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Fricativa alveolare sonora


Fricativa alveolare sonora


La consonante fricativa alveolare sonora è un fono realizzato nel luogo di articolazione alveolare e con modo di articolazione fricativo. Fa inoltre parte del gruppo di foni chiamati sibilanti, così definiti per la particolare stridulità del loro suono. Ciò è dovuto all'articolazione con lingua solcata, cioè con un solco longitudinale sulla superficie della lingua.

Il simbolo usato dall'Associazione Fonetica Internazionale per rappresentare la fricativa alveolare è [z], e rispecchia il valore del grafema <z> in inglese e francese.

Molte lingue del mondo presentano questo suono nel loro inventario fonetico. Però solo in una parte di esse compare con statuto di fonema. Tra queste troviamo l'italiano standard, che nella pronuncia toscana oppone il fonema /z/ al suo equivalente sordo [s]. In altre lingue, come lo spagnolo, [z] e [s] sono allofoni complementari di un unico fonema /s/.

La realizzazione della consonante fricativa alveolare sonora presenta le seguenti caratteristiche:

  1. Processo pneumatico: polmonare. L'articolazione di /z/ avviene modificando il flusso d'aria egressivo proveniente dai polmoni.
  2. Processo glottidale: sonoro. Le pliche vocali sono accostate, e l'aria, passando attraverso la glottide, le mette in vibrazione.
  3. Processo articolatorio:
    • Organo articolatore: corona linguale. L'articolazione di /z/ si basa sull'avvicinamento della corona della lingua, la sua parte più avanzata, verso il luogo di articolazione. La corona della lingua è a sua volta divisibile in due zone, dette apice e lamina, impiegate nel realizzare /z/ a seconda delle lingue e delle varietà.
    • Luogo di articolazione: alveolare. La lingua si avvicina a quella zona della volta palatale dove si innestano i denti, comprendente la cresta alveolare e le gengive.
    • Modo di articolazione: fricativo. La cavità orale viene parzialmente chiusa e l'aria espiratoria è costretta a passare in un canale ristretto, provocando il caratteristico rumore di frizione.
  4. Processo oronasale: chiuso. Il velo palatino è alzato, in modo che l'aria polmonare può uscire soltanto nella cavità orale, e non in quella nasale.

Nell'ortografia italiana [z] è rappresentato con il grafema <s>, usato però per indicare anche il fono [s]. La differenza tra questi due foni non risulta quindi nella grafia, ma soltanto nella realizzazione orale.

Nella lingua italiana standard [z] ha valore distintivo, anche se in molte posizioni /z/ ha una distribuzione complementare con quella di /s/, portando così ad annullarsi l'opposizione fonologica.

Distribuzione dei foni fricativi alveolari nell'italiano standard, nella pronuncia tradizionale:

Posizione pre-consonantica
compare [s] prima di consonante sorda, [z] prima di consonante sonora. Avviene cioè un'assimilazione regressiva di sonorità, che rende predicibile la presenza di [s] o [z].
Posizione iniziale di parola o di morfema davanti a vocale
compare soltanto [s].
Posizione post-consonantica davanti a vocale
compare soltanto [s].
Posizione intervocalica (interna ai confini di parola)
può comparire sia [z] che [s], senza possibilità di previsione in base al contesto. La presenza di un fono invece dell'altro può cambiare il significato della parola, sebbene solo in alcuni casi sporadici.

L'opposizione fonologica /s/ ~ /z/ dell'italiano standard è riconducibile storicamente al processo di sonorizzazione settentrionale, verificatosi nei dialetti dell'Italia settentrionale, per cui tutte le /s/ in posizione intervocalica si sono sonorizzate e sono passate ad una realizzazione come [z]. Nei dialetti settentrionali, quindi, ad ogni /s/ intervocalica del latino corrisponde [z]. Il toscano invece non è stato interessato direttamente da questo fenomeno, ma una realizzazione sonora si è diffusa per influenza della pronuncia settentrionale, interessando però soltanto una parte del lessico. Così ad esempio in toscano, e quindi in italiano standard, ha acquisito una realizzazione con sonora il sostantivo "chiese", pronunciato [ˈkjɛːze], ma non il sostantivo "fuso", pronunciato [ˈfuːso]. La coesistenza nel lessico toscano di forme che conservano la [s] originaria del latino con forme che presentano l'esito sonorizzato [z], sconosciuto al latino, ha portato ad una distribuzione contrastiva dei foni [s] e [z], che quindi assumono entrambi valore fonologico.

