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Pablo Neruda


Pablo Neruda


Pablo Neruda, pseudonimo di Ricardo Eliécer Neftalí Reyes Basoalto (Parral, 12 luglio 1904 – Santiago del Cile, 23 settembre 1973), è stato un poeta, diplomatico e politico cileno, considerato una delle più importanti figure della letteratura latino-americana del Novecento.

Scelse lo pseudonimo di Pablo Neruda in onore dello scrittore e poeta ceco Jan Neruda. Nome che in seguito gli fu riconosciuto anche a livello legale. Definito da Gabriel García Márquez «il più grande poeta del XX secolo, in qualsiasi lingua» e considerato da Harold Bloom tra gli scrittori più rappresentativi del Canone Occidentale, è stato insignito nel 1971 del premio Nobel per la letteratura.

Ha anche ricoperto per il proprio Paese incarichi di primo piano, diplomatici e politici, come quello di senatore. Inoltre è conosciuto per la sua adesione al comunismo (per cui subì censure e persecuzioni politiche, dovendo anche espatriare a causa della sua opposizione al governo autoritario di Gabriel González Videla), la sua candidatura a presidente del Cile nel 1970, e il successivo sostegno al socialista Salvador Allende. Morì in un ospedale di Santiago pochi giorni dopo il golpe del generale Augusto Pinochet nel 1973, ufficialmente di tumore ma in circostanze ritenute dubbie, mentre stava per partire per un nuovo esilio.

Ricardo Eliécer Neftalí Reyes Basoalto nacque a Parral, una cittadina della provincia di Linares (nella regione del Maule), il 12 luglio del 1904, figlio di José del Carmen Reyes Morales, un impiegato delle ferrovie, e di Rosa Neftalí Basoalto Opazo, un'insegnante, che morì di tubercolosi quando il piccolo Pablo non aveva che un mese di vita. Nel 1906, all'età di due anni, il futuro poeta si trasferì col padre nella città di Temuco, nella regione meridionale dell'Araucanía, dove ben presto il genitore convolò a nozze con Trinidad Candia Malverde (una donna che il giovane Pablo soleva chiamare Mamadre e a cui dedicò anche alcune sue poesie), dalla quale l'uomo aveva precedentemente avuto un figlio di nove anni più grande, Rodolfo de la Rosa. Aveva inoltre una sorella, Laura Herminia, detta Laurita, nata invece da una successiva relazione extraconiugale del padre con Aurelia Tolrà, una donna catalana. Sia il padre sia la matrigna moriranno nel 1938.

Il giovane Neruda, al quale il padre aggiunse all'anagrafe il nome Neftalí, dal secondo nome della madre defunta (con cui, tra l'altro, veniva spesso chiamato dai familiari), dimostrò un vivo interesse per la scrittura e la letteratura, avversato dal padre ma incoraggiato dalla poetessa Gabriela Mistral, futura vincitrice del Premio Nobel per la letteratura nel 1945 e sua insegnante durante il periodo di formazione scolastica. Il suo primo lavoro ufficiale come scrittore fu l'articolo Entusiasmo y perseverancia, pubblicato ad appena 13 anni sul giornale locale La Mañana, diretto da Orlando Mason, che Neruda pensava essere suo zio ma che in realtà si rivelò il frutto di una relazione di molto antecedente tra Trinidad Candia Marverde e Rudecindo Ortega ed era stato adottato da Micaela (sorella di Trinidad) e dal marito Carlos Mason .

Nel 1920 iniziò a utilizzare per le sue pubblicazioni lo pseudonimo di Pablo Neruda, in omaggio a Jan Neruda, in modo da poter scrivere poesie senza che il padre (il quale riteneva quest'arte un'attività poco "rispettabile") lo scoprisse. Inoltre, Pablo aveva un rapporto conflittuale col padre José e scelse di disconoscere il cognome paterno Reyes.

L'anno successivo, il 1921, si trasferì a Santiago del Cile per studiare la lingua francese e con l'intenzione iniziale di diventare in seguito insegnante, idea ben presto abbandonata per la poesia.

Nel 1923 pubblicò il suo primo volume in versi, Crepusculario, che fu apprezzato da scrittori come Alone, Raúl Silva Castro e Pedro Prado, seguito a distanza di un anno da Veinte poemas de amor y una canción desesperada, una raccolta di poesie d'amore, di stile modernista ed erotico, motivo che spinse alcuni editori a rifiutarlo. Grazie a queste due opere venne acclamato e tradotto in alcuni paesi stranieri: tuttora esse sono tra le sue opere maggiormente apprezzate.

Neruda si ritrovò in una condizione di povertà che lo costrinse ad accettare nel 1927 un incarico di console onorario nel Sudest asiatico, in Birmania, seguito da altri innumerevoli incarichi. Sull'isola di Giava sposò la banchiera olandese Marietje Antonia Hagenaar (successivamente Hagenaar Vogelzang) detta Maruca. Durante i suoi incarichi diplomatici, Neruda riuscì a comporre un gran numero di poesie, sperimentando varie forme poetiche tra cui quelle surrealistiche che si possono trovare nei primi due volumi di Residencia en la tierra che risalgono a questo periodo.

Prima di ritornare in Cile, ottenne altre destinazioni diplomatiche, dapprima a Buenos Aires, quindi in Spagna, a Barcellona, dove in seguito sostituì Gabriela Mistral nella carica di console a Madrid. In questo periodo conobbe altri scrittori come Rafael Alberti, Federico García Lorca e il poeta peruviano César Vallejo. Durante la permanenza nella capitale spagnola nacque la figlia Malva Marina Trinidad (1934-1943), affetta da idroencefalite, che morì in tenera età. Sarà proprio lo stato di frustrante prostrazione e incurabilità dell'unica figlia avuta dal poeta la causa vera dei dissapori sempre più insopprimibili che portarono a una crisi familiare con la Hagenaar, che giunse al culmine a seguito della frequentazione di Neruda con Delia del Carril, argentina, di vent'anni più anziana di lui e che diverrà la seconda moglie. Appassionata fautrice del comunismo, fu lei a indirizzare l'iniziale tendenza anarco-individualista di Neruda verso gli ideali marxisti.

L'abbraccio delle idee comuniste e di solidarietà civile trovò ulteriore humus per Neruda anche nel ribrezzo che provava nei confronti dei soprusi compiuti dai fascisti di Francisco Franco durante gli anni della guerra civile spagnola. La sua "svolta a sinistra" fu ancora più decisa dopo la barbara uccisione, da parte dei franchisti, di Federico García Lorca, di cui era divenuto amico: l'appoggio di Neruda al fronte repubblicano, che si opponeva all'allora nascente dittatura di Franco, fu totale, sia nei discorsi sia negli scritti come, ad esempio, la raccolta di poesie España en el corazón. In seguito all'elezione a presidente del Cile di Pedro Aguirre Cerda nel 1938, di cui Neruda era stato sostenitore, il poeta ricevette l'incarico di far evacuare dai campi francesi i 2 000 esiliati spagnoli, per i quali organizzò un trasferimento via mare in Cile utilizzando la nave Winnipeg. In questa occasione gli venne rimproverato di aver privilegiato gli sfollati di fede comunista a scapito degli altri, anche se sembra che la scelta sulle persone da imbarcare fosse stata fatta principalmente dal presidente della repubblica spagnola in esilio, Juan Negrín.

L'inconsistenza di queste rimostranze è poi ulteriormente dimostrata dal grande affetto con cui, ancora oggi, è largamente ricordato in Francia. Tra il 1940 e il 1943 gli venne assegnato l'incarico di console generale a Città del Messico e fu in questi anni che divorziò dalla prima moglie, si sposò con Delia del Carril e apprese della morte della figlia, a soli 8 anni, nei territori occupati dei Paesi Bassi. Neruda aiutò poi il pittore messicano David Alfaro Siqueiros, accusato di essere uno dei cospiratori coinvolti nel tentativo di omicidio di Lev Trotsky nel 1940 (Trotsky sarà assassinato poco dopo, in un secondo tentativo, da Ramón Mercader, un agente segreto spagnolo che lavorava per l'URSS), facendogli ottenere un visto di ingresso per il Cile e dandogli ospitalità. Neruda rivelò che lo fece su richiesta informale del nuovo Presidente messicano Manuel Ávila Camacho.

Siqueiros dipinse in quel periodo un murale nella scuola di Chillán. Nel 1943, durante il viaggio di ritorno a casa, Neruda si fermò in Perù, visitò Machu Picchu, e rimase molto colpito dalla città degli Inca, che gli ispirò, nel 1945, la scrittura di Alturas de Macchu Picchu, un poema in dodici parti sulla colonizzazione spagnola. Lo stesso argomento ispirò anche Canto General (in cui fu incluso anche Alturas), pubblicato in seguito, nel 1950, che contiene fortissimi accenti polemici contro il cosiddetto imperialismo statunitense (di cui, tra l'altro, denunciò gli abusi di multinazionali come la Coca-Cola, la United Fruit Company e la Anaconda Copper, nominate esplicitamente nel testo). Il testo descrive inoltre storia, geografia, mitologia, cultura, flora e fauna del Sudamerica.

Negli anni successivi, espresse la sua ammirazione per l'Unione Sovietica - anche per il ruolo decisivo svolto nella definitiva sconfitta della Germania nazista - e per Stalin, a cui nel 1953 dedicò una composizione, in occasione della morte. Le rivelazioni successive sul culto della personalità coltivato dal leader sovietico e sulle purghe staliniste (a partire dal celebre discorso di Nikita Chruščëv, successore di Stalin, durante il XX congresso del partito comunista sovietico di Mosca del febbraio 1956) spinsero Neruda a cambiare opinione, facendo autocritica e rinnegando l'ammirazione espressa in precedenza: nelle sue memorie manifestò il suo rammarico per aver contribuito alla creazione di un'immagine non reale di Stalin.

