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Radicali dello Shuowen Jiezi


Radicali dello Shuowen Jiezi


I radicali dello Shuowen Jiezi (说文解字部首) sono il primo sistema di classificazione dei sinogrammi/hanzi/caratteri cinesi basato sull'individuazione dei radicali e della chiave di lettura (tipicamente, "componente a sinistra e a destra, in alto e in basso, esterno e interno"). In totale, è formato da 540 radicali (部 bù) ed è alla base della classificazione di oltre 9000 caratteri nello Shuowen Jiezi, un celebre dizionario scritto da Xu Shen (许慎) e completato intorno al 100 d.C., in epoca Han (汉朝). I radicali Shuowen (说文部首, un nome abbreviato come parallelismo con "radicali Kangxi" 康熙部首) si possono considerare gli antenati dei 214 radicali Kangxi contenuti nel Dizionario Kangxi (康熙字典).

I radicali Shuowen sono presenti nello Shuowen Jiezi e sono scritti nella grafia del periodo Han, cioè quella del Piccolo Sigillo (小篆 Xiǎozhuàn). Lo Shuowen Jiezi tuttora viene ristampato con questa grafia. Solo in dei casi Xu Shen cita degli arcaismi gǔwén 古文 presi da alcuni testi pre-Qin nascosti nei muri delle case per farli sfuggire ai roghi di Qin Shi Huangdi e cita dei caratteri in uno stile calligrafico più antico, lo stile Zhòuwén 籀文 (Grande Sigillo). Xu Shen, in ogni carattere dello Shuowen Jiezi (radicali inclusi) inserisce il significato del carattere e, laddove presente (e.g. quando non si è in presenza di un pittogramma), mette la suddivisione tra radicale e chiave di lettura per indicare la pronuncia in modo abbastanza vago (al tempo di Xu Shen si parlava il Cinese degli Han Orientali, intermedio tra il cinese antico/Old Chinese 上古汉语 e il Primo Cinese Medio 中古汉语). In dei casi, offre un'interpretazione dei caratteri, ma lo Shuowen Jiezi contiene degli errori (ragion per cui, nel fare filologia dei caratteri, va consultato con sano spirito critico) siccome non ha potuto consultare le ossa oracolari e i bronzi del periodo Shang e Zhou: queste fonti (甲骨文, 金文) contengono le forme originali dei caratteri e quindi delle forme che sono meno fuorvianti rispetto alla stilizzazione del Piccolo Sigillo. Xu Shen di fatto analizza i caratteri a partire dalla prima stilizzazione risalente al periodo Qin. Solo qualche carattere è anteriore. Le ossa oracolari erano piastre di tartaruga e scapole di bue che venivano incise con dei caratteri o trapanate in dei punti e messe sul fuoco per compiere le piromanzie (dette anche "plastromanzie" e "scapulomanzie"). L'indovino effettuava dunque una previsione sul futuro in base a come le crepature colpivano i caratteri. Le ossa venivano poi interrate. I bronzi invece sono oggetti in bronzo (vasi, tripodi, bacinelle, pettini, specchi, bracieri...) su cui venivano incisi dei caratteri. I sinogrammi quindi erano usati per scrivere piccoli testi formulaici: alla nascita dell'Impero, vennero standardizzati, usati per la burocrazia e scritti su pezzi di seta e listelli di bambù rilegati fino a formare un rotolo. Comunque, alcune definizioni di Xu Shen sono già state già corrette o ampliate e precisate con delle glosse già da prima della riscoperta dei bronzi e delle ossa oracolari (i segnetti su queste ultime sono stati interpretati come caratteri cinesi sono nel fine Ottocento da Wang Yirong 王懿荣).

La prima copia sopravvissuta dell'opera risale al periodo Tang. Il commentario più famoso e autorevole è quello di Xú Xuàn (徐鉉, 916–991), che scrisse a partire dal 986 su ordine diretto dell'Imperatore. Xu Xuan corresse molte annotazioni sbagliate dell'edizione di Li Yangbing e aggiunse la pronuncia in fanqie (siccome Xu Xuan è vissuto sotto la Dinastia Song (宋朝), il suo fanqie riflette la pronuncia del cinese medio). Il secondo più grande commentario all'opera, è quello di Duan Yucai 段玉裁 (1735–1815), vissuto durante il periodo Qing (清朝). Impiegò 30 anni per scriverlo e lo pubblicò poco prima della propria morte. Anche nelle ristampe con le glossature, la grafia originale nello stile del Piccolo Sigillo è rimasta intatta.