I dialetti romanzi dell'Italia settentrionale hanno subito il fenomeno della sonorizzazione settentrionale in modo sistematico, per cui ad /s/ intervocalica (scempia) latina fanno corrispondere sempre [z]. Viceversa, i dialetti romanzi dell'Italia meridionale non hanno conosciuto il fenomeno della sonorizzazione settentrionale, per cui conservano sempre la /s/ sorda del latino davanti a vocale. Queste caratteristiche si riversano nella pronuncia regionale dell'italiano: nel settentrione tra vocali viene realizzato [z] nella gran maggioranza dei vocaboli, mentre nel meridione tra vocali viene realizzato sempre [s].

I dialetti settentrionali inoltre non presentano consonanti lunghe, e a volte anche nella pronuncia dell'italiano i parlanti settentrionali non realizzano in modo sistematico la lunghezza consonantica. Nel caso che nell'italiano si presenti la sequenza /ss/ ("s" doppia), i parlanti settentrionali la potranno realizzare abbreviata, cioè come [s]. In questo caso a livello fonologico anche l'italiano regionale settentrionale può presentare quindi un'opposizione [s] ~ [z] in posizione intervocalica.

Nelle parole complesse, formate con un lessema con <s> iniziale prevocalica, si conserva la pronuncia con [s] anche se tale fono viene a trovarsi in posizione intervocalica interna. La realizzazione con il fono sordo è propria anche dei parlanti settentrionali, se viene percepita la natura composita della parola.

Ad esempio la parola "risorgere" sarà realizzata come [ri'sorʤere] anche da un parlante settentrionale, se cosciente che tale verbo è formato con un prefisso.

Un comportamento particolare è mostrato da /s/ iniziale di parola (o di morfema) seguita da approssimante. Nel caso la consonante approssimante sia rappresentata da [r], [l] o [n] si verifica l'assimilazione di sonorità, per cui verrà realizzata [z]. Nel caso invece la consonante approssimante sia rappresentata dalle semiconsonanti [j] o [w] non si verifica l'assimilazione di sonorità, e viene realizzata [s]. Questo è dovuto al fatto che in italiano le semiconsonanti [j] e [w] si comportano come fossero vocali.

Storicamente nell'italiano [z] si è imposto con valore fonologico, ma le coppie minime in cui si oppongono [s] e [z] sono oggi molto poche e rispettate perlopiù solo nella pronuncia della Toscana. Nella stessa Toscana è in espansione la tendenza a realizzare la fricativa alveolare sempre sonora, in contesto intervocalico fuori dei casi di confine di morfema, come avviene nel nord. Ed anche nel sud Italia la pronuncia con [z] intervocalica è accettata, in alcuni casi anche preferita e sentita come più moderna, per imitazione del modello settentrionale.

Nonostante ciò [s] e [z] non possono essere considerati allofoni. Considerando le parole in cui compare la sorda intervocalica perché preceduta da un confine di morfema, risulta che nel contesto intervocalico entrambi i foni sono possibili. Se il numero esiguo di coppie minime rende quindi l'opposizione a basso rendimento funzionale, la loro distribuzione contrastiva fa assegnare tuttavia ad entrambi i foni lo status di fonemi.

In lingua francese tale fono è reso con la grafia s o z:

  • ciseaux "forbici" [siˈzo]
  • Toulouse "Tolosa" [tuˈluːz]
  • seize "sedici" [sɛːz]

In lingua inglese tale fono è reso con la grafia s o z:

  • because "perché" [bɪˈkʰɒz]
  • wisdom "saggezza" [ˈwɪzdəm]
  • zone "zona" [zəʊ̯n]
  • size "taglia" [saɪ̯z]

In lingua tedesca tale fono corrisponde alla s in posizione iniziale seguita da vocale oppure in posizione intervocalica:

  • Sommer "estate" [ˈzɔmɐ]
  • Seide "seta" [ˈzaɪ̯də]
  • Rose "rosa" [ˈʀoːzə]
  • Speise "pietanza, cibo, piatto" [ˈʃpaɪ̯zə]

In Latino questo fonema era reso con la lettera Z, anche se tramite il fenomeno del rotacismo, diventò [r]. Il fonema venne reintrodotto quando venne importata la pronuncia Greca [d͡z] della lettera Z a cui si alternava. Durante il periodo del Latino classico, la 's' intervocalica divenne pronunciata [z] alternandosi a [s].

