principale, la fascia ridotta, pezza onorevole orizzontale, più piccola di una fascia ordinaria, al centro dello scudo, è un grave errore araldico perché d’argento su fondo di metallo, in questo caso d'oro.

Il gonfalone è un drappo di bianco.

La chiesa di Sant'Andrea era visibile nella struttura originaria fino al 1957. Venne poi demolita, insieme al campanile, dalla Provincia, per necessità di traffico stradale. Infatti, il vecchio campanile, che era già stato demolito per metà a causa dell'inclinazione che aveva assunto, costituiva un serio pericolo, strozzando la strada a solo 3 metri scarsi. Alla primitiva chiesa, fatta di pietra battuta, con archi di sostegno del tetto a travi scoperte, e che era nella maggior parte coperta di affreschi del quattro e cinquecento, in epoca posteriore, sia per ingrandirla, sia, più verosimilmente, per seguire il giusto del tempo, si volle ornarla di lavori a stucco e farle la volta in muratura. Pertanto, occorrendo altri muri per le lesene e per sostenere gli archi che dovevano proteggere le cappelle e gli altari distribuiti alle due pareti laterali, ne risultò una fabbrica a doppi muri.

L'insieme era veramente riuscito particolarmente artistico ed elegante per il fine lavoro degli stucchi. Ma i realizzatori non si avvidero che, se da un lato facevano una bella chiesa, dall'altro compivano un grosso errore distruggendo dei dipinti tanto preziosi: gli affreschi furono per la maggior parte manomessi senza alcun riguardo. Col susseguirsi delle travagliate vicende storiche legate al paese, la vecchia chiesa col passare degli anni risente del tempo e degli eventi, e nel 1729 per ordine dell'autorità civile vengono messe le chiavi alla volta che era pericolante.

Si fa così avanti l'idea di una chiesa più sicura e ampia e nel 1894 il parroco don Giovanni Zucchelli prospetta la necessità di una nuova chiesa. Volendo dare una chiesa sufficiente alla sua gente e avendo riscontrato un'opposizione decisa, da parte della Provincia, ad un ampliamento di quella esistente, don Zucchelli decide di costruirne una nuova: iniziata nel 1903 e consacrata nel 1911. La vecchia chiesa viene così abbandonata e conosce un graduale degrado, fino a quando si decide di demolirla nel 1957.

Opere presenti:

  • Madonna col Bambino e i santi Andrea e Pietro, olio su tela, 260x160, Giovan Battista Moroni, 1577
  • Stemma, olio su tavola, 38x22, Ignoto, XVII secolo
  • La deposizione, tela, 88x69, Carlo Ceresa, 1650 circa
  • I misteri del Rosario, olio su tela, 30x20, Ignoto, XVII secolo
  • La madonna del Rosario con santi Giovanni Bosco e Giovanni Battista, olio su tela, 133x69, Gabriele Baggi, 1942
  • San Luigi, strappo d'affresco, XVII secolo
  • Sant'Andrea adora la croce, strappo d'affresco, allievi di G. B. Tiepolo, XVII secolo
  • Crocifissione di sant'Andrea, strappo d'affresco, allievi di G. B. Tiepolo, XVII secolo
  • Gloria di sant'Andrea, strappo d'affresco, allievi di G. B. Tiepolo, XVII secolo
  • Sette dolori di Maria, dipinto, 20x30, ignoto
  • L'Addolorata, statua in legno diabete e larice, 158 cm, Gordiano Sanz, prima metà XIX secolo
  • Cristo deposto, statua in legno di tiglio e abete, 79x169x60, Giacomo Angelini, metà XIX secolo
  • Cristo risorto coi santi Sebastiano e Rocco, olio su tela, 180x115, allievi di Lorenzo Lotto, XVI secolo
  • Sant'Antonio con Bambino, dipinto, ignoto, XVIII secolo

A Fino, il 4 giugno 1459 fra Leone della Misericordia, del terzo ordine di San Francesco, fondò il Consorzio della Misericordia nell'intento di portare aiuto a tutti i discendenti dei Da Fin caduti in povertà, abitanti a Fino e nei limitrofi comuni. Dotò questo consorzio di beni e di uno statuto interessantissimo, talché il consorzio è ancora attivo secondo le antiche regole. Dalle ricerche fatte in loco risulta però che, durante i recenti restauri della chiesetta di San Salvatore a opera del consorzio della Misericordia (1979), fu ritrovato sul tetto un grosso cippo in pietra sul quale sono scolpite due date.

