Con il termine pinyin (拼音, letteralmente "trascrivere-suoni") ci si riferisce generalmente allo Hànyǔ Pīnyīn (汉语拼音S, lett. "trascrizione di lingua cinese"), che è un sistema per trascrivere in alfabeto latino la pronuncia del cinese moderno.
Il pinyin è più precisamente un sistema di romanizzazione, ovvero una trascrizione in caratteri latini che include una notazione fonetica. Usando sillabe composte da lettere latine, dotate di alcuni segni diacritici per rappresentare i toni (声调) con cui pronunciare le sillabe stesse, il pinyin fornisce una rappresentazione scritta della pronuncia del cinese moderno. Con questo termine ci si riferisce al cinese mandarino (普通话, Pǔtōnghuà, letteralmente "Parlata Comune"), la lingua ufficiale della Repubblica Popolare Cinese (中华人民共和国) e di Taiwan (臺灣).
Il pinyin è stato riconosciuto come standard internazionale (ISO). È il sistema di trascrizione ufficiale adottato dalla Repubblica Popolare Cinese, da Singapore e Taiwan.
In ambito internazionale il pinyin è usato per traslitterare nomi e parole cinesi sulla carta stampata e su Internet essendosi ormai affermato come standard internazionale (e nell'uso della Cina stessa), con l'abbandono del sistema Wade-Giles basato sulla fonetica inglese, oltre a essere impiegato nell'insegnamento della lingua cinese e a costituire un metodo di input assai diffuso per digitare caratteri cinesi servendosi della tastiera di un computer.
L'idea della necessità di un rinnovamento linguistico per la Cina ha origini tracciabili all'inizio dell'era repubblicana; inizialmente promossa nell'ambito del Movimento democratico borghese, fu fatta propria anche da alcune delle figure coinvolte nel movimento del 4 maggio 1919 nell'Università di Pechino (北京大学). Prima di tale data era già stata creata una commissione per la riforma della lingua, e nei due decenni successivi sono documentati alcuni tentativi di elaborare un alfabeto fonetico per il cinese, che però non portarono a successi tangibili.
Dopo la presa del potere da parte delle forze comuniste in Cina, nel 1949 si dette l'avvio ai lavori per una riforma della scrittura (quella all'origine del sistema di scrittura semplificato). Nei due decenni precedenti erano già stati fatti dei tentativi di elaborazione di un alfabeto fonetico del cinese basandosi su differenti sistemi di scrittura, come i caratteri cinesi stessi e l'alfabeto cirillico. La scelta finale cadde sull'alfabeto latino, che nella sua prima versione venne adottato dalla Commissione sulla Riforma della Lingua già nel 1956, per poi venire rivisto e adottato ufficialmente come alfabeto fonetico per il cinese l'11 febbraio 1958 nel corso della quinta sessione plenaria del primo Congresso nazionale del popolo. Una delle figure prominenti nello sviluppo del pinyin fu Zhou Youguang (周有光), che è spesso chiamato "il padre del pinyin". Le esigenze politiche che determinarono la necessità di creare un alfabeto fonetico per il cinese sono ben espresse da un discorso di Zhou Enlai del 10 gennaio 1958. Egli affermava come lo scopo primario del pinyin fosse facilitare la diffusione in Cina della lingua comune.
Concepito inizialmente come uno strumento atto soltanto a facilitare l'apprendimento della lingua cinese negli adulti e nei bambini, il pinyin venne largamente sperimentato nell'ambito dell'istruzione primaria, per poi venire introdotto nelle scuole elementari e impiegato in campagne di alfabetizzazione della popolazione adulta, sino a diffondersi ampiamente nel resto del paese a partire dagli anni 70. La sua diffusione si estese all'ambito dell'industria, del commercio, e degli studi culturali. Come strumento di educazione degli scolari cinesi alla fonetica della propria lingua, il pinyin si sostituì al Bopomofo (注音符号). Nel 1979 la Repubblica Popolare lo promosse a standard ufficiale per le trascrizioni di caratteri cinesi in alfabeto latino. In ambito nazionale e internazionale, esso si impose gradualmente al di sopra dei sistemi di trascrizione e traslitterazione precedentemente utilizzati, tra i più diffusi dei quali si trovava il Wade-Giles di matrice anglosassone (elaborato nel 1859 e modificato nel 1912) e il Gwoyeu Romatzyh. Nel 1982 la diffusione del pinyin a livello mondiale venne confermata dalla sua adozione da parte della Organizzazione Internazionale per le Standardizzazioni (ISO) come standard per la romanizzazione della lingua cinese moderna. Standard che viene regolarmente rivisto e aggiornato dall'ISO (una prima volta nel 1991, e una seconda volta nel 2014).