Prima del completamento del rotacismo, le parole scritte con la 's' intervocalica vennero scritte con la lettera Z (es:flosis a flozis a floris)

  • Zĕphўros [zɛpʰʏros] o [d͡zɛɸʏros]
  • Mezentĭus [mezent'ɪʊs]
  • Rosă [roza]

In lingua ceca tale fono è reso con la grafia z:

  • zima "inverno" [ˈzɪma]

In lingua slovena tale fono è reso con la grafia z:

  • Zagreb [ˈzaɡreb]

In lingua polacca tale fono è reso con la grafia z:

  • Poznań [ˈpɔznaɲ]

In lingua slovacca tale fono è reso con la grafia z:

  • Plzeň [ˈpl̩zɛɲ]

In lingua croata tale fono è reso con la grafia z.

In lingua russa tale fono è reso con la grafia з nell'alfabeto cirillico:

  • заезжать [zɐjɪˈʑːætʲ]

In lingua bielorussa tale fono è reso con la grafia з nell'alfabeto cirillico.

In lingua ucraina tale fono è reso con la grafia з nell'alfabeto cirillico.

In lingua bulgara tale fono è reso con la grafia з nell'alfabeto cirillico.

In lingua serba tale fono è reso con la grafia з nell'alfabeto cirillico.

In lingua greca moderna tale fono è reso da ζ oppure da σ seguita da una consonante sonora:

  • ζέφυρος (traslitterato zéphyros) "vento di ponente, zefiro" [ˈzɛfiros]
  • βάζω (traslitterato zō) "mettere" [ˈvɐzo]
  • σεισμός (traslitterato seismós) "terremoto, sisma" [sizˈmɔs]
  • σβήνω (traslitterato svìno) "spegnere" [ˈzvino]

Nel greco antico si realizzava solo quando σ era seguita da una consonante sonora (ζ trascriveva ancora il nesso [d͡z]).

  • σεισμός (traslitterato seismós) "terremoto, sisma"
  • σβέννυμι (traslitterato sbènnȳmi) "spegnere"

In lingua giapponese:

  • 全部 (traslitterato zembu) "tutto" [zembɯ]

In arabo questo fono è reso dalla lettera .

  • Luciano Canepari, Avviamento alla fonetica italiana, Torino, Einaudi, 2006.
  • Luciano Canepari, DiPI Dizionario di pronuncia italiana (PDF), Bologna, Zanichelli, 2008. URL consultato il 18 aprile 2011 (archiviato dall'url originale il 15 maggio 2013).
  • Peter Ladefoged, Ian Maddieson, The Sounds of the World's Languages, Oxford, Blackwell, 1996, ISBN 0-631-19814-8.
  • Pietro Maturi, I suoni delle lingue, i suoni dell'italiano, Bologna, Il Mulino, 2006, ISBN 978-88-15-13305-2.
  • Alberto M. Mioni, Elementi di morfologia generale, Padova, Unipress, 1992, p. 31.
  • Alberto M. Mioni, Elementi di fonetica, Padova, Unipress, 2001, pp. 51-53,56-57,164-166.
  • Antonio Romano, Inventario fonetico e fonologico dell'italiano (PDF), in Inventarî sonori delle lingue: elementi descrittivi di sistemi e processi di variazione segmentali e sovrasegmentali, Alessandria, Dell'Orso, 2008, ISBN 978-88-6274-062-3. URL consultato il 18 aprile 2011.
  • Antonio Romano, Capitolo IV Fenomeni fonetici e processi evolutivi più comuni (PDF), in Inventarî sonori delle lingue: elementi descrittivi di sistemi e processi di variazione segmentali e sovrasegmentali, Alessandria, Dell'Orso, 2008, ISBN 978-88-6274-062-3. URL consultato il 18 aprile 2011.
  • Giampaolo Salvi, Laura Vanelli, Nuova grammatica dell'italiano, Bologna, Il Mulino, 2004, p. 331, ISBN 978-88-15-09960-0.

Text submitted to CC-BY-SA license. Source: Fricativa alveolare sonora by Wikipedia (Historical)