Questo errore di valutazione lo portò a guardare con occhio diverso anche il comunismo cinese, che conobbe durante un viaggio nel 1957, temendo la ripetizione degli stessi errori - cioè la venerazione di una "divinità socialista" - anche nei confronti di Mao Tse-Tung. Nonostante le disillusioni, Neruda rimase comunque sempre fedele alle sue convinzioni comuniste e fu criticato da molti detrattori che lo accusarono di non aver mai preso posizione a favore degli intellettuali dissidenti Boris Pasternak e Joseph Brodsky.

Il 4 marzo 1945 fu eletto senatore, nella lista del Partito comunista nelle province nordorientali del Cile di Antofagasta e Tarapacá, situate nell'inospitale deserto di Atacama, e pochi mesi dopo prese ufficialmente la tessera del Partito Comunista del Cile. L'anno seguente, il candidato ufficiale del Partito Radicale del Cile per le elezioni presidenziali, Gabriel González Videla, gli chiese di assumere la direzione della campagna elettorale della "Coalizione democratica" per le presidenziali, comprendente radicali, comunisti e democratici: a questo incarico il poeta si dedicò con fervore, contribuendo alla sua nomina a presidente, battendo il candidato conservatore Cruz-Coke, ma rimase deluso per l'inaspettato voltafaccia di González Videla nei confronti proprio del Partito Comunista dopo le elezioni.

Il punto di non ritorno nel rapporto tra il poeta e il politico fu la violenta repressione con cui quest'ultimo colpì i minatori in sciopero nella regione di Bío-Bío, a Lota, dell'ottobre 1947: i manifestanti vennero imprigionati in carceri militari e in campi di concentramento nei pressi della città di Pisagua. La disapprovazione di Neruda culminò nel drammatico discorso del 6 gennaio 1948 davanti al Senato cileno, chiamato in seguito Yo acuso ("Io accuso"), in cui lesse all'assemblea l'elenco dei minatori tenuti prigionieri. Il governo di González Videla si era dunque rapidamente trasformato in un regime autoritario, da cui Neruda prese completamente le distanze.

La reazione di González Videla fu l'emanazione di un ordine d'arresto contro Neruda, per sottrarsi al quale il poeta si vide costretto a intraprendere un duro periodo - 13 mesi - di fuga, nascosto da amici e compagni. Inoltre, González Videla promulgò nel marzo del 1948 anche la cosiddetta Ley de Defensa Permenente de la Democracia (dai detrattori soprannominata invece Ley maldita), in base alla quale il Partito Comunista del Cile venne dichiarato fuorilegge e oltre 26 000 iscritti vennero cancellati dalle liste elettorali, e i rappresentanti eletti, tra cui Neruda, fatti decadere dalle cariche. A questo periodo della sua vita è dedicato il film Neruda di Pablo Larraín, uscito nel 2016. Nel marzo 1949 riuscì a rifugiarsi in Argentina, sotto il governo di Juan Domingo Perón, dopo un'avventurosa traversata delle Ande, di cui raccontò nel discorso della cerimonia di consegna del Nobel. Nel 1950 terminò intanto il suo incarico senatoriale.

Durante l'esilio argentino durato tre anni, conobbe a Buenos Aires Miguel Ángel Asturias, che ricopriva la carica di addetto culturale per il Guatemala e che riuscì a procurargli un passaporto grazie al quale poté abbandonare l'Argentina. Anche grazie all'aiuto di Pablo Picasso, Neruda riuscì ad arrivare a Parigi, compiendo un'apparizione a sorpresa al "Congresso Mondiale dei Partigiani della Pace", clamorosa in quanto, nel frattempo, il governo cileno aveva continuato a negare che Neruda avesse lasciato il territorio natio. Furono, quelli dell'esilio, anche anni di numerosi viaggi tra l'Europa, l'India, la Cina, l'URSS e il Messico.

Proprio in Messico, Neruda fu colpito da un serio attacco di flebite, strascico delle lunghe costrizioni in luoghi molto angusti cui l'aveva obbligato la latitanza; durante il periodo di cure, conobbe Matilde Urrutia, una cantante cilena, con cui iniziò una relazione e che anni dopo sposò. Durante il periodo messicano pubblicò il Canto General, iniziato anni prima in Cile. Una versione più breve del manoscritto era stata pubblicata già alcuni mesi prima, in Cile, sulla base dei testi lì lasciati, a cura del Partito Comunista (clandestino per via della citata Ley de defensa).

Nel 1952, Neruda visse per un periodo in una villa messagli a disposizione dall'ingegnere e naturalista Edwin Cerio, sull'Isola di Capri. Di lì, dopo alcuni mesi, si spostò a Sant'Angelo d'Ischia. Tale periodo nelle due isole campane suggerì a Massimo Troisi l'idea dell'ambientazione del film Il postino (1994), diretto da Michael Radford, in cui il poeta è interpretato da Philippe Noiret. La sceneggiatura fu liberamente tratta dal romanzo Il postino di Neruda di Antonio Skármeta, che, a differenza del film, è ambientato nel giugno del 1969 in un piccolo villaggio di pescatori di Isla Negra, una spiaggia al largo di El Quisco, nella regione di Valparaíso.

Nel 1952, il governo di González Videla era ormai al termine del mandato, colpito anche da numerosi scandali per corruzione, e il Partito Socialista presentò la candidatura a nuovo presidente di Salvador Allende, richiedendo contemporaneamente la presenza in patria del suo letterato più illustre al fine di avallarne al meglio l'investitura. Presidente fu eletto però in novembre il conservatore Carlos Ibáñez del Campo. Neruda tornò in Cile in agosto, ritrovando provvisoriamente la moglie Delia del Carril, ma il matrimonio era ormai destinato al naufragio grazie anche alla nuova relazione iniziata in Messico. Ottenuto il divorzio, sposò quindi la terza e ultima moglie, Matilda Urrutia. Nel 1953 Neruda ottenne il Premio Stalin per la pace.

Di conseguenza, nel 1955, Delia lo lasciò per fare ritorno in Europa. Tuttavia, l'abbandono di Delia non determinò per Neruda quello dell'impegno comunista: il poeta proseguì nella sua attività politica, prendendo ad esempio posizione contro gli Stati Uniti durante la crisi dei missili di Cuba (Neruda aveva sostenuto la rivoluzione cubana di Fidel Castro) e la guerra del Vietnam. Ciò gli attirò gli strali delle parti più conservatrici degli USA, e l'Associazione per la libertà della cultura, organizzazione dietro la quale in realtà si celava la CIA, cercò di minare in ogni modo la sua credibilità e la sua reputazione, citandone ad esempio le posizioni in merito al tentato assassinio di Trotsky del 1940.

Questa campagna fu frenata solo nel 1964, quando fu ventilata l'ipotesi di insignire Neruda del Premio Nobel e l'unica candidatura alternativa era quella di Jean-Paul Sartre, personaggio ancora più inviso ai conservatori statunitensi (poi effettivamente premiato, anche se rifiutò di ritirare il Premio). Nel 1966 Neruda fu invitato a New York per una conferenza internazionale dell'associazione degli scrittori, ma Arthur Miller, organizzatore dell'evento, incontrò molte difficoltà e dovette fare notevoli pressioni sull'amministrazione Johnson sia per riuscire a fargli ottenere un visto, sia per la presenza di tanti altri letterati provenienti da oltre la cortina di ferro.

Proprio per questi motivi, lo scrittore messicano Carlos Fuentes indicò successivamente il convegno come uno dei primi passi verso la fine della Guerra Fredda. A lavori conclusi, Neruda effettuò per la Biblioteca del Congresso di Washington D.C. registrazioni audio di alcune delle sue composizioni. Durante il viaggio di ritorno in patria, Neruda fece una sosta in Perù, dove fu accolto con tutti gli onori dal presidente Fernando Belaúnde Terry, ma la visita fu mal vista da Cuba. In quegli anni i rapporti tra Perù e Cuba erano alquanto tesi a causa delle differenze politiche e Neruda fu accusato dagli intellettuali cubani di essere un revisionista al soldo degli Yankees e non poté recarsi sull'isola caraibica sino al 1968.

Di ciò Neruda fu molto dispiaciuto tanto che nell'autobiografia Confesso che ho vissuto criticò l'atteggiamento degli intellettuali cubani, definendolo «fanatico» e un «colpo alla schiena». Nel 1967, alla morte di Ernesto Che Guevara in Bolivia, Neruda scrisse molti articoli sulla perdita del "grande eroe della rivoluzione", dalla cui stima era del resto ricambiato, come testimonia la composizione, da parte di Guevara, di un piccolo saggio elogiativo sul libro di Neruda Canto General.

Nel 1969, Neruda fu indicato come uno dei candidati alla carica di Presidente della Repubblica cilena per la coalizione di centro sinistra, e scelto poi come candidato ufficiale del Partito comunista cileno, ma si ritirò dalla competizione elettorale appoggiando alle elezioni del 1970 il candidato socialista Allende e aiutandolo a divenire il primo presidente socialista democraticamente eletto in Cile. Dal 1970 al 1972 riprese la carriera diplomatica, nominato da Allende ambasciatore del Cile presso la sede di Parigi, carica che segnò il culmine della sua attività politica ma che dovette però lasciare presto per motivi di salute, in particolare per il tumore alla prostata di cui soffriva.

