L'enigma della camera 622 (L'Énigme de la chambre 622) è un romanzo dello scrittore svizzero Joël Dicker pubblicato nel 2020 dalla casa editrice francese Éditions de Fallois. Come da prassi dello scrittore, si tratta di un giallo deduttivo/psicologico. Il protagonista del romanzo è Dicker stesso, che finge di avere vissuto in prima persona le vicende narrate, accadute fra Ginevra, dove lo scrittore vive, e le Alpi svizzere.
Lo scrittore Joël, provato dalla perdita dell'editore dei suoi primi due romanzi Bernard de Fallois, e recentemente scottato da una delusione d'amore, si reca in vacanza sulle Alpi svizzere, ove prende alloggio all'hotel Palace de Verbier. Qui conosce la sua vicina di stanza, Scarlett Leonas: i due notano che la donna si trova nella camera 621bis e che, essendo Joël nella 623, manca la n. 622. Il personale dell'albergo si rivela evasivo alle richieste di spiegazioni: si recano così nell'archivio del quotidiano locale, dove scoprono che anni addietro nella camera 622 avvenne un delitto rimasto irrisolto. Per cancellarne la memoria, il direttore dell'albergo fece cambiare il numero alla stanza, ribattezzandola 621bis. Cedendo alle richieste di Scarlett, Joël accetta di svolgere ricerche sul caso e di trarne eventualmente un romanzo.
Scoprono così che l'albergo è legato a una banca di Ginevra di fama internazionale, la Ebezner, fondata nel 1702: ogni anno, a dicembre, vi si svolge il cosiddetto "Gran Weekend", a cui partecipano i vari dipendenti e dove, occasionalmente, vi si elegge il presidente. Nell'anno del delitto vi si doveva effettivamente eleggere il presidente, in quanto era recentemente mancato l'ultimo, Abel Ebezner; in realtà l'elezione era una pura formalità, poiché regola imprescindibile della banca era che il presidente doveva essere un Ebezner: ma Abel, su disposizione testamentaria, aveva intimato che il presidente fosse eletto dal Consiglio di amministrazione, ossia dal vicepresidente e dai due consiglieri. Vicepresidente avrebbe dovuto essere il figlio di Abel, Macaire, ma per un preciso motivo quindici anni prima aveva ceduto il suo pacchetto azionario al faccendiere russo Sinior Tarnogol, uomo dal passato oscuro e dalle immense ricchezze, che era diventato in automatico vicepresidente, facendo andare su tutte le furie Abel, che aveva cambiato le regole di successione. I due consiglieri, Horace e suo figlio Jean-Bénédict, a loro volta, venivano nominati per ereditarietà: appartenevano alla famiglia Hansen, lontani cugini degli Ebezner (il fondatore Ebezner della banca era cognato del primo Hansen), e detenevano quota minoritaria delle azioni.
Joël (che ha iniziato a scrivere un romanzo sul tema) e Scarlett scoprono gli infiniti intrighi che si erano susseguiti nella vita della banca negli ultimi anni, e i relativi personaggi. Macaire venne oscurato da Lev Levovitch, banchiere dalle umili origini, che diventò il prediletto di Tarnogol per la figura di presidente. Il russo si rivelò un autentico Mefistofele: agganciato ai servizi segreti russi, aveva conoscenze inimmaginabili e riusciva a manipolare facilmente le persone con cui aveva che fare, fra cui Macaire, a cui riuscì a strappare le azioni della banca in cambio del matrimonio con Anastasia, di cui era follemente infatuato, ma che era allora legata a Levovitch. Lo stesso Macaire aveva una sorprendente doppia vita: collaborava infatti con una frangia non ufficiale dell'intelligence svizzera, tale "P-30", che si occupava di proteggere l'identità degli investitori e dei correntisti stranieri, utilizzando spesso metodi non convenzionali. I due Hansen, soprattutto Horace, covavano un risentimento generazionale per i cugini Ebezner, dato che da secoli erano da essi oscurati: Jean-Béné si era rivelato però buon amico di Macaire e si oppose all'elezione di Levovitch alla presidenza. Anastasia, moglie di Macaire, aveva una relazione con Lev che – come detto – risaliva a quando il banchiere era un semplice facchino del Palace; qui il direttore Rose e Tarnogol intuirono le capacità del ragazzo (che conosceva dieci lingue, era un lettore vorace e apprendeva qualsiasi cosa con facilità estrema) e fecero in modo che intraprendesse la professione bancaria presentandolo ad Abel Ebezner, che ne fece il suo pupillo (scatenando la gelosia di Macaire).
In tutto questo caravanserraglio di personaggi, relazioni e intrighi, amori e tradimenti, uno dei protagonisti venne ucciso la notte successiva all'elezione del nuovo presidente. La polizia, grazie anche all'aiuto di un'insospettabile talpa (un'agente assunta dalla Ebezner mesi prima dei fatti per indagare su alcuni traffici sospetti di danaro), riuscì a dipanare diversi misteri, fra cui le incredibili vere identità di Tarnogol e di Wagner, agente della P-30 e capo di Macaire, ma quella dell'assassino della camera 622 non fu mai svelata. Anni dopo, grazie ad un'intuizione di Scarlett, verrà squarciato anche questo velo.
Il romanzo ha un'importante componente metanarrativa e utilizza la tecnica del mise en abyme: infatti Dicker finge di aver vissuto in prima persona le vicende narrate e nel corso della narrazione fa ripetutamente riferimento al romanzo stesso (che inizierà a scrivere nel corso della vicenda). La sensazione del romanzo che parla di sé stesso è accentuata nel finale, quando Dicker scrive di avere... finito di scrivere L'enigma della camera 622 e di essersi immaginato le vacanze al Palace e la sua vicina di stanza Scarlett (il cui cognome, Leonas, è anagramma di Sloane, la sua ultima fiamma). Il libro è dedicato alla memoria di Bernard de Fallois, e in alcuni capitoli Dicker racconta alcuni aneddoti dell'amicizia che lo legava all'editore, ad esempio di come avesse premuto per fare uscire in anticipo l'Harry Quebert, intuendone la potenzialità.
La risoluzione del giallo, ossia lo smascheramento dell'assassino, è solo uno dei tanti misteri che il lettore è chiamato a svelare: fino a due terzi del romanzo, infatti, non viene svelato neppure chi sia l'ucciso, né il nuovo presidente, anche se nei capitoli precedenti sono presenti numerosi indizi abilmente celati.
Nel romanzo è datato solo il "presente", ossia il 2018, quando Joël e Scarlett iniziano a indagare; non è mai indicato l'anno del delitto, ma solo la data: domenica 16 dicembre. Dicker fissa nel tempo gli avventimenti avvenuti «quindici anni prima» dell'omicidio, quando Lev era facchino del Palace e conobbe Anastasia. L'anno del delitto si può dedurre dall'indicazione degli anni di carcere (quattro) che si fece Lev, arrestato per truffa pochi mesi dopo l'omicidio, e da quando Anastasia, nel 2018, racconta a Joël e Scarlett che Lev fu scarcerato «dieci anni prima»: il delitto avvenne quindi almeno quattordici anni prima del 2018. Sapendo che il delitto avvenne domenica 16 dicembre, l'anno più vicino al 2004 in cui il 16 dicembre era domenica è il 2001. Di conseguenza gli avvenimenti di quindici anni prima del delitto risalgono al 1986.
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