Negli anni di adozione e diffusione del pinyin da parte della Cina Popolare, a Taiwan si preferiva ancora servirsi della romanizzazione Wade-Giles. Sempre a Taiwan, tra il 1999 e il 2000 fece la sua comparsa il tongyong pinyin (通用拼音): si trattava di un sistema di trascrizione della pronuncia che assorbiva elementi provenienti tanto dallo hanyu pinyin che dal Wade-Giles, e che nelle intenzioni avrebbe dovuto essere un'alternativa all'hanyu pinyin. Adottato come standard ufficiale dal governo di Taiwan, dopo un periodo di poco più di cinque anni (dal 2002 al 2008) venne ufficialmente accantonato. Dal 1º gennaio 2009 anche Taiwan ha adottato lo hanyu pinyin come standard ufficiale per la trascrizione della lingua cinese, sebbene il pinyin non venga ancora adottato per l'insegnamento del cinese nelle scuole sull'isola.
Il pinyin è correntemente impiegato dalla Biblioteca statunitense del Congresso (Library of Congress) degli USA, dall'Associazione delle biblioteche statunitensi (The American Library Association) e dalla maggioranza delle istituzioni internazionali come il sistema di trascrizione per il cinese. Esso è ancora uno dei metodi più diffusi per digitare al computer i caratteri cinesi, insieme ad altri software come il metodo di input cangjie (仓颉) o l'alfabeto taiwanese, detto zhuyin.
Sistemi simili al pinyin sono stati progettati per operare la trascrizione di vari dialetti e linguaggi di minoranze non han nella Cina contemporanea. Si calcola che dalla sua introduzione, oltre un miliardo di cinesi abbiano imparato la lingua cinese impiegando il pinyin.
I suoni del Putonghua vengono segnalati mediante 26 lettere latine costituenti l'alfabeto (拼音字母 pīnyīn zìmǔ, "alfabeto pinyin"). Si dividono in iniziali e finali. Le iniziali si dividono a loro volta in consonanti e semivocali. La classificazione, usando le lettere del pinyin (per la pronuncia in AFI, vedi avanti) e includendo pure le assimilazioni in determinati gruppi, le due nasali finali e la <Èrhuà> 儿化 è la seguente:
Le vocali del pinyin si ordinano così: a, o, e, i, u, ü. In genere, il tono si pone sulla vocale che viene prima nell'ordine indicato. Liù (六, sei) è una piccola eccezione, perché la pronuncia è /'ljou/, visto che la o precede la u, si segna la òu (contratta in ù).
Il cinese è una lingua tonale. I toni (声调 shēngdiào) si segnano con accenti grafici sopra una vocale non mediana (o con numeri da 1 a 4 appena dopo la sillaba). I toni poi possiedono la caratteristica di trasformarsi in presenza di alcuni particolari raggruppamenti. Il fenomeno di trasformazione si chiama sandhi tonale (连续变调 Liánxù biàndiào).
Avvengono anche con due sillabe molto usate nel cinese mandarino, Bù (no, non) 不 e Yī (uno/a, un) 一 . Infine, si può sentire con il raddoppio degli aggettivi monosillabici per dargli un tono più vivace e forte. Solo in questi tre casi l'accento si modifica anche in latinizzazione/romanizzazione (拉丁化).
Il sandhi è spiegato nella tabella (per la pronuncia precisa delle vocali e consonanti, vedi più avanti).
Una sillaba, in base all'intonazione di voce con cui è pronunciata, ha almeno cinque significati differenti. Comunque, di una sillaba non sempre esistono delle versioni con tutti e cinque i toni.
Prima di capire come si pronunciano i toni, è necessario dividere la propria tessitura vocale in tre altezze senza forzare la voce: massima, media e bassa.