L'opera è divisa in 15 parti e gli stessi radicali Shuowen sono divisibili in parti. 34 radicali non hanno caratteri, mentre 159 ne contano solo uno. Solo 350 circa sono produttivi. I criteri usati da Xu Shen per individuare i radicali e classificare i caratteri, nonostante siano evidenti dei pattern, in generale vengono considerati dai lessicografi come criptici. Il sistema di radicali aveva comunque la possibilità di essere rimaneggiato e migliorato in altri dizionari creati ex-novo (nel mentre, era evoluta la grafia portando alla nascita dei caratteri in versione tradizionale, si era affermata l'arte calligrafica e il numero di caratteri cinesi e varianti regionali era cresciuto). Sono stati soppiantati da uno standard di 214 radicali inventato da Mei Yingzuo nel 1615 (tarda epoca Ming 明朝) e usato in un suo dizionario. Il nome con cui sono universalmente noti deriva da un celeberrimo dizionario del 1716, il Dizionario Kangxi (epoca Qing; porta il nome dell'Imperatore che lo ha commissionato): dal nome di quest'opera, prendono il nome di "radicali Kangxi" (come parallelismo, siccome lo Shuowen Jiezi viene spesso abbreviato come "Shuowen", si possono pensare come "radicali Shuowen"). Questo standard è usato anche nella classifica dei caratteri cinesi usati in passato in Vietnam (sistema Chu' Nom, che contiene caratteri nazionali/coniati ex-novo dai vietnamiti e quelli originali cinesi, gli Han tu'), in Corea (hanja) e che sono tuttora usati in Giappone (kanji). In Cina, questo standard si affianca a una nuova lista di radicali con modifiche minori e pubblicata nel 2010. Alcuni radicali Shuowen e Kangxi sono in comune, mentre alcuni radicali individuati da Xu Shen oggi sono usati come caratteri veri e propri. Molti altri sono in disuso. In un caso, Xu Shen duplica un radicale siccome non ha riconosciuto che un carattere era l'evoluzione dell'altro. Dei radicali Shuowen, tramite il fanqie e l'affiancamento delle pronunce nei dialetti cinesi conservativi (cantonese standard e di Taishan, i Minnan come gli Hokkien, Hakka, shanghainese) e nelle lingue sino-xeniche (giapponese, coreano, vietnamita), offrono delle informazioni sulla loro pronuncia arcaica in Primo Cinese Medio, usato a sua volta per ricostruire il cinese antico. La stessa operazione si può svolgere con qualunque carattere cinese, inclusi i radicali Kangxi. Di entrambe le lingue antiche esistono ricostruzioni (e.g. Baxter, 2011; Baxter-Sagart, 2014).

L'opera, insieme al suo sistema di radicali, è oggi disponibile pure online e viene talvolta ristampata insieme alle glosse con eventuali altre aggiunte. Si trovano pure delle riscritture in cinese moderno standard e con i caratteri semplificati, siccome è scritta in Wenyan/cinese classico. Lo Shuowen Jiezi, nonostante contenga degli errori soprattutto nell'interpretazione o divisione di alcuni caratteri dovuti alla sola consultazione della grafia del Piccolo Sigillo, ha i suoi pregi indiscussi e si usa tuttora con spirito critico per fare filologia dei caratteri e paleografia. Le sue pronunce in fanqie e le sue definizioni sono riportate nel Dizionario Kangxi insieme al fanqie del Guangyun (Primo Cinese Medio, espansione del Qieyun) e del Jiyun (Tardo Cinese Medio). Alcuni esempi di studi moderni sui caratteri nello Shuowen Jiezi sono quelli di Weldon South Coblin e Paul Serruys. "Shuowen Jiezi" è anche il nome di un programma cinese su Sun TV in cui ogni giorno una presentatrice spiega l'etimologia di un carattere al giorno al grande pubblico in soli 5 minuti.

Nella tabella sotto, sono riassunti in modo condensato i radicali Shuowen, cioè gli antenati dei radicali Kangxi. Di ogni carattere, è indicata la variante più vicina alla grafia del Piccolo Sigillo. Ogni radicale è raggruppato nel suo rotolo/libro (juan3 卷, "kwan > kan" in giapponese).