Il 21 ottobre 1971, ottenne, terzo scrittore dell'America Latina dopo Gabriela Mistral nel 1945 e Miguel Ángel Asturias nel 1967, il Premio Nobel per la letteratura. Al suo primo ritorno in patria, l'anno successivo, venne trionfalmente accolto in una manifestazione presso lo stadio di Santiago. Di questi anni sono anche le sue ultime pubblicazioni in vita, La espada encendida e Las piedras del cielo, edite durante il soggiorno parigino.

Prima di morire assistette al colpo di Stato del generale Augusto Pinochet dell'11 settembre 1973 nonché alla morte del presidente Allende, suo amico personale, morto durante l'assalto al palazzo della Moneda. Insediatasi la dittatura, i militari cominciarono a vessarlo con le perquisizioni ordinate dal generale golpista; durante una di queste, Neruda avrebbe detto ai militari «Guardatevi in giro, c'è una sola forma di pericolo per voi qui: la poesia».

Mentre attendeva di poter espatriare in Messico, il poeta si aggravò e venne ricoverato presso la clinica Santa María di Santiago, il 19 settembre. Morì quattro giorni dopo, all'età di 69 anni, ufficialmente per il cancro alla prostata, ma forse, secondo la recente testimonianza del suo autista e guardia del corpo, fu assassinato per volontà di Pinochet nella clinica (la stessa nella quale, il 22 gennaio 1982, fu assassinato il democristiano Eduardo Frei Montalva) mediante una misteriosa iniezione.

Neruda terminò l'ultima poesia forse il giorno prima della morte; intitolata I satrapi, è un attacco diretto, rabbioso e senza mezzi termini contro Pinochet, Richard Nixon (già preso di mira come "malvagio... genocida della Casa Bianca" nel poema Incitamento al nixonicidio) e altri politici come Frei Montalva e il dittatore uruguaiano Juan María Bordaberry: «Nixon, Frei e Pinochet / fino a oggi, fino a questo amaro / mese di settembre / dell'anno 1973, / con Bordaberry, Garrastuzu e Banzer, / iene voraci (...) / satrapi mille volte venduti / e traditori».

Il suo funerale fu uno dei primissimi momenti di opposizione alla dittatura, poiché avvenne nonostante la presenza ostile e intimidatoria dei militari a mitra spianato che guardavano a vista i partecipanti, come testimonia un filmato clandestino girato all'epoca. Molti dei partecipanti inneggiarono ad Allende, ma i soldati non osarono intervenire; comunque, parecchi tra i presenti finirono poi desaparecidos o furono arrestati in seguito. Fu, inoltre, un gesto di solidarietà e di ribellione contro l'ultimo sfregio nei confronti di Neruda, compiuto mentre giaceva nel letto d'ospedale: la devastazione, sempre per ordine di Pinochet, delle sue proprietà. La morte e le esequie di Neruda, chiamato nel libro "il Poeta", sono ricordate da Isabel Allende nell'ultima parte del romanzo La casa degli spiriti. L'autrice era difatti presente alla cerimonia.

L'ultima moglie pubblicò postuma l'autobiografia su cui Neruda aveva lavorato sino al giorno prima di morire, suscitando il risentimento di Pinochet per le dure critiche contro la brutalità della dittatura. Anche di Matilde Urrutia venne pubblicata, nel 1986, un'autobiografia sul periodo trascorso con Neruda, dal titolo Mi vida junto a Pablo Neruda; in Cile, le opere di Neruda vennero riabilitate e rimesse in commercio nel 1990, dopo la caduta della dittatura. Le tre abitazioni possedute da Neruda in Cile, La Chascona a Santiago, La Sebastiana a Valparaiso, e la Casa de Isla Negra a El Quisco sono oggi musei, gestiti dalla Fondazione Neruda. Nel 1992, le salme di Neruda e della moglie furono esumate dal cimitero di Santiago e sepolte nel giardino della Isla Negra.

Seppur la Fondazione Neruda si sia opposta sin dall'inizio, la salma di Neruda è stata riesumata dopo 40 anni dalla morte, l'8 aprile 2013, con l'obiettivo di chiarire il mistero sulla sua morte, ovvero se sia avvenuta per cause naturali o si sia trattato di un omicidio. Disposto dal giudice cileno Mario Carroza nell'ambito dell'inchiesta basata sulle accuse di Manuel Araya, autista del poeta secondo il quale il grande poeta fu ucciso con un'iniezione letale durante il ricovero nell'ospedale di Santiago, e su richiesta dei nipoti di Neruda. L'ipotesi è stata per il momento smentita dal referto sugli esami radiologici e istologici effettuati sulla salma nei quali si evidenzia, come era noto già all'epoca, lo stato molto avanzato del suo tumore alla prostata. Per una prova definitiva si attese l'esito delle analisi tossicologiche ancora in corso presso i laboratori dell'Università della North Carolina, negli Stati Uniti.

I sostenitori della tesi dell'assassinio, basandosi sulle testimonianze dell'epoca, affermano che Neruda non era in fin di vita, nonostante fosse gravemente malato, e che Pinochet avrebbe ordinato a un sicario, un agente segreto della CIA collegato anche ad ambienti del neofascismo, Michael Townley, di accelerarne la morte con una non ben definita "iniezione allo stomaco" per evitare che diventasse un leader dell'opposizione all'estero, secondo le parole di Neruda stesso all'autista, che raccontò che un medico era entrato e gli aveva praticato l'iniezione; il giorno dopo le sue condizioni peggiorarono improvvisamente e morì, prima della partenza per il nuovo esilio. Il giudice Carroza ordinò, sempre nel 2013, di rintracciare e identificare il presunto killer di Neruda, che però vive con un falso nome negli Stati Uniti, sotto il programma di protezione testimoni dell'FBI in una località segreta.

Anche la moglie riferì dell'allarme di Neruda per la misteriosa iniezione. Mentre Matilde Urrutia era in viaggio con Araya verso la Isla Negra per recuperare le ultime cose prima di partire per il Messico, verso le ore 16 ricevettero una telefonata di Neruda dall'ospedale. Il poeta chiese di tornare indietro perché era molto preoccupato, poiché «mentre dormiva nella sua camera della clinica alcune persone erano entrate e gli avevano iniettato qualcosa nell'addome». Disse che "si sentiva male", secondo le parole riportate da Araya. Quando l'autista e la moglie arrivarono a Santiago, trovarono il poeta, che prima era indebolito ma comunque in discrete condizioni, con un'improvvisa febbre. Neruda mostrava segni di arrossamento dove gli era stata praticata l'iniezione ma il dottor Sergio Drapper affermò che erano calmanti e antidolorifici. Drapper sostenne poi che l'iniezione fu praticata da un certo dottor Price; ne fornì un identikit, coincidente con l'aspetto fisico di Michael Townley, che egli non aveva mai conosciuto sotto questo nome.

Anche l'infermiera di Neruda, citando voci di corridoio della clinica, sostiene la tesi dell'omicidio. Uscito, alle ore 19, per andare a comprare un medicinale in una farmacia periferica (dove il medico aveva indirizzato Araya), la macchina fu intercettata dai militari che lo fermano, trattenendolo per un controllo e poche ore dopo (alle 22 circa) Neruda fu dichiarato morto dai medici della clinica. La moglie di Neruda rimase nella clinica ma Araya fu arrestato e torturato per dieci giorni nel campo di concentramento dell'Estadio Nacional de Chile; ritenendo di non essere creduto, decide di parlare solo dopo la clamorosa scoperta dell'omicidio di Eduardo Frei Montalva (1982), avvenuta nel 2005.

Come causa di morte del poeta vennero indicate tre motivazioni, in altrettante copie del certificato: tumore, insufficienza cardiaca (come conseguenza della malattia), cachessia (senza nominare il tumore), mentre le cartelle cliniche della struttura dove morì e dell'Ospedale Tedesco, dove effettuava altre cure, risultarono sparite, come i registri dei medici di turno nei giorni prossimi alla sua morte.

Nel novembre 2013 il direttore del servizio medico legale cileno, Patricio Bustos, ha fatto analizzare la salma di Neruda concludendo che il poeta è morto a causa di un tumore alla prostata, il cui decorso fu forse accelerato dallo stress emotivo dei giorni del golpe.

Nessuna sostanza velenosa è stata rintracciata nel corpo, se non tracce dei medicinali e degli antidolorifici assunti per contrastare il cancro, mentre nelle ossa erano presenti molte metastasi. Gli avvocati del nipote del poeta contestano le diverse cause di decesso riportate in tre copie del certificato di morte, e affermano che non tutte le sostanze e i metodi, come il gas sarin (che Townley affermò essere stato usato in alcuni omicidi politici fatti passare per suicidi o morti naturali), il polonio-210, iniezioni di aria che causano embolia, sovradosaggi di morfina, o alcune tossine come quella botulinica - secondo Townley tossine usate per uccidere l'ex Presidente cileno Eduardo Frei Montalva, nel cui corpo furono trovati residui di tallio e gas mostarda (quest'ultimo gas, noto anche come iprite, è un agente vescicante e ustionante per contatto, usato come arma chimica e che accelera il diffondersi di infezioni, danneggiando anche il sistema immunitario per leucopenia) - lasciano tracce dopo così tanto tempo e talvolta possono essere mascherati da farmaci.

Sia i nipoti sia il Partito Comunista Cileno, nel gennaio 2015, hanno ottenuto un supplemento di inchiesta e la riapertura dell'indagine, con nuovi esami scientifici sui reperti biologici prelevati dalla salma nel 2013, onde ricercare specifiche sostanze chimiche o metalli pesanti, letali in breve tempo in un organismo debilitato.