Per maggiore velocità nell'uso del computer è convenzione comune indicare il numero corrispondente al tono dopo ogni sillaba. Ad esempio, con il sistema cifra-tono, la sillaba "Tóng" ( 同 ) avente intonazione crescente si può scrivere "Tong2" perché ha il secondo tono. il mezzo terzo tono e il mezzo quarto tono restano scritti con "3" e "4" per non sovraccaricare il sistema tonale di segni e numeri. Nel sandhi tonale col terzo tono che muta in secondo (es. 很好 hen3 hao3), se si mantiene il numero "3" per indicare il tono originario della sillaba c'è meno possibilità di commettere errori durante la fase di apprendimento. Inoltre si rispecchia in pieno il pinyin, che non segnala il sandhi tonale col terzo tono. Il tono neutro/leggero (o "quinto tono") si può indicare con uno 0, un 5 o non indicare. Se non si indica però si crea l'ambiguità tale per cui si potrebbe pensare che c'è una dimenticanza. In conclusione, quando avviene il sandhi tonale o si incontra il quinto tono, per una corretta lettura in pinyin/sistema tono-cifra bisogna vedere in che contesto si trova.
La sillaba 不 ha di per sé il quarto tono discendente, ma si modifica se davanti ad una qualsiasi sillaba avente 4°: la negazione cambia in 2° tono crescente e la regola vuole che avvenga anche un cambiamento a livello ortografico in trascrizione, anche se non sempre avviene. Siccome si segnala in pinyin, anche nel sistema di corrispondenza cifra-tono si può indicare.
Per interiorizzare questa regola astratta, si offre una tavola molto esaustiva di tipici esempi concreti da leggere.
Di contro, è altrettanto utile riportare una seconda tavola molto esaustiva e piena di esempi tipici in cui non avviene il sandhi tonale con 不, che pertanto conserva il quarto tono :
Se dentro una struttura potenziale al negativo o un complemento direzionale (letterale e/o figurato) qualunque al negativo, perde il tono anche in traslitterazione. Un paio di esempio a caso sono 想不起来 xiǎngbuqǐlái e 看不懂 kànbudǒng .
La sillaba 一 di per sé ha il primo tono, ma si sente raramente perché viene pronunciato tale solo se preceduto da un prefisso e/o se è in fondo al vocabolo. I casi più diffusi sono quelli in cui c'è il prefisso per i numeri ordinali 第 (es.第一 dìyī), il vocabolo per dire "lunedì" (周一 zhōuyī, 星期一 xīngqīyī, 礼拜一 lǐbàiyī), il verbo 统一 tǒngyī (unificare) e l'aggettivo 唯一 wěiyī (unico).
Se succeduto da un primo, secondo e terzo tono, diventa 4° crescente in pronuncia e grafia. Di solito quella sillaba è un classificatore (e quindi "Yì" indica il numero uno) o la seconda sillaba della parola in casi sporadici:
Se succeduto da un quarto tono e dal tono neutro, diventa 2° crescente. Di solito la seconda sillaba, se non completa la parola, è il classificatore (per esempio quello atono 个 ge, usato davanti a una quantità vastissima di parole nel cinese quotidiano, o 次 usato nel complemento d'incidenza):
Negli aggettivi monosillabici raddoppiati, il secondo si può sentire col primo tono, ragion per cui si modifica anche in latinizzazione, e si può sentire l'erizzazione a fine comporto: 好好(儿) Hǎohāo(r) ("per benino").
In generale, i toni nel cinese moderno sono nati durante le trasformazioni linguistiche avvenute tra Old Chinese (cinese arcaico) e Middle Chinese (cinese medio). Per la precisione, nel cinese medio erano già presenti quattro classi di toni e tre intonazioni: piana, crescente e decrescente. Il tono crescente deriva dalla caduta di uno stacco glottale/colpo di glottide/glottal stop a fine sillaba presente nell'Old Chinese, il tono decrescente deriva dalla caduta di una *-s, poi affievolitasi in *-h e infine caduta a fine sillaba mentre tutte le altre sillabe hanno assunto il tono piano o il "tono entrante". Quest'ultima classe raggruppava tutte le sillabe che finivano in uno stop consonantico senza rilascio di suono, che tuttora restano nel dialetto cantonese e nei numerosi prestiti linguistici in coreano e vietnamita. Essi erano *-p, *-t e *-k. Tutte le altre sillabe (quelle che finivano in vocale, semivocale, *-n, *-ng e anche *-m oggi conservata in cantonese e coreano) avevano invece il tono piano, come già accennato. Quando, nel cinese moderno, sono caduti gli stop finali, queste sillabe sono state dotate di un'intonazione. Durante quest'ultima trasformazione è nato il terzo tono.