Il cinese antico è indissolubilmente legato alla prima attestazione della scrittura cinese (a partire dal 1250 a.C. circa, periodo Shang), ragion per cui la lingua e la scrittura come periodo sono strettamente collegate. I caratteri in origine sono nati per scrivere sulle piastre delle tartarughe e sulle scapole di bue messe a crepare sul fuoco per effettuare predizioni sul futuro più o meno remoto. Dai primi caratteri attestati nelle ossa oracolari (periodo Shang e Zhou) e nei bronzi Shang e Zhou si vedono le versioni originali di molti caratteri diffusi sia in passato che oggi, da cui si può ricostruire la composizione (molti altri caratteri, comunque ricostruibili, sono attestati a partire dal periodo degli Stati Combattenti e periodo Qin e Han e in poi). Le versioni originali permettono di capire meglio la loro composizione, il disegno originario, come sono evoluti e, in dei casi, la pronuncia originaria. Pertanto il cinese antico/Old Chinese è il periodo da cui si parte a fare filologia dei sinogrammi (perlomeno quelli più antichi, come i radicali Kangxi), un'attività direttamente collegata alla paleografia, che a sua volta non è una disciplina isolata da altre come l'archeologia.

Quanto al periodo del Primo Cinese Medio, in questo periodo i sinogrammi assumono grossomodo l'aspetto dei caratteri tradizionali odierni. Questa grafia deriva dall’evoluzione della prima standardizzazione dei caratteri avvenuta durante il periodo Qin (Xu Shen, usando una grafia detta “Piccolo Sigillo”/Xiaozhuan) li descrive nello Shuowen Jiezi. Durante il periodo Tang, le ossa oracolari forse erano state dissotterrate per la prima volta ma i contadini, non capendo cosa fossero e come mai avessero dei segnetti misteriosi incisi sopra, le reinterravano. In un secondo momento, sono state dissotterrate e polverizzate per creare preparati di medicina tradizionale cinese, come avveniva per esempio nel periodo Qing. Il riconoscimento dei caratteri sarebbe avvenuto nel fine Ottocento. L’osservazione delle prime versioni (ossa e bronzi), dell’evoluzione nello stile del Piccolo Sigillo e dell’ulteriore evoluzione nella versione tradizionale (poi eventualmente semplificata nella metà Novecento) permette di capire meglio i caratteri e i loro componenti.

Un'opera da cui si parte a analizzare i caratteri è proprio lo Shuowen Jiezi 说文解字 di Xu Shen 许慎 (100 d.C., scritto in epoca Han, durante il periodo in cui si parlava il Cinese degli Han Orientali, una varietà intermedia tra il tardo Old Chinese/tardo cinese antico e il Primo Cinese Medio, fermo restando che il cinese parlato durante la Dinastia Jin, che precede il Primo Cinese Medio, è ancora in via di discussione). L'opera va letta con spirito critico siccome Xu Shen descrive perlopiù i sinogrammi secondo lo stile del Piccolo Sigillo (Xiaozhuan 小篆) e secondo la prima standardizzazione avvenuta nel periodo Qin. Non ha mai consultato le ossa oracolari del periodo Shang e Zhou (cioè le piastre di tartaruga e le scapole di bue incise e trapanate e mese sul fuoco a crepare per effettuare le piromanzie, dette anche plastromanzie e scapulomanzie) e non ha nemmeno consultato i bronzi Shang e Zhou (vasi, bacinelle, piccoli contenitori, specchi, pettini, bracieri...): entrambi non erano stati ancora diseppelliti, quindi i relativi corpora di caratteri (甲骨文 e 金文), di cui oggi esistono i dizionari, erano inaccessibili. Pertanto i caratteri analizzati non sono le proto-forme/versioni originali ma sono una standardizzazione che contiene già delle stilizzazioni fuorvianti, dei componenti aggiunti o delle disposizioni dei componenti alterate rispetto alla disposizione originale. Xu Shen in dei punti commette degli errori nell'interpretazione o nella suddivisione del carattere per indicare il carattere e la chiave di lettura per la pronuncia, che riflette la sua varietà di cinese (alcune varianti dei caratteri sono varianti popolari o dei rimaneggiamenti delle chiavi di lettura per riflettere dei cambiamenti nella pronuncia tra la prima fase del cinese antico/Old Chinese e il Cinese degli Han Orientali o le varietà del periodo Qin, periodi nei quali peraltro si sono coniati nuovi caratteri). L'opera di Xu Shen è stata arricchita con degli ottimi commentari che glossano il testo. Il più famoso è quello di Duan Yucai, scritto nell'arco di oltre 30 anni e pubblicato nel 1815 (periodo Qing) e di ottima qualità nonostante nemmeno lui abbia consultato le ossa e i bronzi. Alcune glosse correggono delle informazioni di Xu Shen o le arricchiscono. In generale, si evince che lo Shuowen Jiezi va letto e consultato con un sano spirito critico, nonostante i suoi pregi indiscussi. Per esempio, va affiancato alle versioni sulle ossa e sui bronzi, ai commentari, alle varianti dei caratteri (in cui abbastanza spesso restano cristallizzati degli elementi antichi o la disposizione originale dei componenti) e a degli studi paleografici e filologici (non etimologia folk o mnemotecnica) che si intrecciano con storia, archeologia e conoscenze basilari per esempio di tecniche di agronomia, se si pensa ad esempio alla coltivazione del grano, del riso e alla loro lavorazione (la derivazione etimologica delle parole a partire dai suffissi e prefissi morfologici dell'Old Chinese è un altro tipo di ricostruzione che a volte si può intrecciare con quella di stampo paleografico, cioè incentrata sulla grafia). Altre stilizzazioni trasformano dei componenti dei caratteri in dei falsi amici. A questo si aggiunge il fatto non secondario che i caratteri cinesi hanno subito una semplificazione nella metà Novecento, ragion per cui partire ad analizzare i caratteri dalla versione semplificata è un errore in partenza, come anche analizzarli basandosi sulla grafia riportata da Xu Shen laddove il carattere è attestato da secoli prima ed è dotato di una proto-forma. Quest’ultimo comunque riporta i significati originali di ogni carattere, siccome sono evoluti: per esempio, miao4 秒 oggi indica il secondo (unità di tempo), il che rende la presenza del radicale del cereale criptica e insensata. In realtà, in origine il carattere indicava l’arista, cioè un lungo filamento sulla “buccia” dei chicchi di grano sulle spighe, il che rende il radicale subito comprensibile. Da tutte queste informazioni si può ricavare una lista di 7 errori da evitare:

  • non praticare una distinzione tra da un lato paleografia/filologia con conoscenze storico-letterarie, archeologiche e di tecniche antiche in alcuni campi (ad esempio agricoltura, allevamento, metallurgia, produzione di vasellame, settore tessile) e dall’altro l’etimologia folk con mnemotecnica peraltro avulse dalle utili conoscenze di supporto elencate in precedenza;
  • analizzare i caratteri superficialmente (in base cioè alla loro apparenza immediata, a volte ingannevole per le stilizzazioni, amputazioni o aggiunte e disposizioni dei componenti);
  • analizzare solo la versione semplificata laddove hanno una versione tradizionale;
  • non prendere mai in consultazione alcuni utili varianti arcaizzanti dei caratteri laddove presenti (esistono dizionari appositi);
  • non consultare mai le versioni sulle ossa oracolari e i bronzi Shang e Zhou laddove il carattere è attestato;
  • partire ad analizzare sempre e solo dal significato moderno, laddove sono presenti significati arcaici poi evoluti e/o perduti ma recuperabili da dizionari antichi (tra cui lo stesso Shuowen Jiezi);
  • copiare l’interpretazione integralmente da Xu Shen, che già commette degli errori nell’interpretazione e suddivisione corretti dalla paleografia e da alcune glosse e commentari ben scritti (non tutti i commentari sono uguali. Quelli di Xu Xuan e di Duan Yucai sono tra i migliori in assoluto e le loro glosse sono direttamente affiancate alla definizione originale di Xu Shen). L’opera va quindi affiancata ad altri materiali e conoscenze. L’errore di non leggere Xu Shen con un sano spirito critico si intuisce fin dagli esordi del paragrafo.

Alcune interpretazioni sono incerte o in fase di discussione ma, se non cadono in nessuno dei 7 errori, semplicemente sono indicatori di un dibattito ancora aperto che può essere chiuso con l’avanzare delle scoperte in paleografia, in linguistica storica (e.g. la derivazione morfologica in Old Chinese), in storia e in archeologia (le ossa e i bronzi sono infatti reperti archeologici. Più se ne trovano, più caratteri attestati e/o varianti antiche emergono, con tutto ciò che ne deriva).

Un ultimo errore diffuso sarebbe da includere come l'ottavo errore se non fosse limitato ai soli radicali Kangxi. Tuttavia, il fatto che i radicali Kangxi come grafia, nome e ricostruzione filologica siano il migliore punto di partenza per l'apprendimento dei sinogrammi, lo rende un errore dalle conseguenze pesanti. L'errore, riportato in disparte, è il seguente:

  • partire a ricostruire e studiare i radicali Kangxi a partire dal nome proprio in cinese, laddove presente.