Nel maggio 2015 un gruppo spagnolo ha annunciato il ritrovamento di proteine anomale nelle ossa di Neruda, non riferibili a farmaci, alcune legate al cancro e altre a un'infezione improvvisa e assai rapida da Staphylococcus aureus; anche se tali infezioni sono fortemente possibili in ospedale e in pazienti gravemente malati, un'esplosione batterica così veloce dopo il ricovero e la suddetta iniezione, tale da portare Neruda alla morte in poche ore, potrebbe far sospettare un intervento esterno per favorire l'infezione, come la detta iprite le cui tracce scompaiono dopo pochi anni. I medici spagnoli conclusero dicendo che ciò potrebbe essere verosimile, anche se non può essere né dimostrato né escluso.

L'indagine è stata avviata verso l'archiviazione, ma il governo cileno, di fronte ai persistenti dubbi, ha istituito presso il dipartimento per i diritti umani due commissioni scientifiche che nel novembre 2015 hanno redatto un documento riservato poi reso pubblico, in cui si legge che è probabile che Neruda non sia morto «a causa del cancro alla prostata di cui soffriva», e che «risulta chiaramente possibile e altamente probabile l'intervento di terzi», concludendo che al paziente «fu applicata un'iniezione o gli fu somministrato qualcosa per via orale che ha fatto precipitare la sua prognosi in appena sei ore». Si tratta della prima volta che lo Stato cileno smentisce la causa di morte dichiarata dal governo di Pinochet nel 1973.

Dopo aver atteso per diversi anni i risultati degli studi sui resti di Neruda, lunedì 13 febbraio 2023 suo nipote Rodolfo Reyes ha annunciato in una conferenza stampa che il poeta era stato avvelenato, secondo un nuovo rapporto di un comitato scientifico internazionale realizzato da esperti della canadese Mc Master University e dell'Università di Copenaghen. «I batteri Clostridium botulinum trovati nel suo corpo non dovevano trovarsi nello scheletro di Neruda; questo significa che è stato assassinato, che c'è stato l'intervento di agenti dello Stato nel 1973», ha dichiarato all'agenzia di stampa EFE.

Nel novembre 2018 il Comitato culturale della camera bassa del Cile ha votato a favore della ridenominazione dell'aeroporto principale di Santiago a memoria di Neruda. La decisione ha suscitato proteste da parte di gruppi femministi, che hanno evidenziato un passaggio nelle memorie di Neruda in cui egli descrive lo stupro di una donna a Ceylon nel 1929. Le parole che Neruda usa per descrivere lo stupro non lasciano dubbi sul fatto che egli fosse consapevole della mancanza di consenso della donna: «una mattina, ho deciso di andare fino in fondo, l'ho afferrata con forza per il polso e l’ho guardata in faccia. Non c'era lingua che potessi parlarle. Si è lasciata guidare da me senza sorridere e presto è rimasta nuda sul mio letto. [...] L'incontro è stato come quello di un uomo con una statua. Lei ha tenuto i suoi occhi spalancati per tutto il tempo, completamente inerte. [...] Aveva ragione ad avere disprezzo di me».

Precedentemente, Neruda descrive la stessa donna come un «timido animale della giungla», parole che ne rimarcano la visione razzista e sessista. Diversi gruppi femministi, sostenuti dal crescente movimento #MeToo e anti-femminicidio, hanno affermato che Neruda non dovrebbe essere coperto di onori e sottolineano come ignorare il suo crimine sminuisca il valore della vita delle donne. Oggi Neruda rimane una figura controversa per le femministe cilene. Vergara Sánchez ha dichiarato «È ora di smettere di idolatrare Neruda e iniziare a parlare del fatto che abbia commesso abusi; essere un artista famoso non lo esenta dall'essere uno stupratore.» La scrittrice e attivista Isabel Allende ha affermato che "come molte giovani femministe in Cile, sono disgustata da alcuni aspetti della vita di Neruda [ma] il Canto General è ancora un capolavoro", e Neruda è stato inserito in una proposta di lista di autori "maschilisti e progressisti" da eliminare dall'insegnamento scolastico; mentre in controtendenza lo scrittore e politico ispano-peruviano Mario Vargas Llosa che accusa i movimenti femministi di cancel culture ha scritto su El País: «attualmente il più risoluto nemico della letteratura, che pretende di depurarla dal maschilismo, da molteplici pregiudizi e immoralità, è il femminismo che appoggia apertamente questa offensiva antiletteraria e anticulturale [...] è ovvio che, con questo tipo di approccio a un’opera letteraria, non ci sia romanzo della letteratura occidentale che scampi all’incinerimento».

La poetica di Neruda spazia dal realismo al surrealismo, dalla lirica intimista a quella civile e politica. Tra i suoi principali ispiratori e modelli vi sono Francisco de Quevedo, Walt Whitman (da lui spesso citato direttamente, come il suo maestro e la sua guida morale e artistica) e Arthur Rimbaud, come rilevato dal critico Leo Spitzer.

Secondo Neruda, la poesia è un atto di pace e amore, ma egli è costretto dalle circostanze a combattere chi questa pace vuole distruggere, come nei versi diretti contro i dittatori, il neocolonialismo e l'imperialismo statunitense (emblematici sono il Canto general e Incitamento al nixonicidio e celebrazione della rivoluzione cilena), in cui la rabbia del poeta verso chi rovina la purezza della vita viene palesata; la sua ispirazione più profonda però non viene mai messa in ombra:

Egli esprime un concetto romantico e drammatico della vita, amante delle piccole cose e della sua terra e in rivolta con le convenzioni, l'ordine costituito e le banalità della vita moderna. Il tema dell'amore per la vita si accompagna all'indagine sulla morte e sull'esistenza, alla ricerca di una libertà assoluta e quindi al disprezzo per i tiranni e per il potere (in questo senso va intesa anche la sua sentimentale adesione alle idee comuniste, senza dogmatismo e sempre pronta a mettersi in discussione).

Per quanto riguarda la forma e la metrica, Neruda predilige le forme semplici, come il verso libero, molto attento al linguaggio, estremamente ricco e potente, palpitante di emozioni vitali. Egli vuole anche essere una voce epica per la celebrazione della storia e del popolo dell'America latina, di cui reinventa anche i miti e le leggende, utilizzandole come sfondo alla sua critica del presente, ma l'argomento principale della sua poesia resta certamente l'amore: verso l'esistenza, verso la donna amata, verso il suo Paese, l'umanità, la natura, le piante, il cibo e gli animali (si veda Alture di Machu Picchu e le varie Odi elementari: Ode al gatto, Ode al pomodoro, Ode al carciofo, ecc.), tutto ciò che suscita un sentimento di connessione e felicità nel poeta.

  • 1923 Crepusculario
  • 1924 Veinte poemas de amor y una canción desesperada
  • 1933 Residencia en la tierra
  • 1937 España en el corazón (stampato nel '35, in piena guerra civile, dai soldati repubblicani, con carta da loro stessi prodotta, edizioni Ejercito del Este)
  • 1950 Canto general
  • 1953 Los Versos del Capitán
  • 1954 Las uvas y el viento
  • 1960 Las piedras de Chile
  • 1964 Memorial de Isla Negra
  • 1970 Las piedras del cielo
  • 1973 Confieso que he vivido (Autobiografia)

Tra le traduzioni ed edizioni italiane, degne di particolare nota sono:

  • Poesie, traduzione di Salvatore Quasimodo, illustrazioni di Renato Guttuso, Torino, Einaudi, 1952. [antologia]
  • Los versos del Capitán, Napoli, Arte tipografica, 1952, per una sottoscrizione tra amici con l'avallo dallo stesso Neruda; ed. del cincuentenario, Napoli, Arte tipografica, 2002.
  • Canto generale. La lampada sulla terra, a cura di Dario Puccini, Parma, Guanda, 1955.
  • Poesie, introduzione, traduzione e note a cura di Dario Puccini, Firenze, Sansoni, 1962.
  • Poesie e scritti in Italia, a cura di Ignazio Delogu, Roma, Lato side, 1981.
  • La casa delle odi, traduzione di Alessandra Repossi, illustrazioni di Beatriz Bermúdez Parrado, Firenze-Milano, Motta junior, 2012. ISBN 978-88-8279-379-1. [antologia di 13 odi scelte in nuova traduzione rivolto ai giovani lettori]
  • Crepuscolario, Santiago, Ediciones Claridad, 1923; edizione definitiva, Santiago, Nascimento 1924
  • Veinte poemas de amor y una canciòn desesperada, Santiago, Nascimento 1924; versione definitiva Santiago, Nascimento, 1932.
  • Tentativa del hombre infinito, Santiago, Nascimento, 1933.
  • El habitante y su esperanza, Santiago, Nascimento, 1926, prosa.
  • Anillos, Santiago, Nascimento, 1926, prosa, in collaborazione con il suo amico scrittore Tomás Lago.
  • El hondero entusiasta, Santiago, Empresa Letras, 1933.
  • Residencia en la tierra (1925-1931), Santiago, Nascimento 1933.
  • Residencia en la tierra (1925-1935), Spagna, Madrid, Cruz y Raya, 1935, 2 volumi.
  • España en el corazòn, Santiago, Ercilla, 1937
  • Las furias y las penas, Santiago, Nascimento, 1939
  • Tercera residencia (1935-1945), Argentina, Buenos Aires, Losada 1947; per la sezione IV, España en el corazòn, vedi sopra
  • Alturas de Macchu Picchu. Santiago, Ediciones de Libreria Neira, 1947.
  • Canto general, Messico, Talleres Gráficos de la Nación, 1950.
  • Los versos del capitán, Italia, Napoli, Arte Tipografica, 1952.
  • Todo el amor, Santiago, Nascimento, 1953
  • Las uvas y el viento, Santiago, Nascimento, 1954.
  • Odas elementales, Argentina, Buenos Aires, Losada, 1954.
  • Viajes, Santiago, Nascimento, 1955
  • Nuevas odas elementales, Argentina, Buenos Aires, Losada, 1956.
  • Tercer libro de las odas, Argentina, Buenos Aires, Losada, 1957.
  • Estravagario, Argentina, Buenos Aires, Losada, 1958.
  • Navegaciones y regresos, Argentina, Buenos Aires, Losada, 1959.
  • Cien sonetos de amor, Santiago, Ed. Universitaria, 1959.
  • Canción de gesta, Cuba, La Habana, Imprenta Nacional de Cuba, 1960.
  • Las piedras de Chile, Argentina, Buenos Aires, Losada, 1961.
  • Cantos cerimoniales, Argentina, Buenos Aires, Losada, 1961.
  • Plenos poderes, Argentina, Buenos Aires, Losada, 1962.
  • Sumario. Libro donde nace la lluvia, Italia, Alpignano, Tallone, 1963.
  • Memorial de Isla Negra, Argentina, Buenos Aires, Losada 1964, 5 volumi, il primo costituito dall'opera precedente.
  • Arte de pájaros, Santiago, Ediciones Sociedad de Amigos del Arte contemporáneo, 1966, illustrato.
  • Una casa en la arena, Spagna, Barcellona, Lumen, 1966
  • Fulgor y muerte de Joaquín Murieta, Santiago, Zig-Zag, 1967, opera teatrale
  • La barcarola, Argentina, Buenos Aires, Losada, 1967.
  • La manos del día, Argentina, Buenos Aires, Losada, 1968.
  • Comiendo en Hungría, Spagna, Barcellona, Lumen, 1968
  • La copa de sangre, Italia, Alpignano, Tallone, 1969
  • Aún, Santiago, Nascimento, 1969.
  • Fin de mundo, Santiago, Edición de la Sociedad de Arte Contemporáneo, 1969.
  • Maremoto, Santiago, Sociedad de Arte Contemporáneo, 1970
  • La espada encendida, Argentina, Buenos Aires, Losada, 1970.
  • Las piedras del cielo, Argentina, Buenos Aires, Losada, 1970.
  • Geografía infructuosa, Argentina, Buenos Aires, Losada, 1972.
  • La rosa separada, Francia, Parigi, Éditions du dragón, 1972.
  • Incitación al nixonicidio y alabanza de la revolución chilena, Santiago, Empresa Editora Nacional Quimantú, 1973.
  • Libro de las preguntas, Argentina, Buenos Aires, Losada, 1974.
  • Jardín de invierno, Argentina, Buenos Aires, Losada, 1974.
  • 2000, Argentina, Buenos Aires, Losada, 1974
  • El corazón amarillo, Argentina, Buenos Aires, Losada, 1974
  • Elegía, Argentina, Buenos Aires, Losada, 1974
  • El mar y las campanas, Argentina, Buenos Aires, Losada, 1974
  • Defectos escogidos, Argentina, Buenos Aires, Losada, 1974
  • Confieso que he vivido. Memorias, Spagna, Barcellona, Seix Barral, 1974
  • Para nacer he nacido, Spagna, Barcellona, Seix Barral, 1977.
  • El río invisible. Poesía y prosa de juventud, Spagna, Barcellona, Seix Barral, 1980
  • Lentamente muore

Questo è il primo verso di una poesia dal titolo ¿Quién muere? diffusasi via posta elettronica ed erroneamente attribuita a Pablo Neruda, come confermano la Fundación Pablo Neruda e Stefano Passigli, presidente della Passigli Editori, editore delle opere di Neruda in Italia: «Chi conosce la sua poesia si accorge all'istante che quei versi banali e vagamente new-age non possono certo essere opera di uno dei più grandi poeti del Novecento». La poesia, il cui vero titolo è A Morte Devagar, appartiene in realtà alla scrittrice e poetessa brasiliana Martha Medeiros, ed è stata pubblicata il 1º novembre 2000 sul quotidiano Zero Hora di Porto Alegre in Brasile.

  • È proibito

Molto simile al primo, è caratterizzato anch'esso dall'uso della stessa figura retorica, l'anafora, anche questo poemetto si è diffuso attraverso la posta elettronica e i social network ed è stato erroneamente attribuito a Pablo Neruda. In realtà la paternità dell'opera, il cui titolo originale è "Queda Prohibido", appartiene ad Alfredo Cuervo Barrero. Il poema è iscritto nel Registro delle Proprietà Intellettuali di Biscaglia, a nome dello stesso autore, con numero di iscrizione BI -13- 03.

  • Si desti il taglialegna, Roma, Rinascita, 1951.
  • Poesie, Torino, Einaudi, 1952; Firenze, Sansoni, 1962.
  • Canto generale; La lampada sulla terra, Parma, Guanda, 1955.
  • Cento sonetti d'amore, Milano, Nuova Accademia, 1960.
  • Pablo Neruda, Milano, Nuova Accademia, 1960.
  • Pagine d'autunno, Milano, Nuova Accademia, 1961.
  • Storia di acque, di boschi, di popoli, Milano, Nuova Accademia, 1961.
  • 20 poesie d'amore e una canzone disperata, Milano, Nuova Accademia, 1962.
  • Tutte le opere di Neruda
I, Stravagario, Milano, Nuova Accademia, 1963.
II, Poesia d'amore, Milano, Nuova Accademia, 1963.
III, Memoriale di Isla Negra, Milano, Nuova Accademia, 1965.
  • Sommario. Libro dove nasce la pioggia, Alpignano, Stamperia A. Tallone, 1963.
  • I versi del capitano, Milano, Nuova Accademia, 1963.
  • Antologia poetica, Milano, Mursia, 1968.
  • Crepuscolario; Venti poesie d'amore e una canzone disperata; Tentativo dell'uomo infinito; L'abitante e la sua speranza; Anelli; Il fromboliere entusiasta, Firenze-Milano, Sansoni-Nuova Accademia, 1969.
  • Tre residenze sulla terra, Milano, Sansoni-Accademia, 1969.
  • Splendore e morte di Joaquin Murieta. Bandito cileno giustiziato in California il 23 luglio 1853, Torino, Einaudi, 1970.
  • Fine del mondo, Milano, Accademia, 1972.
  • Un poeta nella strada, L'Aquila, Japadre, 1972.
  • Elegia dell'assenza, Roma, Editori Riuniti, 1973.
  • Incitamento al nixonicidio e elogio della rivoluzione cilena, Roma, Editori Riuniti, 1973.
  • 2000, Firenze, Passigli, 1974.
  • Confesso che ho vissuto, Milano, SugarCo, 1974.
  • Le opere. Poesia, Torino, UTET, 1974.
  • Il postino, regia di Michael Radford (1994), nel quale Pablo Neruda è interpretato da Philippe Noiret affiancato da Massimo Troisi nella sua ultima apparizione cinematografica prima della prematura scomparsa.
  • Neruda, regia di Pablo Larraín (2016), nel quale Pablo Neruda è interpretato da Luis Gnecco.
Premio Nazionale di Letteratura del Cile
  • 1945
  • Wikisource contiene una pagina in lingua spagnola dedicata a Pablo Neruda
  • Wikiquote contiene citazioni di o su Pablo Neruda
  • Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Pablo Neruda
  • Poeta-diplomatico
  • Neruda, Pablo, su sapere.it, De Agostini.
  • (EN) Manuel E. Duran e Roberto González Echevarría, Pablo Neruda, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
  • (EN) Pablo Neruda, su nobelprize.org.
  • Opere di Pablo Neruda, su MLOL, Horizons Unlimited.
  • (EN) Opere di Pablo Neruda, su Open Library, Internet Archive.
  • (FR) Pubblicazioni di Pablo Neruda, su Persée, Ministère de l'Enseignement supérieur, de la Recherche et de l'Innovation.
  • (EN) Opere riguardanti Pablo Neruda, su Open Library, Internet Archive.
  • (EN) Bibliografia di Pablo Neruda, su Internet Speculative Fiction Database, Al von Ruff.
  • (EN) Pablo Neruda, su Goodreads.
  • Pablo Neruda, in Archivio storico Ricordi, Ricordi & C..
  • (EN) Spartiti o libretti di Pablo Neruda, su International Music Score Library Project, Project Petrucci LLC.
  • (EN) Pablo Neruda, su AllMusic, All Media Network.
  • (EN) Pablo Neruda, su Discogs, Zink Media.
  • (EN) Pablo Neruda, su MusicBrainz, MetaBrainz Foundation.
  • Registrazioni audiovisive di Pablo Neruda, su Rai Teche, Rai.
  • (EN) Pablo Neruda, su IMDb, IMDb.com.
  • (DEEN) Pablo Neruda, su filmportal.de.
  • Poesie inedite di Pablo Neruda, su antoniogiannotti.it.
  • Sito dedicato al centenario della nascita, su pabloneruda.it.
  • (ES) Fundación Pablo Neruda, su pabloneruda.cl. URL consultato il 4 novembre 2004 (archiviato dall'url originale il 10 dicembre 2004).
  • Critiche alla Fondazione Pablo Neruda, su islainfinita.altervista.org. URL consultato il 9 luglio 2006 (archiviato dall'url originale il 18 ottobre 2006).
  • "la primavera escondida" del compositore contemporaneo Luca Belcastro con poesie di Pablo Neruda, su lucabelcastro.it.
  • (PT) Il poeta del mare, un omaggio a Pablo Neruda, su poetaneruda.es.tl.
  • Raccolta di poesie di Pablo Neruda, su poesieracconti.it. URL consultato il 1º luglio 2011 (archiviato dall'url originale il 17 maggio 2011).
  • Le poesie di Pablo Neruda, su poesiedautore.it.

