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Film sull'Olocausto


Film sull'Olocausto


I film sull’Olocausto hanno contribuito in modo fondamentale a disseminare la conoscenza del fenomeno. Sono al tempo stesso un'importante testimonianza di come tale conoscenza sia cambiata nel corso dei decenni nella cultura popolare.

Durante i primi anni delle persecuzioni razziali naziste, il soggetto trova scarsa eco nel cinema. Il timore di creare incidenti diplomatici con la Germania, che potessero tradursi in un boicottaggio generalizzato dei prodotti cinematografici americani, francesi o inglesi, tiene a freno le grandi case di produzione. Solo dopo la scoppio della guerra in Europa si comincia nei film inglesi e (con maggior cautela) americani a fare riferimento alle atrocità del regime nazista e alla repressione di ogni voce di dissenso. Night Train to Munich di Carol Reed (1940) è il primo film a mostrare i campi di concentramento per i dissidenti, ma alla persecuzione di ebrei si fa riferimento solo in Bufera mortale di Frank Borzage (in modo ancora implicito), in The Man I Married di Irving Pichel (in modo finalmente esplicito) e quindi in Il grande dittatore di Charlie Chaplin (come tema centrale). Anche dopo l'entrata degli Stati Uniti nel conflitto, la condanna totale della dittatura nazista entra raramente nello specifico delle sue politiche razziali, se non in casi eccezionali (Nessuno sfuggirà di André De Toth). Sentimenti antisemiti e pregiudizi razziali sono diffusi anche tra le opinioni pubbliche dei paesi che combattono il nazismo.

Solo nel dopoguerra, con la scoperta dei campi di sterminio e delle enormità dei crimini nazisti, il riferimento alle persecuzioni razziali si fa esplicito, dapprima in Polonia o in documentari e film che le forze di occupazione alleate producono in Germania come prove documentarie negli imminenti processi e allo scopo di mostrare al popolo tedesco in tutta la sua crudezza il vero volto della dittatura. Restano famosi per l'orrore e la crudezza delle riprese i filmati girati dalle truppe alleate alla liberazione dei campi di concentramento di Majdanek, Auschwitz, Buchenwald, Dachau, ecc.

Nei film destinati ad un pubblico internazionale il tema dell'Olocausto è presentato in maniera più allusiva e indiretta (anche se con alti risultati artistici nei film Lo straniero di Orson Welles e Odissea tragica di Fred Zinnemann), dove le atrocità naziste non costituiscono il centro ma piuttosto la premessa della vicenda narrata. La descrizione della realtà dei campi resta affidata al documentario, a quel Notte e nebbia (1955) del regista francese Alain Resnais che rappresenta il primo classico della cinematografia internazionale sullo sterminio degli ebrei.

L'approccio indiretto all'Olocausto continua ad essere prevalente, anzi si rafforza, negli anni cinquanta, sessanta e settanta, dove i film più famosi sono Il diario di Anna Frank (1959), Vincitori e vinti (1961), Il negozio al corso (1965) o Il giardino dei Finzi Contini, film le cui vicende si collocano a cornice, come prologo ed epilogo degli eventi centrali dell'Olocausto. L'accento si sposta altrimenti sulle memorie e sui traumi dei sopravvissuti, in film come L'uomo del banco dei pegni (1964) o La vita davanti a sé (1977).

Il soggetto dell'Olocausto in particolare è ritenuto troppo scioccante per essere proposto in maniera diretta al pubblico televisivo. Nel 1953 fa notizia la prima intervista ad una superstite dell'Olocausto in un popolare programma di intrattenimento statunitense, ma nessun riferimento esplicito è fatto all'esperienza vissuta. Il Diario di Anna Frank e il Processo di Norimberga sono gli unici soggetti di cui si parli con una certa frequenza e ci vuole il coraggio e il genio di Rod Serling perché la cruda realtà dei campi di concentramento sia presentata nel 1961 in un celebre episodio di una serie televisiva (Ai confini della realtà) ufficialmente dedicata alla fantascienza. Occorre attendere il 1978 con la serie televisiva Olocausto, perché nell'opinione pubblica si accenda l'interesse a conoscere la storia vera e propria dell'Olocausto. Nel 1985 il monumentale documentario Shoah offre la più dettagliata e minuziosa ricostruzione dello sterminio.

La filmografia dell'Olocausto si espande progressivamente, con pellicole di alta qualità come Arrivederci ragazzi (1987) di Louis Malle o Europa Europa (1990) di Agnieszka Holland, per culminare negli anni novanta con lo straordinario successo internazionale di critica e di pubblico di pellicole come Schindler's List - La lista di Schindler di Steven Spielberg (1993) e La vita è bella (1997) di Roberto Benigni. Da allora, con la corsa contro il tempo a raccogliere le testimonianze degli ultimi sopravvissuti ancora viventi è un crescendo di film e documentari che coprono ogni aspetto delle persecuzioni razziali naziste. Tra i prodotti migliori della più recente ondata di film sull'Olocausto si segnalano Il pianista (2002) di Roman Polański, In Darkness (2011) di Agnieszka Holland, Storia di una ladra di libri (2013) di Brian Percival. e Saul fia / Il figlio di Saul (2015) di László Nemes

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  • Olocausto
  • Arte dell'Olocausto
  • Musica dell'Olocausto
  • Bibliografia sull'Olocausto
  • Diari dell'Olocausto
  • Libri di memorie sull'Olocausto
  • Bambini dell'Olocausto
  • Wikibooks contiene testi o manuali su Film, teatro, documentazione dell'Olocausto
  • (EN) Film sull'Olocausto, su imdb.com.

Text submitted to CC-BY-SA license. Source: Film sull'Olocausto by Wikipedia (Historical)



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