![Fricativa alveolare sonora Fricativa alveolare sonora](/modules/owlapps_apps/img/nopic.jpg)
La consonante fricativa alveolare sonora è un fono realizzato nel luogo di articolazione alveolare e con modo di articolazione fricativo. Fa inoltre parte del gruppo di foni chiamati sibilanti, così definiti per la particolare stridulità del loro suono. Ciò è dovuto all'articolazione con lingua solcata, cioè con un solco longitudinale sulla superficie della lingua.
Il simbolo usato dall'Associazione Fonetica Internazionale per rappresentare la fricativa alveolare è [z], e rispecchia il valore del grafema <z> in inglese e francese.
Molte lingue del mondo presentano questo suono nel loro inventario fonetico. Però solo in una parte di esse compare con statuto di fonema. Tra queste troviamo l'italiano standard, che nella pronuncia toscana oppone il fonema /z/ al suo equivalente sordo [s]. In altre lingue, come lo spagnolo, [z] e [s] sono allofoni complementari di un unico fonema /s/.
La realizzazione della consonante fricativa alveolare sonora presenta le seguenti caratteristiche:
Nell'ortografia italiana [z] è rappresentato con il grafema <s>, usato però per indicare anche il fono [s]. La differenza tra questi due foni non risulta quindi nella grafia, ma soltanto nella realizzazione orale.
Nella lingua italiana standard [z] ha valore distintivo, anche se in molte posizioni /z/ ha una distribuzione complementare con quella di /s/, portando così ad annullarsi l'opposizione fonologica.
Distribuzione dei foni fricativi alveolari nell'italiano standard, nella pronuncia tradizionale:
L'opposizione fonologica /s/ ~ /z/ dell'italiano standard è riconducibile storicamente al processo di sonorizzazione settentrionale, verificatosi nei dialetti dell'Italia settentrionale, per cui tutte le /s/ in posizione intervocalica si sono sonorizzate e sono passate ad una realizzazione come [z]. Nei dialetti settentrionali, quindi, ad ogni /s/ intervocalica del latino corrisponde [z]. Il toscano invece non è stato interessato direttamente da questo fenomeno, ma una realizzazione sonora si è diffusa per influenza della pronuncia settentrionale, interessando però soltanto una parte del lessico. Così ad esempio in toscano, e quindi in italiano standard, ha acquisito una realizzazione con sonora il sostantivo "chiese", pronunciato [ˈkjɛːze], ma non il sostantivo "fuso", pronunciato [ˈfuːso]. La coesistenza nel lessico toscano di forme che conservano la [s] originaria del latino con forme che presentano l'esito sonorizzato [z], sconosciuto al latino, ha portato ad una distribuzione contrastiva dei foni [s] e [z], che quindi assumono entrambi valore fonologico.
I dialetti romanzi dell'Italia settentrionale hanno subito il fenomeno della sonorizzazione settentrionale in modo sistematico, per cui ad /s/ intervocalica (scempia) latina fanno corrispondere sempre [z]. Viceversa, i dialetti romanzi dell'Italia meridionale non hanno conosciuto il fenomeno della sonorizzazione settentrionale, per cui conservano sempre la /s/ sorda del latino davanti a vocale. Queste caratteristiche si riversano nella pronuncia regionale dell'italiano: nel settentrione tra vocali viene realizzato [z] nella gran maggioranza dei vocaboli, mentre nel meridione tra vocali viene realizzato sempre [s].
Nelle parole complesse, formate con un lessema con <s> iniziale prevocalica, si conserva la pronuncia con [s] anche se tale fono viene a trovarsi in posizione intervocalica interna. La realizzazione con il fono sordo è propria anche dei parlanti settentrionali, se viene percepita la natura composita della parola.
Un comportamento particolare è mostrato da /s/ iniziale di parola (o di morfema) seguita da approssimante. Nel caso la consonante approssimante sia rappresentata da [r], [l] o [n] si verifica l'assimilazione di sonorità, per cui verrà realizzata [z]. Nel caso invece la consonante approssimante sia rappresentata dalle semiconsonanti [j] o [w] non si verifica l'assimilazione di sonorità, e viene realizzata [s]. Questo è dovuto al fatto che in italiano le semiconsonanti [j] e [w] si comportano come fossero vocali.
Storicamente nell'italiano [z] si è imposto con valore fonologico, ma le coppie minime in cui si oppongono [s] e [z] sono oggi molto poche e rispettate perlopiù solo nella pronuncia della Toscana. Nella stessa Toscana è in espansione la tendenza a realizzare la fricativa alveolare sempre sonora, in contesto intervocalico fuori dei casi di confine di morfema, come avviene nel nord. Ed anche nel sud Italia la pronuncia con [z] intervocalica è accettata, in alcuni casi anche preferita e sentita come più moderna, per imitazione del modello settentrionale.
Nonostante ciò [s] e [z] non possono essere considerati allofoni. Considerando le parole in cui compare la sorda intervocalica perché preceduta da un confine di morfema, risulta che nel contesto intervocalico entrambi i foni sono possibili. Se il numero esiguo di coppie minime rende quindi l'opposizione a basso rendimento funzionale, la loro distribuzione contrastiva fa assegnare tuttavia ad entrambi i foni lo status di fonemi.
In lingua francese tale fono è reso con la grafia ⟨s⟩ o ⟨z⟩:
In lingua inglese tale fono è reso con la grafia ⟨s⟩ o ⟨z⟩:
In lingua tedesca tale fono corrisponde alla ⟨s⟩ in posizione iniziale seguita da vocale oppure in posizione intervocalica:
In Latino questo fonema era reso con la lettera Z, anche se tramite il fenomeno del rotacismo, diventò [r]. Il fonema venne reintrodotto quando venne importata la pronuncia Greca [d͡z] della lettera Z a cui si alternava. Durante il periodo del Latino classico, la 's' intervocalica divenne pronunciata [z] alternandosi a [s].
Prima del completamento del rotacismo, le parole scritte con la 's' intervocalica vennero scritte con la lettera Z (es:flosis a flozis a floris)
In lingua ceca tale fono è reso con la grafia ⟨z⟩:
In lingua slovena tale fono è reso con la grafia ⟨z⟩:
In lingua polacca tale fono è reso con la grafia ⟨z⟩:
In lingua slovacca tale fono è reso con la grafia ⟨z⟩:
In lingua croata tale fono è reso con la grafia ⟨z⟩.
In lingua russa tale fono è reso con la grafia ⟨з⟩ nell'alfabeto cirillico:
In lingua bielorussa tale fono è reso con la grafia ⟨з⟩ nell'alfabeto cirillico.
In lingua ucraina tale fono è reso con la grafia ⟨з⟩ nell'alfabeto cirillico.
In lingua bulgara tale fono è reso con la grafia ⟨з⟩ nell'alfabeto cirillico.
In lingua serba tale fono è reso con la grafia ⟨з⟩ nell'alfabeto cirillico.
In lingua greca moderna tale fono è reso da ⟨ζ⟩ oppure da ⟨σ⟩ seguita da una consonante sonora:
Nel greco antico si realizzava solo quando ⟨σ⟩ era seguita da una consonante sonora (⟨ζ⟩ trascriveva ancora il nesso [d͡z]).
In lingua giapponese:
In arabo questo fono è reso dalla lettera ⟨ﺯ⟩.
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