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Conosci Victor Jara?


Conosci Victor Jara?


Conosci Victor Jara? è il nono album in studio del musicista Daniele Sepe, pubblicato nel 2000.

Come da note di copertina, redatte dallo stesso Sepe, questo disco si pone il compito programmatico di ricordare e far conoscere ai contemporanei l'arte, la storia e la musica del cantautore cileno Víctor Jara, arrestato, torturato e poi ucciso dai militari golpisti agli ordini di Augusto Pinochet. Per far questo Sepe seleziona alcune composizioni di Jara, alcuni brani non suoi ma da lui interpretati nei suoi dischi e altro materiale affine, sempre di provenienza latino-americana, in maniera da evidenziare non solo la poetica e le qualità di Jara, ma anche il contesto socio-culturale nel quale si muoveva e agiva (a tal uopo nel libretto inserisce anche una ampia discografia e bibliografia, non limitata ai dischi di Víctor Jara e ai libri su di lui, per coloro che fossero interessati ad approfondire queste tematiche).

Come tipico del suo stile, Sepe arrangia con libertà i brani, spesso ampiamente dilatati nelle nuove versioni, mescolando stili e culture differenti, affiancato in questo da alcuni dei suoi consueti collaboratori. A questi si aggiunge José Seves, storico componente degli Inti-Illimani (al cui canzoniere appartengono diversi dei brani presenti nel disco), voce principale in Zamba del Che, Juan sin tierra e A Cochabamba me voy.

I primi due brani sono delle mini-suite che uniscono due brani diversi, in particolare la seconda traccia, Zamba Del Che, unisce due brani diversi, ma con lo stesso titolo. La traccia 4 non è a carattere musicale, ma la registrazione dell'ultimo discorso tenuto via radio da Salvador Allende prima di morire nella Moneda, l'11 settembre del 1973, nel corso del golpe che lo voleva deporre.

Il progetto ha goduto dell'appoggio della Fundación Víctor Jara.

Il disco è stato registrato nell'ottobre del 1999, negli studi Hypnocampo studios e Il Parco, a Napoli. Parte delle registrazioni sono state fatte anche in Cile negli studi Reid & Reid. È stato pubblicato nel 2000, esclusivamente in formato CD, con il codice CD 051 dall'etichetta Materiali musicali i cd del manifesto.

Dopo la pubblicazione del disco Sepe fece un tour in Italia nel quale presentava queste e altre canzoni legate a questo progetto. Alcune registrazioni estratte da questi concerti vennero rese disponibili gratuitamente sul suo sito.

  1. Calambito temucano/Inti sol – 7:41 (Violeta Parra e Manuel Silva)
  2. Zamba del Che – 5:40 (testo: Rubén Ortiz – musica: Rubén Ortiz e Daniele Sepe)
  3. Luchín – 3:42 (Víctor Jara)
  4. La historia es nuestra, y los hacen los pueblos – 6:02 (testo: Salvador Allende)
  5. Te recuerdo Amanda – 4:01 (Víctor Jara)
  6. Juan sin tierra – 4:27 (Jorge Saldaña)
  7. A Luis Emilio Recabarren – 11:44 (Víctor Jara)
  8. Procissao – 5:14 (Gilberto Gil)
  9. A Cochabamba me voy – 5:49 (Víctor Jara)
  10. Cai Cai Vilú – 6:11 (musica: Víctor Jara)
  11. Valse chapaneco – 1:07 (tradizionale messicano)

Durata totale: 61:38

  • Daniele Sepe - sassofoni, flauti, chitarra portoghese, cori, arrangiamenti
  • Auli Kokko - voce
  • José Seves - voce, charango, chitarra
  • Elizabeth Morris - chitarra, cuatro portoricano
  • Massimo Ferrante - chitarra, cori
  • Paolo Del Vecchio - chitarra classica
  • Franco Giacoia - chitarra classica
  • Roberto Schiano - trombone
  • Piero De Asmundis - pianoforte, tastiere
  • Armanda Desidery - pianoforte
  • Pasquale Bardaro - marimba
  • Marco Pezzenati - marimba
  • Roberto Giangrande - basso elettrico
  • Aldo Vigorito - contrabbasso
  • Enrico Del Gaudio - batteria
  • Ciccio Merolla - percussioni
  • Luciano Russo - cori
  • Ettore Sciarra - cori
  • Stefania Zamparelli - fotografie
  • Guido Piccoli - note di copertina
  • Studiozeta Napoli - copertina e grafica
  • (EN) Conosci Victor Jara?, su Discogs, Zink Media.
  • (EN) Conosci Víctor Jara?, su MusicBrainz, MetaBrainz Foundation.
  • il sito ufficiale di Daniele Sepe, su danielesepe.com.
  • (EN) Conosci Victor Jara?, su Discogs, Zink Media.

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Luis Sepúlveda


Luis Sepúlveda


Luis Sepúlveda Calfucura noto come Luis Sepùlveda (Ovalle, 4 ottobre 1949 – Oviedo, 16 aprile 2020) è stato uno scrittore, giornalista, sceneggiatore, poeta, regista e attivista cileno naturalizzato francese.

Nato in Cile, Sepúlveda lasciò il suo Paese al termine di un'intensa stagione di attività politica, conclusa drammaticamente con l'incarcerazione da parte del regime del generale Augusto Pinochet. Viaggiò a lungo in America Latina e poi nel resto del mondo, anche al seguito degli equipaggi di Greenpeace. Dopo aver risieduto ad Amburgo e a Parigi, andò a vivere in Spagna, nelle Asturie.

Autore di libri di poesia, «radioromanzi» e racconti - oltre allo spagnolo, sua lingua madre, parlava correttamente inglese, francese e italiano - conquistò la scena letteraria con il suo primo romanzo, Il vecchio che leggeva romanzi d'amore, apparso per la prima volta in Spagna nel 1989 e in Italia nel 1993. Pubblicò poi numerosi altri romanzi, raccolte di racconti e libri di viaggio, tra i quali spicca Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare.

Gerardo Sepúlveda Tapia (conosciuto anche con il nome di battaglia "Riccardo Blanco"), nonno di Luis Sepúlveda, era un anarchico andaluso che fuggì in America del Sud per evitare una condanna a morte che pendeva su di lui. Anche la sua nascita porta questi segni: nacque infatti in una camera d'albergo mentre i suoi genitori fuggivano a seguito di una denuncia, sempre per motivi politici, contro suo padre fatta dal ricco nonno materno.

Il giovane Luis crebbe a Valparaíso, in Cile, con il nonno paterno e con uno zio, anch'egli anarchico, che gli instillarono l'amore per i romanzi di avventura di Cervantes, Salgari, Conrad, Melville. La vocazione letteraria si manifestò poco dopo e a scuola scriveva racconti e poesie per il giornalino d'istituto. Quindicenne, si iscrisse alla Gioventù comunista. A diciassette anni iniziò a lavorare come redattore del quotidiano Clarín e poi in radio. Nel 1969 vinse il Premio Casa de las Americas per il suo primo libro di racconti, Crónicas de Pedro Nadie, e una borsa di studio di cinque anni per l'Università Lomonosov di Mosca. Nella capitale sovietica rimase però solo pochi mesi: venne infatti espulso per "atteggiamenti contrari alla morale proletaria" a causa dei contatti con alcuni dissidenti, mentre secondo altri avrebbe avuto una relazione con una professoressa che, oltretutto, era moglie del direttore dell'Istituto ricerche marxiste, e dovette rientrare in Cile.

Dopo il ritorno in Cile abbandonò la casa paterna per contrasti con il padre e, al contempo, venne espulso anche dalla Gioventù comunista. Si trasferì allora in Bolivia, dove militò tra le file dell'Esercito di Liberazione Nazionale. Tornato in Cile e conseguito il diploma di regista teatrale, continuò a scrivere racconti e lavorò ad allestimenti teatrali e alla radio (oltre ad essere responsabile di una cooperativa agricola). Entrò anche a far parte del Partito Socialista e della guardia personale del presidente cileno Salvador Allende, il Grupo de Amigos Personales (GAP).

A seguito del colpo di Stato militare di Pinochet, Luis Sepúlveda, che si trovava nel palazzo presidenziale (dove morì Allende), venne arrestato e torturato. Passò sette mesi in una cella minuscola in cui era impossibile stare anche solo sdraiati o in piedi. Grazie alle forti pressioni di Amnesty International venne scarcerato e ricominciò a fare teatro ispirato alle sue convinzioni politiche. Questo gli costò un secondo arresto: data la notorietà del personaggio, la giunta militare, che in quegli anni fu responsabile del dramma dei desaparecidos cileni, lo processò ufficialmente ed egli ebbe una condanna all'ergastolo che poi, sempre su pressione di Amnesty International, fu commutata nella pena di otto anni d'esilio. In tutto passò due anni e mezzo in carcere.