Si prenda come esempio lampante卩 jie2: è universalmente noto come "il sigillo", in più come radicale ha il nome proprio in cinese traducibile come "l'orecchio singolo". Non solo i nomi propri in cinese indicano perlopiù l'apparenza grafica del carattere, ma non danno informazioni per la filologia. Jie2 non rappresenta in nessun modo un orecchio, ragion per cui questi nomi sono utili per richiamare alla mente il radicale in lingua cinese ma sono fuorvianti per la ricostruzione filologica. Quanto al suo significato, anch'esso è fuorviante perché a livello di origine non rappresenta in nessun modo un sigillo: è un uomo inginocchiato ritratto di profilo. Anche i radicali Kangxi non sono esenti dai 7 errori elencati in precedenza: per esempio, 彐 ji4 è universalmente noto come "muso di maiale" in base alla definizione di Xu Shen, ma in nessun carattere raffigura il muso del maiale, bensì stilizza una mano solitamente impegnata ad afferrare qualcosa.

I nomi dei principali stili calligrafici cinesi sono decisamente utili per dare un nome a una particolare grafia e/o nel momento in cui ci si imbatte nel loro nome in un dizionario di calligrafie o in un libro di filologia dei sinogrammi. I primi due nomi non sono stili, ma un'etichetta alle versioni sulle piastre di tartaruga, scapole di bue e sugli oggetti in bronzo. Anche gli ultimi due non sono nomi di stili calligrafici, ma sono importanti da elencare e tenere distinti quando si vede la scrittura di un carattere e/o si fa filologia. Da questi nomi e una loro successione, si può impostare lo studio della calligrafia base cinese per capire le loro caratteristiche, origini e periodizzazioni (gli stili sono evoluzioni che non partono dall'invenzione di un singolo calligrafo e più stili e proto-stili possono sovrapporsi).

Si offre qui sotto la trattazione dettagliata della tavola dei radicali Shuowen integrale. Laddove i caratteri sono già stati trattati nei radicali Kangxi, non si aggiungono particolari. Di contro, tutti i caratteri nuovi diffusi come comuni sinogrammi o caratteri rari sono affiancati da una spiegazione. Si possono poi trovare spiegazioni molto più dettagliate sui comuni sinogrammi nella ricostruzione filologica dei sinogrammi più diffusi. Quanto al nome, i radicali Shuowen non hanno un nome, ma quelli che sono radicali Kangxi ne hanno già uno; quanto agli altri, si può coniare osservando l'origine filologica e/o il significato arcaico. In tabella, sono inserite alcune proposte e possibili nomi ai radicali Shuowen che non compaiono tra i radicali Kangxi. La penultima colonna indica se il radicale Shuowen è anche un radicale Kangxi (R.K.) o è originale.

Un solo carattere è problematico perché senza pronuncia: 𪞶, di cui Xu Shen scrive 此亦自字也。省自者,詞言之气,从鼻出,與口相助也。凡𪞶之屬皆从𪞶。Non vi sono state aggiunte glosse con il fanqie, in apparenza. Il Dizionario Kangxi non lo riporta. Un carattere molto simile, 𦣹 (versione arcaica di 自), si pronuncia zi4.

Se il carattere non è né un radicale Kangxi o è un carattere piuttosto raro, viene offerta la ricostruzione filologica, che spiega la sua origine e/o apparenza. Alcuni caratteri sono diffusi e compaiono negli HSK come caratteri veri e propri. I radicali Kangxi non vengono ripetuti. I caratteri sono suddivisi anche in base ai volumi ("rotoli") in cui sono contenuti. Il primo non ne ha siccome è un'introduzione di Xu Shen all'intera opera con annessa la leggenda di Cangjie (ha usato questa leggenda per spiegare la nascita dei caratteri: non conosceva le ossa oracolari, i bronzi e le prime tracce di proto-scrittura nelle caverne e anteriori alle ossa oracolari). La colonna "EMC" (Early Middle Chinese) raccoglie qualche informazione fondamentale che riguarda la pronuncia in Primo Cinese Medio direttamente osservabile dal cantonese (laddove la pronuncia non è reperibile sia in cantonese che negli altri dialetti e nelle lingue sino-xeniche, queste caratteristiche si possono comunque ricavare come ultima strategia sempre pronta all'uso dell'osservazione del fanqie in opere come l'edizione di Xu Xuan dello Shuowen Jiezi, il Guangyun e il Jiyun, tutte reperibili nel Dizionario Kangxi siccome raccoglie i fanqie. La pronuncia di Xu Shen è abbastanza laconica, riflette una tarda varietà di cinese antico e non è in fanqie). Le maggiori caratteristiche evidenziate, tali per cui anche le pronunce sino-xeniche (a partire dal Primo Cinese Medio) sono comprensibili, sono *-p, *-t, *-k, *-m, -n, -ng e appartengono tutte alla coda della sillaba. Le ultime due caratteristiche sono ancora osservabili e sono conservate con alta fedeltà dal Primo Cinese Medio, ragion per cui non hanno l'asterisco, che indica una ricostruzione. Dal cantonese, si possono individuare anche delle palatalizzazioni avvenute durante il Mandarino tardo-imperiale a partire dal mandarino di Nanchino e delle mutazioni di *mj- in Primo Cinese Medio, avvenute durante il Primo Mandarino. Il suono palatale *ny- in cantonese cade, ma in giapponese e vietnamita e in alcune pronunce dialettali è ritenuto (in Tardo Coreano Medio si pronunciava */z/ ed era scritto con una lettera oggi in disuso).

