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Lucantonio Giunti


Lucantonio Giunti


Lucantonio Giunti, o Giunta, noto anche come Lucantonio il Vecchio (Firenze, 1457 – Venezia, 3 aprile 1538), è stato un editore e tipografo italiano, pioniere ed esponente di rilievo dell'arte della stampa italiana del XVI secolo. È stato inoltre uno dei primi stampatori a praticare il commercio dei libri su scala internazionale, ottenendo considerevoli risultati.

Il padre di Lucantonio, Giunta Giunti, o Giunta di Biagio (1407 circa - 1471), era un tessitore di panni di lana, mestiere tramandato dai suoi antenati.

Secondo il catasto fiorentino del Quattrocento, la famiglia Giunti rientrava in una categoria economica modesta ma non povera. Documenti conservati presso l’Archivio di Stato di Firenze datati prima del 1450 attestano la vendita di un vigneto di proprietà della famiglia e il successivo acquisto di una casa dentro le mura della città nell'attuale quartiere di Ognissanti, vicino alla Chiesa di Santa Lucia sul Prato. Dai documenti risulta che nella casa abitassero i sette figli di Giunta, mentre il padre per svolgere l'attività di tessitore risiedeva in un'altra casa fuori delle mura, assieme al fratello, alle rispettive mogli e alle figlie. L’industria della lana aveva conosciuto a Firenze un progressivo declino nel corso del Quattrocento, evento che, assieme alla morte del padre, avvenuta nel 1471, portò Lucantonio a trasferirsi assieme al fratello Bernardo nel 1477 a Venezia.

Lucantonio arriva a Venezia appena ventenne nel 1477 con il fratello Bernardo. Apre una bottega nella quale vende fogli di carta in diversi formati (per lettera, da rilegare, per le cancellerie, ecc.). Solo tre anni dopo è già commerciante di libri, attività fiorente a Venezia più che in ogni altra città italiana. Nonostante il trasferimento a Venezia, Lucantonio mantiene saldi rapporti con la sua città natale, ricevendo nel 1514 l'attestazione di cittadinanza.

L'attività di editore incomincia nel 1489 con la pubblicazione di un'edizione dell'Imitazione di Cristo attribuita a Giovanni Gerson, nella versione volgarizzata circolante nell'Italia settentrionale, differente da quella fiorentina preesistente. La sua seconda pubblicazione furono le opere di Ovidio. Per entrambe le edizioni si servì del tipografo parmense Matteo Capcasa, firmandosi come Luca Antonio fiorentino. Seguì una Vita di S. Girolamo, in lingua volgare, traduzione di anonimo della Vita Hieronymi dello Pseudo Eusebio.

Nel 1490 Lucantonio, ispirato dalla Bibbia di Colonia di Heinrich Quentell, realizzò la sua prima Bibbia istoriata, arricchendo la traduzione italiana realizzata da Nicolò Malermi, biblista e abate camaldolese di origine veneziana, con numerose xilografie. Si trattò della prima edizione della Bibbia del Malermi dotata di un frontespizio. Fu anche la prima illustrata, con 208 xilografie nel primo volume e 176 nel secondo. Le immagini formano un corpus iconografico che, sebbene realizzato da diverse botteghe e incisori al servizio di Lucantonio Giunta, possiede una propria uniformità espressiva, nel comune registro stilistico di tono popolare, e contribuì in modo sostanziale a rendere l'opera uno dei capolavori editoriali del Quattrocento. Gli incisori chiamati a realizzare la Bibbia giuntina si servirono di diversi modelli, tra cui la Vulgata con le Postillae di Niccolò di Lira (1270 – 1340), edita da Ottaviano Scoto nel 1489, e le diverse Bibbie stampate da Quentell a Colonia.

Dal 1491 in poi l'attività andò crescendo senza sosta fino alla morte di Lucantonio, raggiungendo, secondo gli Annali del Camerini, 410 titoli. Nel 1491 Lucantonio sposò Francesca di Soldano di ser Francesco di Cepparello, di illustre famiglia fiorentina, dalla quale ebbe quattro figli, di cui due maschi (Tommaso e Giovanni Maria) e due femmine.

Assieme al fratello Filippo, il 22 agosto 1491 Lucantonio costituì una società a fini editoriali. Anche il fratello Filippo era già avviato nel settore librario a Firenze: infatti, dopo aver lavorato come apprendista nella bottega del famoso orefice Antonio Pollaiuolo, da qualche anno esercitava la professione di cartolaio, esercitando la vendita delle edizioni del fratello Lucantonio. Filippo nel 1489 aveva stipulato un contratto d'affitto con la badia fiorentina, cioè il convento benedettino di S. Maria, nella zona dove erano ubicati la maggior parte di coloro che esercitavano mestieri relativi alla carta o ai libri, per una bottega "a uso di chartoleria", all'angolo tra Via del Proconsolo e via dei Pandolfini, di fronte alle Scalee di Badia. Con la costituzione della nuova società Lucantonio riuscì ad assicurarsi nuove possibilità di smercio e una sicura produzione libraria sul mercato di Firenze. Inoltre, consapevole delle motivazioni del successo editoriale di Aldo Manuzio, dovuto alla stampa di testi di autori greci e latini, studiò un modo per eludere le severe leggi veneziane.