Nel 1977 lasciò il Cile per andare in aereo in Svezia, dove avrebbe dovuto insegnare lo spagnolo e dove il governo di Thorbjörn Fälldin gli aveva concesso l'asilo politico. Al primo scalo, a Buenos Aires, Sepulveda scappò con l'intenzione di recarsi in Uruguay. Molti dei suoi amici argentini e uruguaiani erano in prigione o erano stati uccisi dai governi dittatoriali di quei Paesi, perciò si diresse prima verso il Brasile, a San Paolo, e poi in Paraguay, Paese che dovette in seguito lasciare per problemi con il regime locale. Si stabilì infine a Quito, in Ecuador, ospite del suo amico Jorge Enrique Adoum. Qui riprese a fare teatro e prese parte a una spedizione dell'UNESCO dedicata allo studio dell'impatto della civiltà sugli indios Shuar. Durante la spedizione ebbe modo di vivere per sette mesi a stretto contatto con gli indios (nativi americani) e arrivò a capire i motivi per i quali i principi del marxismo-leninismo che aveva studiato non erano applicabili all'America Latina, in quanto abitata per la maggior parte da popolazioni rurali dipendenti dall'ambiente naturale.

Nel 1978 raggiunse le Brigate Internazionali Simon Bolivar che stavano combattendo in Nicaragua. Dopo la vittoria nella rivoluzione iniziò a lavorare come giornalista e l'anno successivo si trasferì in Europa. Si stabilì ad Amburgo per la sua ammirazione nei confronti della letteratura tedesca (aveva imparato la lingua in carcere), specialmente per i romantici come Novalis e Hölderlin. Lavorò come giornalista facendo molti viaggi tra Sud America e Africa. Visse poi in Francia per un lungo periodo e prese la cittadinanza francese.

Nel 1982 venne in contatto con l'organizzazione ecologista Greenpeace e lavorò fino al 1987 come membro di equipaggio su una delle loro navi; successivamente agì come coordinatore tra i vari settori dell'organizzazione. Nel 1989 poté ritornare in Cile, ma dal 1996 visse in Spagna a Gijón fino al 27 febbraio 2020.

Nel febbraio 2020 Sepúlveda rimase contagiato dal SARS-CoV-2; in quei giorni era in Portogallo, ospite al festival letterario del Correntes d’Escritas, tenutosi a Povoa de Varzim, nel nord ovest del territorio lusitano. Avvertì i primi sintomi di COVID-19 il 25 febbraio, e due giorni dopo venne ricoverato all'Hospital Universitario Central de Asturias di Oviedo, dove morì il 16 aprile dello stesso anno.

Nel 1971 Luis Sepúlveda sposò in prime nozze la poetessa Carmen Yáñez detta "Pelusa", che gli diede un figlio, Carlos Lenin Sepúlveda Yáñez. Entrambi i coniugi, arrestati e torturati dal regime di Pinochet, fuggirono dal Cile (Luís nel 1977, Carmen nell'81) e presero la via dell'esilio. Lo scrittore si trasferì ad Amburgo dove sposò Margarita Seven, conosciuta in Ecuador, che gli diede altri tre figli. Nel 1981 reincontrò in Svezia la prima moglie con la quale mantenne rapporti di affettuosa amicizia e stima. Nel 1996 divorziò dalla seconda moglie per tornare con Carmen, con la quale si risposò nel 2004.

  • Crónicas de Pedro Nadie, La Habana, Casa de las Américas, 1969.
  • Los miedos, las vidas, las muertes y otras alucinaciones, Stockholm, Editorial Nordan Comunidad, 1984.
  • Cuaderno de viaje, Madrid, Fundación Colegio del Rey de Alcalá de Henares, 1986.
  • Un viejo que leía novelas de amor, Madrid, Júcar, 1989.
Il vecchio che leggeva romanzi d'amore, Parma, Guanda, 1993. ISBN 88-7746-644-8.
  • Mundo del fin del mundo, Dénia, Ajuntament, 1991.
Il mondo alla fine del mondo, Parma, Guanda, 1994. ISBN 88-7746-691-X.
  • Nombre de torero, Barcelona, Tusquets, 1994.
Un nome da torero, Parma, Guanda, 1995. ISBN 88-7746-769-X.
  • La frontera extraviada, 1994.
La frontiera scomparsa, Parma, Guanda, 1996. ISBN 88-7746-853-X.
  • Patagonia express. Apuntes de viaje, Barcelona, Tusquets, 1995.
Patagonia express. Appunti dal sud del mondo, Milano, Feltrinelli traveller, 1995. ISBN 88-7108-121-8.
  • Historia de una gaviota y del gato que le enseñó a volar, Barcelona, Tusquets, 1996.
Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare, Firenze, Salani, 1996. ISBN 88-7782-512-X.
  • Desencuentros, Barcelona, Tusquets, 1997.
Incontro d'amore in un paese in guerra, Parma, Guanda, 1997. ISBN 88-7746-988-9.
  • Diario de un killer sentimental, Barcelona, Tusquets, 1998.
Diario di un killer sentimentale, Parma, Guanda, 1998. ISBN 88-7746-985-4.
  • Yacaré, Barcelona, Tusquets, 1998.
Jacaré, Parma, Guanda, 1999. ISBN 88-8246-034-7.
  • Historias marginales, Barcelona, Seix Barral, 2000.
Le rose di Atacama, Parma, Guanda, 2000. ISBN 88-8246-271-4.
  • Raccontare, resistere. Conversazioni con Bruno Arpaia, Parma, Guanda, 2002. ISBN 88-8246-342-7.
  • La locura de Pinochet y otros artículos, Literastur, 2002.
Il generale e il giudice, Parma, Guanda, 2003. ISBN 88-8246-614-0.
  • Moleskine. Apuntes y reflexiones, Ediciones B, 2004.
Una sporca storia, Parma, Guanda, 2004. ISBN 88-8246-765-1.
  • Los peores cuentos de los Hermanos Grim, con Mario Delgado Aparaín, Roca, 2004.
I peggiori racconti dei fratelli Grim, Parma, Guanda, 2005. ISBN 88-8246-853-4.
  • El poder de los sueños
Il potere dei sogni, Parma, Guanda, 2006. ISBN 88-8246-905-0.
  • Los calzoncillos de Carolina Huechuraba y otras crónicas
Cronache dal Cono Sud, Parma, Guanda, 2007. ISBN 978-88-6088-022-2.
  • La lámpara de Aladino y otros cuentos para vencer al olvido
La lampada di Aladino e altri racconti per vincere l'oblio, Parma, Guanda, 2008. ISBN 978-88-6088-141-0.
  • La sombra de lo que fuimos, Pozuelo de Alarcon, Espasa Calpe, 2009.
L'ombra di quel che eravamo, Parma, Guanda, 2009. ISBN 978-88-6088-620-0.
  • Historias de aquí y de allá
Ritratto di gruppo con assenza, Parma, Guanda, 2010. ISBN 978-88-6088-584-5.
  • Ultimas noticias del Sur
Ultime notizie dal Sud, Parma, Guanda, 2011. ISBN 978-88-6088-660-6.
  • Historia de Mix, de Max y de Mex
Storia di un gatto e del topo che diventò suo amico, Parma, Guanda, 2012. ISBN 978-88-235-0333-5.
  • Tutti i racconti, a cura di Bruno Arpaia, Parma, Guanda, 2012. ISBN 978-88-6088-718-4.
  • Escritura en tiempos de crisis. Articulos y reflexiones
Ingredienti per una vita di formidabili passioni, Parma, Guanda, 2013. ISBN 978-88-235-0393-9.
  • Historia de un caracol que descubrió la importancia de la lentitud
Storia di una lumaca che scoprì l'importanza della lentezza, Parma, Guanda, 2013. ISBN 978-88-235-0503-2.
  • Un'idea di felicità, con Carlo Petrini, Parma-Bra, Guanda-Slow food, 2014. ISBN 978-88-235-0849-1.
  • El Uzbeko mudo y otras historias clandestinas
L'avventurosa storia dell'uzbeko muto, Parma, Guanda, 2015. ISBN 978-88-235-1128-6.
  • Historia de un perro llamado Leal
Storia di un cane che insegnò a un bambino la fedeltà, Parma, Guanda, 2015. ISBN 978-88-235-1029-6.
  • El fin de la historia
La fine della storia, Parma, Guanda, 2016. ISBN 978-88-235-0805-7.
  • Storie ribelli, Parma, Guanda, 2017. ISBN 978-88-235-1966-4.
  • Tutte le favole, Parma, Guanda, 2017. ISBN 978-88-235-1990-9.
  • Vivere per qualcosa, con Carlo Petrini, Parma-Bra, Guanda-Slow food, 2017. ISBN 978-88-235-2091-2.
  • Historia de una ballena blanca contada por ella misma
Storia di una balena bianca raccontata da lei stessa, Parma, Guanda, 2018. ISBN 978-88-235-2196-4.