Queste e molte altre considerazioni sulle varietà arcaiche della lingua si possono confermare con l'osservazione della pronuncia dei sinogrammi nelle altre lingue (hanja in Corea, kanji in Giappone, chu nom in Vietnam), che spesso riflettono la varietà arcaica.
R.K. = Radicale Kangxi
Gran parte sono parole bisillabiche, con poi poche combinazioni ex 个 e 吗 e 呢, particelle. Svariate sono di HSK1 e 2, tuttavia la compilazione è largamente miscellanea e contiene esempi comunque piuttosto diffusi.
La tabella contiene un solo esempio per ogni possibile pattern trisillabico con i primi quattro toni e quattro esempi con un quinto tono finale. Nella prima colonna è segnalata la combinazione con le cifre, mentre accanto è inserito l'esempio e la romanizzazione pinyin.
Per comodità, si riportano soltanto grafia e pronuncia delle iniziali (consonanti, qui rappresentate come isolate) e finali. Queste ultime sono il nucleo della sillaba, cioè le vocali, dittonghi e trittonghi, inclusa la scrittura di questi gruppi vocalici in isolamento, cioè senza consonante iniziale. Nel nucleo si includono pure vocali o dittonghi che finiscono entrambi con un suono nasale. I due suoni nasali possibili sono -n e -ng. Nella tabella è indicata la versione con e senza lettera maiuscola, insieme a degli esempi semplici o casi tipici per mettere in pratica i suoni sin da subito. Si disambigua che in pinyin ufficialmente non esiste la grafia corsiva ma solo lo stampato e lo stampatello.
Per ogni consonante iniziale, si elencano nella seconda tabella in basso tutte le combinazioni possibili con quella iniziale (iniziale+tutti i nuclei). Non tutte le combinazioni sono possibili: le impossibili sono automaticamente escluse.
Tenendo presente ciò che è stato già spiegato riguardo alla rotacizzazione in cinese (Erhua 儿化 / 兒化 oppure 儿化音 / 兒化音, sporadicamente scritto 儿话), si ricorda che in pinyin si può indicare affiancando una "r" a fianco alla parte finale della sillaba. Nella traslitterazione zhuyin si indica con ㄦ. Non sono presenti variazioni ortografiche in pinyin, sebbene l'erizzazione in taluni casi alteri la pronuncia della sillaba (i fenomeni più evidenti sono la caduta della codina nasale laddove presente con aggiunta di nasalizzazione se è "-ng", l'accorciamento delle sillabe come "ai" e "wei" e la caduta di "-ei". Siccome la l'erizzazione è diffusa nelle varietà settentrionali (con l'eccezione dei dialetti di Chengdu 成都 e Chongqing 重庆, situate nel meridione), in generale tutta la pronuncia si accomoda alla varietà settentrionale (es. le consonanti retroflesse restano tali e dittonghi contenenti la "o" come "ao" tendono a pronunciarsi "au"). L'erizzazione si aggiunge per sostituire suffissi come in 那里 e 昨日 mutati in 那儿 e 昨儿 oppure si utilizza per aggiungere, in tono molto colloquiale, il significato di "piccolo" o "carino" o qualcosa in mezzo ai due. L'erizzazione è a prescindere neutra a livello tonale, quindi questa codina sonora si intona secondo il tono della sillaba in cui trova. Ad esempio, siccome con il quarto tono l'intonazione scende in picchiata da acuta a grave, l'erizzazione si troverà automaticamente nel registro grave. Nella tabella sottostante si indicano alcune delle parole più diffuse aventi l'erizzazione (che in cinese è assolutamente facoltativa) e la trascrizione corretta in pinyin. Tutte le espressioni, tranne quattro appartenenti al celeberrimo dialetto di Pechino (北京话 Běijīnghuà), si trovano nel cinese mandarino e sono spesso segnalate nei dizionari.
Nella riga verticale si trova il primo membro della sillaba, cioè la consonante. Le consonanti sono raggruppate per luogo di articolazione identico o simile. Si ricorda nuovamente che esistono delle varietà di pronuncia in particolare tra nord e sud della Cina. Nella prima riga orizzontale invece si trovano tutte le vocali già scritte in forma isolata (sillaba solo vocalica). Il caso di (-i) dopo le quattro retroflesse e le tre analoghe non retroflesse è stato messo in evidenza. Inoltre questo suono neutro e il dittongo (ong), messi tra parentesi tonde, non sono reperibili in isolamento. Per aggiungere la Èrhuà a fine sillaba, ricordarsi le regole di caduta dei foni nasali e vocalici.