Il governo veneziano proteggeva i propri editori dalla pirateria libraria, promulgando precise leggi, le quali però non avevano efficacia a Firenze. Intuita la falla nella legislazione veneziana, a Lucantonio bastava far copiare al fratello Filippo le edizioni di Manuzio, senza correre alcun rischio, avvalendosi anche dell’assistenza di umanisti correttori. Così facendo Lucantonio riuscì a trarre profitti sia dalla vendita dei suoi libri pubblicati a Venezia, sia sulla vendita di quelli pubblicati da suo fratello a Firenze. Più volte Aldo Manuzio si lamentò del comportamento di Lucantonio, segnalando prima ai lettori le contraffazioni giuntine, arrivando a criticare il cattivo odore della carta che usava, definendo la sua fine, bianca, solida, collata tanto che vi si può scrivere sui margini. Il libro mastro della badia, nel giugno 1490, registra la fornitura di miniature e legature da parte del Giunti con un capitale di 4500 fiorini, al quale ciascuno dei due fratelli contribuì in uguale parte. Ciò nonostante, al termine di cinque anni, tre quarti del ricavato andarono a Lucantonio, il quale aveva un'attività più avviata e quindi maggiori possibilità di moltiplicare il capitale iniziale.

Nel 1497, in occasione della stampa delle Metamorfosi di Ovidio, Lucantonio dimostrò grande capacità di adattamento agli imprevisti. Mentre lavorava alla correzione delle bozze si accorse della presenza di alcune immagini di nudo femminile: le espunse prontamente dal testo finale, evitando così la scomunica da parte del patriarca di Venezia.

Lucantonio seguì tre linee guida, che si sarebbero rivelate le giuste scelte per una forte crescita editoriale:

  1. Si specializzò in un settore. Scelse quello liturgico, prediligendo Bibbie, breviari, salteri, messali, graduali, antifonari e altri, facendo crescere in breve tempo le edizioni pubblicate, scelta mirata ad una fetta di mercato molto ampia, facendo aumentare le tirature, assicurando un rientro di capitale immediato, perché i chierici non impiegavano molto tempo nel saldo degli acquisti;
  2. Si dedicò alla stampa di libri accademici in grande quantità, mirata principalmente a giuristi e medici ed alla stampa di testi di natura umanistica, prevalentemente in lingua latina;
  3. Rivelò il suo spirito imprenditoriale diversificando i fornitori. Invece di legarsi a un solo tipografo, si rivolse a tipografi diversi per le diverse commissioni. Così poté spuntare di volta in volta prezzi più bassi;

Nel 1499 Lucantonio acquistò una propria tipografia. La rapida crescita dell’impresa editoriale lo indusse a chiedere aiuto al figlio del fratello Biagio, il nipote Giuntino. Egli si trasferì a Firenze per svolgere funzioni di assistenza a Lucantonio, in contabilità, nelle cause legali e nelle liti familiari. Dopo dieci anni di ottimi affari, il 1º marzo 1510 la società si sciolse, con i conseguenti problemi legati alla liquidazione e l'insorgere di forti contrasti sulla divisione degli introiti tra i due soci. I contrasti si trascinarono fino al 1517, quando fu deciso un arbitrato da parte di un nipote dei due contendenti, Giuntino Giunti. Lucantonio e Filippo ottennero l'equa spartizione dei realizzi pari a 19 909 fiorini relativi agli ultimi nove anni di attività.

Una volta liquidato Filippo, Lucantonio formò subito una nuova società con lo stesso Giuntino, che ebbe inizio il 1º marzo 1517. Giuntino era già stato presente sul mercato come libraio e, come editore in proprio, era stato attivo nel triennio 1508-1511. Nei primi quattro anni di attività (1517-1521) la società riscosse un notevole successo.

Giuntino utilizzava la stessa marca tipografica di Andrea Torresano, aggiungendo le sue iniziali ("Z. F.", per Zontino Fiorentino, e "Z. Z.", per Zontino Zonta). Esercitò in numerose e importanti occasioni la funzione di rappresentante e fiduciario per conto della famiglia, apparendo spesso come negoziatore di partite di libri, anche a Firenze.

La società con Lucantonio continuò fino alla morte di Giuntino, avvenuta nel 1521. Anche in questo caso vi furono notevoli problemi di divisione dei capitali tra Lucantonio e gli eredi del defunto.

Nel secondo decennio del XVI secolo, il commercio librario dei Giunti vide una grande espansione. Nel 1513 il nipote di Lucantonio, Giovanni Giunti, secondo figlio di Filippo, si recò in Spagna come agente dello zio, stabilendosi prima a Siviglia, poi a Salamanca e quindi a Burgos.

