![Campo di Fossoli Campo di Fossoli](https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/d/d7/Pianta_del_Campo_di_Fossoli.jpg/400px-Pianta_del_Campo_di_Fossoli.jpg)
Il campo di Fossoli nacque nel 1942 come campo di prigionia a Fossoli, frazione di Carpi in provincia di Modena. Dopo che il 14 novembre 1943 la Repubblica Sociale Italiana approvò il Manifesto di Verona in cui il settimo dei 18 punti programmatici classificava «[...] gli appartenenti alla razza ebraica in generale come stranieri e, durante la guerra, nemici» dal 5 dicembre 1943 il campo, conosciuto da allora anche come Fossoli di Carpi, fu utilizzato prima dalla RSI e alcuni mesi dopo direttamente dalle SS come principale campo di concentramento e transito (in lingua tedesca: Polizei- und Durchgangslager) per la deportazione in Germania di ebrei e oppositori politici, principalmente verso Auschwitz. Dopo la guerra, il campo fu utilizzato per internare prigionieri del regime fascista.
A circa 5 km da Carpi, in località Fossoli, rimangono ancora visibili le tracce di quello che, dal 1942 al 1947, fu un grande campo di concentramento (ma anche di transito).
Le attuali condizioni del sito sono il risultato di una serie di stratificazioni d'uso succedutesi dal 1942 al 1970.
Maggio 1942 - 8 settembre 1943: Istituito dal Regio esercito italiano per i militari britannici, sudafricani, neozelandesi catturati nelle operazioni di guerra in Africa settentrionale.
5 dicembre 1943 - 15 febbraio 1944: La Repubblica Sociale Italiana apre a Fossoli, in ottemperanza ai dettami della Carta di Verona e dell'Ordine di Polizia n. 5, il campo di raccolta speciale per gli ebrei provenienti dai campi provinciali del territorio della RSI. Nella prima fase dopo l'istituzione del campo, l'organizzazione interna era affidata agli stessi prigionieri, tra i quali erano scelti il "capo campo" e i vari "capo baracca", che erano responsabili del vitto e delle attività culturali. I maltrattamenti da parte di carabinieri, Milizia e degli uomini della PS, il cui comandante era il vice commissario Domenico Avitabile, erano assenti. A parlare di condizioni di vita sopportabili, almeno fino al trasferimento di Avitabile, e "nonostante la fame, la promiscuità, i parassiti e l'incertezza della sorte futura", sono, per esempio, Nedo Fiano ("Non voglio esaltare il campo di Fossoli… [ma rispetto alle] Murate di Firenze ebbe un vissuto estremamente favorevole", e il medico Luciana Nissim Momigliano ("Non ricordo particolari malinconie o preoccupazioni…non c'erano sacrifici particolari… non era un lavoro coatto"). Dal gennaio del 1944, oltre agli ebrei, cominciano ad essere internati nel campo anche gli oppositori politici. Dal 15 febbraio il campo passa sotto il diretto controllo delle SS e in questo periodo partono anche i primi due treni di deportazione degli ebrei verso lo sterminio, il 19 e il 22 febbraio 1944. Sui primi due piccoli convogli vennero fatti salire degli ebrei anglo-libici, con destinazione il campo di Bergen-Belsen. Il 22, sul successivo convoglio, diretto verso Auschwitz-Birkenau, con altri 650 deportati, c'era anche Primo Levi, che rievocò la sua breve esperienza a Fossoli nelle prime pagine del famoso libro Se questo è un uomo e nella poesia Tramonto a Fossoli.
