![Officina ceroplastica fiorentina Officina ceroplastica fiorentina](/modules/owlapps_apps/img/nopic.jpg)
L'Officina ceroplastica fiorentina è stato un laboratorio dedicato alla riproduzione in cera di modelli anatomici umani, animali e botanici. Venne allestita a Firenze nel 1771 nei locali a pianterreno del Palazzo Torrigiani in via Romana. Rimase attiva fino alla seconda metà del XIX secolo.
L'arte ceroplastica, cioè l'arte di modellare sculture in cera, a Firenze vantava una lunga tradizione risalente al XIV secolo, ma la sua applicazione si limitava all'ambito devozionale e ritrattistico. Ludovico Cardi, pittore e architetto detto Cigoli, fu il primo artista che si cimentò nell'arte della ceroplastica anatomica. Una delle sue creazioni, lo Scorticato, opera a cavallo tra arte e scienza, è conservato al Museo del Bargello.
Sull'esempio di una scuola anatomica bolognese, che fin dal XVII secolo realizzava riproduzioni in cera a scopo scientifico, anche a Firenze, su iniziativa del medico Giuseppe Galletti, venne avviata la creazione di modelli per l'istruzione pratica di chirurghi e ostetriche, in collaborazione con il modellatore livornese Giuseppe Ferrini. Al fine di garantire materiale didattico di elevata verosimiglianza, gli elementi da copiare venivano ottenuti dalla dissezione di cadaveri prelevati dall'Ospedale di Santa Maria Nuova.
Nel 1771 per volere del Granduca Leopoldo II d'Asburgo-Lorena e sotto la direzione di Felice Fontana, venne fondata un'officina per la realizzazione di fedeli copie di anatomia umana, per fini didattici e divulgativi.
Nel febbraio 1775, al momento dell'inaugurazione del Imperiale e Regio Museo di Fisica e Storia Naturale, anch'esso fortemente voluto dal Granduca, l'officina aveva già prodotto una gran quantità di esemplari, compresi modelli di anatomia patologica e di anatomia comparata, realizzati sotto la guida del modellatore Giuseppe Ferrini e di valenti anatomici come Paolo Mascagni e lo stesso Fontana.
Molti esemplari furono commissionati da varie istituzioni italiane: a Bologna, Cagliari, Modena, Pavia, Pisa; e da istituzioni estere: Budapest, Leida, Montpellier. Un'altra cospicua collezione di 1192 pezzi venne inviata al fratello di Leopoldo II, l'Imperatore d'Austria Giuseppe II, per la nascente Accademia di Medicina e Chirurgia di Vienna fondata nel 1785, finalizzata alla formazione di ostetriche e medici in ambito civile e militare. Venne poi raccolta al Museo Josephinum, noto anche come Museo di Storia Medica, dove ancora oggi occupa sei sale espositive.
Tra il '700 e l'800 la collezione fiorentina raggiunse il numero di circa 1400 pezzi. La qualità dei manufatti e la loro copiosa produzione, furono garantite da ceroplasti, un po' artigiani, un po' artisti, che lavoravano in stretta collaborazione con esperti anatomisti, fisiologi e microscopisti, questi ultimi fondamentali per la realizzazione di modelli invisibili a occhio nudo.
La produzione ceroplastica dell'Officina si concluse sotto la direzione del Tortori, considerato l'ultimo ceraiolo. Le antiche modalità didattiche vennero abbandonate a favore delle nuove opportunità offerte da sistemi illustrativi più moderni, come la fotografia. L'interesse per le collezioni botaniche diminuì notevolmente, rimasero a lungo inutilizzate e trascurate.
Lo sviluppo della botanica fiorentina, dopo il 1842, oltre alla ceroplastica si avvalse anche di un'altra valida modalità didattica suggerita da un importante botanico siciliano Filippo Parlatore che propose al Granduca la realizzazione di una collezione di exsiccata. In breve tempo Parlatore pose le basi per la fondazione a Firenze del più importante erbario d'Italia, l’Erbario Centrale Italiano.
Di ogni elemento che si intendeva riprodurre, veniva fatto un calco in gesso, talvolta preceduto da un altro calco in argilla in cui veniva colata cera d'api mescolata ad altre sostanze, oli vegetali, trementina, resine e coloranti. Successivamente il calco era rifinito da esperti scultori/modellatori come Susini, Calenzuoli, Calamai, Tortori. Ogni artista operava sempre sotto la supervisione di un esperto di anatomia (oltre al Fontana e al Mascagni si ricordano anche Filippo Uccelli e Tommaso Bonicoli). L'attrezzatura comprendeva recipienti in rame, lastre di marmo, attrezzi per modellare, bilance, fornelli, crogioli, treppiedi, ecc., e soprattutto grandi ceste per il trasporto dei cadaveri.
Ancora oggi gli elementi anatomici in ceroplastica rappresentano un vero e proprio trattato anatomico tridimensionale "consultabile" all'interno del Museo La Specola. Suddivisi in Collezione zoologica e Collezione di cere anatomiche, si possono osservare circa 1400 elementi distribuiti in 10 sale. Questa collezione ogni anno attrae migliaia di visitatori provenienti da ogni angolo della terra; la sua importanza fa sì che spesso siano richieste in tutto il mondo conferenze e relazioni sul suo valore scientifico e didattico per eventi congressuali, in ambito medico ed artistico.
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