Qualche anno più tardi, nel 1519, Lucantonio mandò a Lione, con 2.000 fiorini in accomandita, Jacobo (1486-1546), figlio di un altro fratello, con lo scopo di entrare nel commercio librario lionese “et in ogni altra mercatantia come parrà a detto Jacobo”. Era previsto che il contratto avesse una durata minima di cinque anni, ma una clausola ne permetteva l'automatico rinnovo in mancanza di un'esplicita disdetta, da presentarsi anticipatamente nel quinto anno dalla stipula o dall'ultimo rinnovo.

Nello stesso periodo un Iacopo, fratello di Giuntino, si recò a Roma dove aprì una libreria nel quartiere Parione, vicino a Campo de' Fiori e, seguendo probabilmente le direttive di Lucantonio, si impegnò prima nella vendita di libri e in seguito anche nella loro stampa e pubblicazione.

Lucantonio Giunti morì a Venezia il 3 aprile 1538.

Tra i successori di Lucantonio sono da ricordare innanzitutto i due figli, Tommaso e Giovanni Maria, poi il nipote Lucantonio il Giovane (figlio di Giovanni Maria), che diresse la ditta di famiglia dal 1566 al 1600. I volumi di produzione della stamperia Giunti di Venezia rimasero enormi fino alla metà del XVI secolo; successivamente si ridussero, anche a seguito di un fallimento e di un incendio.

Dopo la morte di Tommaso, figlio di Lucantonio il Giovane rimasto senza eredi maschi, la stamperia veneziana passò a Modesto, figlio di Filippo il Giovane, venendo così rilevata dal ramo fiorentino della famiglia. Tale attività scomparve a sua volta verso il 1670.
La stamperia spagnola fu attiva fino al 1628. Alla fine del XVI secolo era stato chiuso anche lo stabilimento lionese.

Lucantonio non ebbe officina tipografica fino al 1499/1500. Fino ad allora svolse un'intensa attività commerciale, servendosi dei seguenti tipografi, ai quali ricorse occasionalmente anche in seguito:

  • Matteo Capcasa (sei volte, una come coeditore);
  • Giovanni Ragazzo (tre volte);
  • Giovanni Rosso di Vercelli (cinque volte);
  • Johann Emerich da Spira (trentuno volte; nel 1506 con alcuni soci);
  • Giovanni Capcasa (una volta);
  • Filippo Pincio da Mantova (due volte);
  • Pietro Quarengi (due volte);
  • Cristoforo de Pensis da Mandela (tre volte);
  • Giacomo Pencio di Lecco (cinque volte);
  • Bartolomeo Zanni (tre volte);
  • Agostino Zanni (due volte);
  • Bernardino Benagli (una volta);
  • Gregorio de' Gregori (tre volte);
  • Giorgio Rusconi (una volta);
  • Guglielmo da Fontaneto in Monferrato (due volte);
  • Cesare Arrivabene (una volta);
  • Iacopo da Borgofranco nel Pavese (una volta);
  • Aurelio Pincio (cinque volte);
  • Giovanni da Padova (una volta);
  • Venturino Ruffinelli (una volta).

Nel corso della sua carriera editoriale, Lucantonio ha edito 410 volumi, a lui sono legate le seguenti firme:

Nel corso della sua carriera di editore e stampatore Lucantonio ha utilizzato 23 marche tipografiche, cambiando spesso piccoli particolari.

  • Alessandro Barbero, Inventare i libri. L'avventura di Filippo e Lucantonio Giunti, pionieri dell'editoria moderna, Firenze, Giunti editore, 2022, ISBN 978-88-09-86191-6.
  • Paolo Camerini, Annali dei Giunti, 2 voll., Firenze, Sansoni Antiquariato, 1962-63 («Biblioteca Bibliografica Italica», 26, 28).
  • Massimo Ceresa, Lucantonio Giunti il Vecchio, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 57, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2001.
  • Andrea Ottone, L'attività editoriale dei Giunti nella Venezia del Cinquecento, in Dimensioni e problemi della ricerca storica, vol. 2, 2003, pp. 43-80, ISSN 1125-517X.
  • (FR) Antoine-Augustin Renouard, Notice sur la famille des Junte et liste sommaire de leurs éditions jusq'en 1550, in Annales de l'imprimerie des Alde, ou Histoire des trois Manuce et de leurs éditions, 3ª ed., A Paris, chez Jules Renouard, 1834, pp. I-LXXII in fine.
  • Giunti (stampatori)
  • Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Lucantonio Giunti
  • I Giunti di Firenze: editori del Cinquecento in Italia, Francia e Spagna
  • Mostra de Giunti a Viterbo
  • (EN) Centre for Reformation and Renaissance StudiesVictoria University in the University of TorontoInvia

Text submitted to CC-BY-SA license. Source: Lucantonio Giunti by Wikipedia (Historical)