La prima data è 1481 e con tutta probabilità si riferisce all'anno di costruzione della chiesetta da parte della Misericordia di Fino del Monte; la seconda è 1615 riferendosi, in base ai documenti depositati presso l'archivio della Misericordia stessa, al primo rifacimento del tetto di copertura della chiesetta e alla chiusura della porta esistente al livello del sottotetto (che dava accesso a un piccolo soppalco costruito sopra l'entrata della chiesa, da cui le suore assistevano alla messa non viste dai fedeli sottostanti). È quindi presumibile che la chiesetta (1481) preesistesse al monastero (1520). D'altro canto la stessa proprietà della chiesetta che risulta essere sempre stata della Misericordia, conforta questa fondata supposizione. La storia delle monache di clausura di Fino del Monte non finì però del tutto con il loro trasferimento perché, alcune decine di anni dopo, esse dovettero affrontare una causa legale contro il Consorzio della Misericordia, che a loro dire si era appropriato di alcuni beni legati alla celebrazione di una messa perpetua presso la chiesa di San Salvatore.

La chiesetta annessa al convento quattrocentesco delle monache terziarie è stata rimaneggiata nel Seicento-Settecento, con modanature e tondi con il volto ribassato. Pure la facciata è stata toccata per introdurvi una finestra rettangolare. Con un restauro è stato rimesso alla luce, recentemente, un arco a sesto acuto posto sopra l'architrave all'interno del quale vi è un affresco purtroppo molto rovinato: è la sinopia di un affresco che raffigura la Trasfigurazione. La struttura è dotata di un campaniletto in ceppo; sotto la cornice della cella campanaria è posta la data 1515. In questa chiesetta, secondo una pergamena dell'archivio della Curia vescovile, è avvenuto un miracolo: pare infatti che siano scese alcune gocce di sangue dall'ostia, durante la celebrazione della messa.

Opere presenti:

  • Trasfigurazione (Enea Salmeggia)

Costruita attorno al 1930 dal parroco don Cavagna. Preceduta da un breve portichetto aperto sulla fronte con tre archetti a sesto acuto. Le pareti sono decorate. Nel presbiterio due affreschi raffiguranti San Maurizio e Santa Marcellina, opera di Gabriele Baggi (1939). N. 4 Porta Palme in legno scolpito (cm 27), secolo XVII.

Il fabbricato si sviluppa lungo il perimetro del cortile con il caratteristico chiostro degli antichi conventi. È senza dubbio un buon esempio di architettura, ma non raro nelle nostre zone. Sui due lati dei cortile si affaccia il porticato con arcate in mattoni e colonne in Sarnico, il cui grazioso capitello riporta tipici ornamenti del '400. Al piano superiore vi è il loggiato, che ripete in scala ridotta il motivo precedente. La struttura originaria è tuttora ben visibile, anche se superfetazioni ne hanno rovinato l'armonia. Al cortile si accede mediante bel portale in pietra di gusto romanico, il cui motivo ricorda quello delle chiese antiche di Clusone (Sant'Anna e San Defendente), con architrave sostenute da mensole sagomate. Sopra l'architrave vi è uno sfondato con arco a sesto acuto delimitato da un contorno di pietra sopra il quale vi è dipinto un affresco dei Quattrocento..

Ad uso residenza, fu il castello realizzato dalla famiglia Da Fin nel XII secolo.