15 febbraio - primi di agosto 1944: Nel corso del 1944, il campo di Fossoli diviene il Campo di polizia e transito ("Polizei- und Durchgangslager"), utilizzato dalle SS e inserito di fatto nel sistema concentrazionario nazista, quale principale campo deputato alla deportazione dall'Italia verso i Lager e i campi di sterminio del Reich. Nei paesi occupati dell'Europa occidentale (Francia, Belgio, Olanda, e quindi dopo l'8 settembre 1943 anche l'Italia) la decisione delle autorità naziste fu di non creare ghetti o campi di sterminio e di evitare il più possibile atti aperti di violenza antiebraica. L'antisemitismo era minore, e si aveva timore di esacerbare un'opinione pubblica già in larga parte ostile. Si istituirono così appositi campi di internamento o di transito lontani dai centri abitati dove la popolazione ebraica potesse essere raccolta prima di essere trasferita nei campi di concentramento o sterminio della Polonia. Al campo di Fossoli in Italia viene così assegnata la stessa funzione svolta in Francia dal campo di internamento di Drancy, in Belgio dal campo di transito di Malines e nei Paesi Bassi dal campo di concentramento di Westerbork. I circa 5000 deportati politici e razziali internati a Fossoli ebbero come tragiche destinazioni i campi di Auschwitz-Birkenau, Buchenwald, Bergen-Belsen, Mauthausen, Ravensbruck. Ad oggi è noto che tra il gennaio e l'agosto 1944 siano stati organizzati per gli internati di Fossoli almeno 8 convogli ferroviari, cinque dei quali destinati ad Auschwitz.
La Questura di Modena (Rsi) resta a dirigere il Campo Vecchio (l'area a nord che si affaccia su via Grilli) e vi fonda il campo per internati civili (attivo fino all'inverno del 1944). Già presenti da inizio febbraio 1944, le SS nello stesso mese assumono ufficialmente la direzione del campo di Polizia e Transito nel Campo Nuovo (l'area a sud-est che si affaccia su via Remesina): prigionieri politici e razziali vengono qui trasferiti dai campi e dalle carceri del nord Italia per essere deportati nei Lager europei.
A causa dell'avvicinarsi del fronte e dell'intensificarsi delle pressioni partigiane nella zona, la gestione e il controllo del campo diventano difficili: il 2 agosto il comando tedesco decide la chiusura del lager e il suo trasferimento più a nord, a Bolzano-Gries. Si stima che siano passati da Fossoli circa 5000 deportati, di cui la metà ebrei: un terzo dei deportati ebrei dell'Italia transita per il campo di Fossoli.
Agosto 1944 - novembre 1944: Il Campo Nuovo passa alle dipendenze della Direzione generale per l'ingaggio della manodopera per la Germania (Gba): il campo raccoglie cittadini rastrellati, oppositori politici, uomini e donne da inviare al lavoro coatto nei territori del Terzo Reich. In seguito ai bombardamenti il campo viene trasferito a Gonzaga nel mantovano.
Seppur nato dalle vicende belliche, nel dopoguerra l'utilizzo del campo non si arresta e viene riadattato anche per scopi abitativi. Le trasformazioni fatte piegano le preesistenti strutture di prigionia alle nuove esigenze di vita quotidiana di una comunità civile, nascondendo in parte i segni più evidenti del Dulag (Durchgangslager). Si ritiene che siano originali la muratura delle baracche e la posizione delle strutture superstiti.
Dopo la fine della guerra il Campo Nuovo viene utilizzato come campo di concentramento per prigionieri: militari che avevano combattuto al servizio dei nazifascisti e civili collaborazionisti. In questa fase, come nelle fasi precedenti, Francesco Venturelli, parroco di Fossoli, svolse opera di assistenza ai prigionieri. Nel clima di forte contrapposizione di quei mesi il Venturelli fu ucciso il 15 gennaio 1946.
Agosto 1945 - maggio 1947: Dopo la fine della guerra il Campo Nuovo viene utilizzato dalla Questura di Modena come centro di raccolta per profughi ed anche ebrei reduci dai lager in attesa del rimpatrio.
Al 1946 il Campo Vecchio risulta già demolito e l'area destinata ad uso agricolo.