Nella tabella non è stata inserita la sillaba "Er" (而 耳 ...) e "Weng" (翁 嗡 ...), che sono sempre isolate, la "O" isolata usata come interiezione (哦) e i filler/rumori emozionali/feedback come "ng", che corrisponde al verso "mh", e la "ê", che corrisponde al nostro "eh". Riguardo alle combinazioni possibili, non è detto che siano usate con tutti e quattro i toni.
Tra le combinazioni impossibili è stata comunque inserita la sillaba [biáng], dialettale. Indica un famoso piatto di noodles dello Shaanxi e il sinogramma usato per scrivere la parola contiene 58 tratti. Anche [tēi] è dialettale, il suo sinogramma è 忒. La terza e ultima dialettale è [ruá], 挼. Una quarta sillaba, molto colloquiale, è [lo]. Si scrive con il carattere 咯 che è sinonimo del 了 enfatico nell'esclamazione "当然咯" ("Ovviamente! Certamente!") e si romanizza con "lo" /lo/, da non confondere con "luo" /lwo/.
Per ogni sillaba, in quasi ogni caso è stato inserito da uno a quattro esempi estrapolando le sillabe più comuni e basilari; in altri casi, si è preferito usare una particella grammaticale o congiunzione avente quella pronuncia: sono elementi ricorrenti e peraltro ancora più basilari dei vari sostantivi, aggettivi, avverbi... Comunque le singole sillabe, a parte per svariate particelle, si legano ad altre sillabe per formare le parole: oggi le parole monosillabiche, piuttosto arcaicheggianti, sono meno usate. Nella sillaba "shi" sono stati messi parecchio esempi perché è una delle sillabe più ricche di caratteri nel cinese moderno.
In generale, nel cinese ci sono rari casi di omografia tra sinogrammi: un sinogramma in base al contesto ha più pronunce e più utilizzi/significati. Diciannove esempi tipici e molto diffusi sono:
卡 (KǍ oppure QIǍ), 地 (DE oppure DÌ), 的 (DE oppure DĪ), 行 (XÍNG oppure HÁNG), 都 (DŌU oppure DŪ), 得 (DĚI oppure DÉ), 了 (LE oppure LIǍO), 还 (HÁI oppure HUÀN), 觉 (JIÀO oppure JUÉ), 着 (ZHE oppure ZHÁO oppure ZHUÓ), 发 (FĀ oppure FÀ), 当 (DĀNG oppure DÀNG), 大 (DÀ oppure DAI), 中 (ZHŌNG oppure ZHÒNG), 蒙 (MÉNG oppure MĚNG), 打 (DǍ oppure DÁ), 待 (DĀI oppure DÀI), 为 (WÉI oppure WÈI), 一 ( YĪ oppure YĀO).
Uno che ha due pronunce facoltative ma non cambia significato è 谁 (SHUÍ oppure SHÉI, più utilizzata).
In molti altri casi, una sillaba avente un determinato tono ha ovviamente più grafie: la sillaba indicata è un solo esempio. Due casi esemplari sono DE (的 得 地) e ZUÒ (做 作 坐). In questi casi bisogna anche stare attenti quando si scrive al computer: un carattere può essere scambiato per un altro in taluni casi.
Con i caratteri tradizionali (繁体字,繁體字 fántǐzì), il pinyin e la lettura non subiscono variazioni di alcun genere: il pinyin è comune a entrambi i sistemi di scrittura. Si offre come spunto la tavola dei caratteri tradizionali più diffusi (汉语水平考试,漢語水平考試 Hànyǔ shuǐpíng kǎoshì HSK1-4 versione 2018) con la traslitterazione pinyin e il relativo carattere semplificato (简体字,簡體字 jiǎntǐzì).
Alcuni hanzi differiscono per l'aggiunta di alcuni tratti o in base alla chiave di lettura, ragion per cui si assomigliano e sono facilmente confondibili non solo in scrittura, ma anche in lettura. Esiste anche un detto di quattro sillabe che indica gli errori tipografici derivati dalla confondibilità dei caratteri, detto "lǔyúháishǐ" (鲁鱼亥豕). Si offre pertanto la tavola dei caratteri confondibili con il pinyin corretto e la giusta modulazione tonale. Gran parte delle sillabe è estratta dal livello HSK5 (che corrisponde al C1), anche se in casi molto sporadici sono presenti vocaboli dell'HSK6.
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