  • (ZH) Dizionario filologico, su qiyuan.chaziwang.com. URL consultato il 15 novembre 2020 (archiviato dall'url originale il 27 settembre 2020).
  • Multi-function Chinese Character Database, su humanum.arts.cuhk.edu.hk.
  • Shuowen Jiezi in caratteri semplificati, su zdic.net.
  • Shuowen Jiezi con la riscrittura in lingua moderna, su cidianwang.com.
  • Baxter, Guangyun (9000 caratteri) con pronuncia in Primo Cinese Medio, su lodel.ehess.fr, 2011.
  • Baxter, Sagart, Dizionario di 5000 caratteri con pronuncia in antico cinese (PDF), su ocbaxtersagart.lsait.lsa.umich.edu, 2014.
  • https://hvdic.thivien.net/ Dizionario di vietnamita (include le varietà arcaiche di caratteri)
  • https://hanziyuan.net/ Chinese Etimology (per visualizzare i caratteri nelle numerose versioni antiche)
  • https://cantonese.org/ Dizionario di dialetto cantonese CC-Canto (romanizzazione Jyutping)
  • http://wu-chinese.com/minidict/ Dizionario in cinese di dialetti wu (incluso lo shanghainese. Romanizzazione MinDict)
  • https://hanja.dict.naver.com/ Dizionario di hanja coreani (in coreano) Hanjanaver.com
  • https://krdict.korean.go.kr/m/eng/help?nation=eng Dizionario di coreano (include la visualizzazione in hanja e l'allungamento vocalico)
  • https://jisho.org/ Dizionario di giapponese (inclusi i kanji) Jisho.org
  • Howell, Lawrence J.; Hikaru, Morimoto. Etymological Dictionary of Han/Chinese Characters. 2016. [PDF] (per le ricostruzioni della grafia e senso e go-on)
  • Schuessler, Alex. ABC Etymological Dictionary of Old Chinese. University of Hawaii Press, Hololulu: 2007. (per le ricostruzioni etimologiche)
  • Sagar, Laurent. The Roots of Old Chinese. John Benjamins Publishing Company, Amsterdam/Philadelphia: 1999. (per le ricostruzioni etimologiche)
  • Baxter, William H.; Sagart, Laurent. Old Chinese. A New Reconstruction. Oxford University Press, USA: 2014. (per informazioni base e aggiornate sull'antico cinese collegabili all'etimologia. Esistono varie ricostruzioni dell'antico cinese, ma quella di Karlgren, la prima, non ha fatto uso dei dialetti cinesi conservativi, molto utili. Matisoff ha fatto uso sia della ricostruzione di Karlgren, sia di una versione della Baxter-Sagart)
  • Matisoff, James A. Handbook of Proto-Tibeto-Burman: System and Philosophy of Sino-Tibetan Reconstruction. University of California Press, USA: 2003.
  • Dizionario etimologico STEDT del Dipartimento di Linguistica dell'Università di Berkley, curato da James A. Matisoff (nel 2019, Laurent Sagart con un paper ha corretto degli errori etimologici). Contiene anche il Primo Cinese Medio (Baxter, 2011) e una vecchia versione dell'antico cinese ricostruito da Baxter-Sagart (2011). Per cercare, andare su Search the STEDT Database, scrivere il vocabolo e impostare la lingua scrivendo nella stringa a lato.
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