Il 19 maggio del 1947 il sito è occupato da don Zeno Saltini che vi insedia l'Opera Piccoli Apostoli. Con un colpo di mano i ragazzi orfani abbattono i reticolati e si insediano nel campo facendo nascere la comunità di Nomadelfia per bambini abbandonati e orfani di guerra. Nel momento di massima espansione si raggiunge la cifra di 700 bambini e, compresi gli adulti, si arriva alle 1.000 persone.
Nel 1952 il governo (particolarmente il ministro degli interni Mario Scelba) pone fine all'esperimento in cui il cristianesimo si univa ad un forte impegno sociale detto comunismo evangelico e don Zeno, anche per la pesante situazione debitoria, è costretto a lasciare Fossoli. La comunità si trasferisce a Grosseto in una tenuta donata dalla contessa Pirelli.
1954 - 1970: L'Opera assistenziale profughi giuliano-dalmati ottiene l'ex campo Fossoli per i propri assistiti: cominciano ad arrivare le prime famiglie di profughi italiani provenienti dai territori dell'Istria e della Venezia Giulia passati sotto il controllo della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia. Con il trasferimento nel 1970 dell'ultima famiglia nel tessuto urbano di Carpi, termina l'esperienza del Villaggio San Marco.
Del campo originale sono rimasti solo i muri delle baracche e la posizione delle strutture superstiti.
Nel 1984 grazie ad una legge speciale, l'area dell'ex campo di Fossoli venne concessa a titolo gratuito al Comune di Carpi che, dopo l'apertura nel 1973 del Museo - monumento al deportato, ne aveva fatto richiesta all'Intendenza di finanza.
Fino al gennaio 2001 la gestione del Museo e dell'ex campo fu a cura del Comune di Carpi, che da quella data in poi l'affidò alla Fondazione Fossoli.
I terremoti dell'Emilia del 20 e del 29 maggio 2012 hanno arrecato danni rilevanti alle baracche causando l'inagibilità del campo e la sua chiusura ai visitatori che vi varcano l'entrata in circa 30.000 all'anno. Il 9 novembre 2012 il museo riapre normalmente al pubblico e anche il campo torna ad essere visitabile.
Il 25 aprile 2017, in occasione della Festa della Liberazione, il campo e le baracche sono state visitate dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che ha tenuto un discorso davanti alla popolazione convenuta.
Passarono per il campo di Fossoli 2844 ebrei, di questi 2802 furono deportati .
Del cadavere di Giulia Consolo si occupò Don Venturelli. Voleva seppellire il suo corpo nel cimitero ebraico carpigiano, ma seppe che doveva avere l'autorizzazione della Comunità Ebraica di Modena, ma nessun membro era reperibile. Fu sepolta nei pressi della camera per le autopsie del cimitero cattolico di Carpi. Alla fine della guerra, rientrò a Carpi Manlio Campagno, che era fuggito in Svizzera, di cui don Tirelli fa menzione nella Cronaca Carpigiana. Seppe dei morti e delle sepolture dei nove Ebrei (ne mancava uno alla sua lista) morti a Fossoli. Furono rintracciati parenti per i 2/3 delle vittime. Quattro salme vennero portate in altre città. Arturo Morello e Giulio Ravenna furono esumati e messi in tombini del cimitero cattolico. Giulia Consolo, Carolina Iesi e Rosa Doczi, sino al 1957, restarono al luogo di originale sepoltura, ma il cimitero doveva essere ampliato, e i corpi spostati, e Campagno li fece seppellire nel cimitero ebraico, in presenza di varie autorità e di un rabbino. Furono avvisate le comunità di provenienza e fu rintracciato Fernando Terracina, figlio della Consolo, che fece portare a Roma i resti di Giulia. Invece, i corpi di Carolina Iesi e di Rosa Doczi sono tuttora nel cimitero ebraico, dove erano stati sepolti i morti della comunità ebraica carpigiana, che esistette dal 1825 al 1922, con la morte di Augusto Rimini. È tuttora sconosciuta la sepoltura di Giovanni Schembri e i tombini di Morello e di Ravenna.
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