L'alto porticato, con arcate poggianti su massicce colonne in pietra arenaria che sostengono i due piani fuori terra dell'edificio, è la parte più antica dell'edificio. Il portale esistente, dal quale ci si affaccia sul cortile, dava accesso alle stalle ed alle scuderie del castello. È ancora possibile vedere i resti di una torre (attualmente ad uso residenziale) appartenente a quello che era il castello medievale.

All'entrata del paese ci sono due abitazioni signorili caratteristiche costruite all'inizio del XX secolo, una delle quali è nota come Villa d'Oro ed è circondata da un parco secolare di 4000 mq. Sono interamente in pietra squadrata, con numerosi affreschi in prossimità delle finestre e sotto i portici.

Posta sulla sommità del monte Grom, la cappelletta degli alpini di Fino è stata inaugurata il 13 agosto 1983, in concomitanza con il ventesimo anno dalla fondazione del gruppo alpino locale. Ogni anno, in questo luogo, il 17 gennaio si celebra una messa in ricordo della ritirata di Russia del 1943.

Il giorno 8 agosto 2021, nei pressi della cappella, è stata inaugurata una tettoia polifunzionale costruita dal gruppo alpino locale.

Posta in località Poerza è stata costruita nel 1937 per volontà di Maurizio e Marcellina Bellini e benedetta da padre Luigi Bellini. Raffigura la Madonna con Bambino nella parte alta e San Luigi Gonzaga e san Carlo Borromeo nella parte sottostante. L'autore è Pietro Baggi da Sorisole.

Posta sulla strada tra le contrade di Masù e Prét è stata fatta costruire dalle famiglie della zona. Nella lunetta centrale all'interno sono raffigurati la Madonna col Bambino, mentre sulla volta è raffigurata una colomba, simbolo dello Spirito Santo. Sulle pareti laterali vi sono le figure di San Rocco e San Giovanni Evangelista sulla destra e San Michele Arcangelo e San Giorgio sulla sinistra. Sulla facciata esterna è presente un affresco con Sant'Alessandro, san Rocco e la Santissima Trinità. A lato dell'entrata è posta un'acquasantiera in pietra incassata nel muro.

Posta in località Somàs, è stata fatta costruire dal parroco di Fino don Giuseppe Cavagna e inaugurata il 17 ottobre 1937. All'interno è posta una statua della Madonna Ausiliatrice con Gesù Bambino. La nicchia è chiusa da una porticina in ferro.

Costruita nel 1935 in località Bì per volere di don Giuseppe Cavagna, ospita al suo interno una statua di san Giuseppe con un giglio nella mano e il Bambino Gesù in braccio.

Eretta nel 1912 da Angelini Francesco in via Fontana Vecchia rappresenta un ex voto per grazia ricevuta. All'interno contiene un affresco raffigurante la Crocefissione con la Madonna addolorata e santa Maria Maddalena.

Posta in val Bino (zona del parco Res) è stata costruita nel 1886 e restaurata nel 1920 e 1922. La piccola bacheca ospita la raffigurazione della Crocefissione di Gesù con la Madonna.

Abitanti censiti

Gli abitanti di Fino sono soprannominati i Bócc o Bóce, ossia le pigne in dialetto locale. Questo scotöm ("soprannome" in dialetto bergamasco) deriverebbe dal carattere deciso dei suoi abitanti, oltre che alla robustezza fisica. Infatti durante la peste del 1630 il paese fu uno dei pochi della Val Seriana risparmiati dalla malattia.

Ogni anno, il giorno di venerdì Santo, la comunità di Fino intona un antico canto, detto "Tomba", durante la Via Crucis nella chiesa parrocchiale. Il brano risalente al XVIII secolo è attribuito al musicista Pietro Metastasio.

Lo stesso giorno gli uomini del paese si ritrovano in piazza per disputare una partita a "Bàla", gioco tradizionale con regole simili a quelle del tennis.

  • Elisabetta Oprandi, L'antico Monastero di Fino del Monte.
  • Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Fino del Monte
  • Sito ufficiale, su comune.finodelmonte.bg.it.

Text submitted to CC-BY-SA license. Source: Fino del Monte by Wikipedia (Historical)


ghbass