Luis Sepulveda ha ricevuto, tra gli altri, i seguenti premi letterari:

  • Premio "Casa de las Americas" (1969)
  • Premio "Gabriela Mistral" per la poesia (1976)
  • Premio "Città Alcala de Henares" (1985)
  • Premio "Tigre Juan" (1988)
  • Premio "Racconto breve "La Felguera"" (1990)
  • Premio "France Culture Award Etrangère" (1992)
  • Premio "Relais H Prix d'Evasion romana" (1992)
  • Premio Internazionale "Ennio Flaiano" (1994)
  • Premio Internazionale "Grinzane Cavour" (1996)
  • Premio "Ovidio International Award" (1996)
  • Premio "Terra Award" (1997)
  • Premio della Critica in Cile (2001)
  • Premio "Primavera Fiction Prize" (2009)
  • Premio Chiara alla Carriera (2014)
  • Premio "Taobuk Award" per l'eccellenza letteraria (2014)
  • Premio letterario Alessandro Manzoni alla carriera (2015)

Luis Sepulveda ha ricevuto, tra le altre, le seguenti onorificenze:

  • Dottore Honoris Causa dalla Facoltà di Lettere presso l'Università di Tolone (Francia)
  • Dottore Honoris Causa dalla Facoltà di Lettere presso l'Università di Urbino (Italia)
  • Cittadino onorario del comune di Pietrasanta (LU) dal 2005
  • 2002 - Nowhere
  • 2002 - Corazonverde – documentario di cui è regista insieme a Diego Meza

Da alcuni suoi romanzi sono stati ricavati film di successo:

  • 1998 - La gabbianella e il gatto, regia di Enzo D'Alò – film d'animazione nel quale ha lavorato come doppiatore nella versione italiana.
  • 2001 - Il vecchio che leggeva romanzi d'amore, regia di Rolf de Heer con Richard Dreyfuss (Antonio José Bolívar Proaño), Hugo Weaving (Rubicondo) e Timothy Spall (Luis Agalla) – sceneggiatore.
  • Wikiquote contiene citazioni di o su Luis Sepúlveda
  • Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Luis Sepúlveda
  • Wikinotizie contiene l'articolo Morto Sepúlveda, colpito dal COVID-19
  • (ES) Blog ufficiale, su lemondediplomatique.cl.
  • Sepúlveda, Luis, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
  • Luis Sepúlveda, su BeWeb, Conferenza Episcopale Italiana.
  • (EN) Opere di Luis Sepúlveda, su Open Library, Internet Archive.
  • Registrazioni audiovisive di Luis Sepúlveda, su Rai Teche, Rai.
  • Luis Sepúlveda, su MYmovies.it, Mo-Net Srl.
  • (EN) Luis Sepúlveda, su IMDb, IMDb.com.
  • (EN) Luis Sepúlveda, su AllMovie, All Media Network.
  • (DEEN) Luis Sepúlveda, su filmportal.de.

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Mauro Di Domenico


Mauro Di Domenico


Mauro Di Domenico (Napoli, 17 agosto 1955) è un chitarrista, compositore e arrangiatore italiano.

Figlio del tenore Lello Di Domenico, si diploma in chitarra classica con il maestro Eduardo Caliendo. Frequenta i corsi del chitarrista Alirio Díaz, approfondendo la conoscenza della musica latinoamericana, e quelli di Paco Peña grazie al quale apprende la tecnica e l'arte del flamenco. Alla fine degli anni settanta inizia la lunga collaborazione con il gruppo cileno degli Inti-Illimani che lo porta in tour in America Latina e in Europa.

Amicizia e ideali condivisi caratterizzano il progetto multimediale Nati in riva al mondo, al quale prendono parte, oltre agli Inti Illimani, anche Compay Segundo, Ángel e Isabel Parra, lo scrittore Luis Sepúlveda e gli attori Ferruccio Amendola, Cloris Brosca, Italo Moretti, realizzato con il sostegno dell'Ambasciata cilena in Italia, del Governo nazionale cileno e della Fundación Pablo Neruda.

Ha collaborato a lungo, spesso anche in veste di direttore musicale, con Massimo Ranieri (sia in teatro che in televisione, come anche in sala di registrazione e nei tour in Italia e all'estero), nonché con Mauro Pagani. Ha all'attivo diverse collaborazioni con il regista Maurizio Scaparro, in particolare per i lavori Napoli a Venezia, Don Chisciotte, Pulcinella, Liolà e Le mille e una notte.

Nel 2007 è uscito Di Domenico plays Morricone - The Images Soul, doppio album contenente brani originali e una riletture dei grandi successi di Ennio Morricone, il quale compone per l'occasione un brano esclusivo. Il relativo concerto di presentazione si terrà il 23 aprile 2007, all'Auditorium Rai di Napoli, con la partecipazione di Giancarlo Giannini.

Nell'agosto 2007 prende parte come chitarra solista al disco del tenore inglese Alfie Boe registrato a Londra con la Royal Philharmonic Orchestra e prodotto da Chris Porter e Matteo Saggese.

Nel 2012 accompagna in tour per l'Italia Arisa ed è presente come musicista sull'album Amami Tour pubblicato lo stesso anno. Al Festival di Sanremo 2013, in una serata dedicata alle precedenti edizioni della kermesse, accompagna alla chitarra l'artista Maria Nazionale in una esecuzione di Perdere l'amore (canzone vincitrice nel 1988). Sempre nel 2013 prende parte alle registrazioni dell'album Piovani Cantabile di Nicola Piovani, che presenta canzoni originali scritte dal Premio Oscar e interpretate da grandi nomi (Fiorella Mannoia, Roberto Benigni, Gigi Proietti, Noa, Gianni Morandi, Giorgia, Tosca, Vittorio Grigolo, Francesco De Gregori e altri).

A ottobre 2013 è uscito il suo nuovo progetto Borderline Stories, distribuito dalla Edel, con una prefazione di Giuseppe Tornatore e con numerosi ospiti illustri al suo interno quali Murray Abraham, Shel Shapiro, Enrico Lo Verso, Roberto De Simone, Pedro Cano, Nabil Badine, Badara Seck.

Il 19 ottobre 2013, dal Teatro delle Celebrazioni di Bologna, Mauro Di Domenico, sempre coadiuvato da Giancarlo Giannini, ha dato inizio al nuovo concerto-spettacolo Omaggio a Morricone, portato in tournée nei maggiori teatri italiani.

Nell'ottobre 2017 è uscito per l'editore Rogiosi l'importante libro Una chitarra tra Napoli e il mondo (ISBN 978-88-6950-228-6), a cura di Donato Zoppo e con prefazione di Ennio Morricone. Il CD allegato contiene registrazioni live da documenti personali del chitarrista con Eduardo Caliendo, Massimo Ranieri, Inti Illimani, Musicanova, Carlo D’Angiò, Nuova Compagnia Canto Popolare.

Nel marzo 2018 Di Domenico ha ricevuto nell'Aula Magna dell'Università "La Sapienza" di Roma il Premio Internazionale Medaglia d'Oro "Maison Des Artistes". Contemporaneamente è stata pubblicata una sua raccolta di trascrizioni Morricone for Classical Guitar per l'editore Volontè & Co.

Nel maggio 2018 ha pubblicato il CD ESsenza, omaggio al repertorio di Pino Daniele con brani rielaborati per orchestra. All'album partecipano Phil Palmer, Danny Cummings, Mel Collins, Paolo Jannacci, Mauro Pagani, Carlo Marrale e Matteo Saggese, mentre la presentazione al disco è di Phil Manzanera (Roxy Music).

Nel febbraio 2020, ancora Volontè & Co. ha stampato un nuovo volume di trascrizioni per chitarra con CD incluso, Antologia Napolitana - for Classical Guitar.

  • ...E facimm' semp' chest' (1992)
  • Rebetes (1994)
  • Meteora (1995)
  • Nati in riva al mondo (2003), Libro + CD
  • Venceremos - Omaggio a Salvador Allende (2003) con Ángel Parra
  • Nati in riva al mondo - In viaggio con Pablo Neruda (2004), CD + DVD
  • Di Domenico plays Morricone - The Images Soul (2007) 2CD
  • Di Domenico plays Morricone - Sama Domè (2009) 2CD
  • Borderline Stories (2013)
  • Una chitarra tra Napoli e il mondo (2017) Libro + CD
  • ESsenza (2018)
  • Sito ufficiale di Mauro di Domenico, su maurodidomenico.com. URL consultato il 21 luglio 2021 (archiviato dall'url originale il 28 novembre 2020).

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Roberto Bolaño


Roberto Bolaño


Roberto Bolaño Ávalos (AFI: [ɾoˈβeɾto βoˈlaɲo ˈaβalos]; Santiago del Cile, 28 aprile 1953 – Barcellona, 15 luglio 2003) è stato uno scrittore, poeta e saggista cileno.

Bolaño nacque a Santiago del Cile in una famiglia piccoloborghese, figlio primogenito del camionista ed ex-pugile dilettante León Bolaño, di origini galleghe e catalane, e dell'insegnante Victoria Ávalos. Nella capitale non trascorse nemmeno un anno di vita, ma crebbe bensì in varie città del Cile centro-meridionale, quali Los Ángeles, Valparaíso, Quilpué, Viña del Mar e Cauquenes, prima di trasferirsi con tutta la famiglia in Messico nel 1968, all'età di quindici anni. Nel 1977 emigrò in Spagna, precisamente in Catalogna. Lì svolse diversi lavori – vendemmiatore in estate, vigilante notturno in un campeggio a Castelldefels, commesso in un negozio del quartiere – prima di potersi dedicare completamente alla letteratura. Aveva una sorella minore.

A Città del Messico, la famiglia trovò alloggio dapprima nel barrio di Lindavista e poi in Colonia Nápoles e infine in Colonia Guadalupe Tepeyac. Bolaño abbandonò gli studi all'età di diciassette anni, pur mantenendo un interesse fortissimo per la lettura (soleva infatti trascorrere le proprie giornate chiuso per ore ed ore in una biblioteca pubblica della capitale). Col passar del tempo, cominciò a dedicare sempre più spazio alla letteratura, frequentando quello che era il vivace ambiente letterario ed artistico della capitale messicana, e mantenendosi al contempo con svariati lavoretti e scrivendo qualche articolo per le riviste ed i giornali locali. Stando a quanto asserí il poeta cileno Jaime Quezada, amico di lunga data della madre e che tra il 1971 ed il 1972 venne ospitato a casa loro a Città del Messico, il giovane Bolaño non intratteneva molte amicizie e pareva inoltre che trascorresse ben poco tempo fuori dalle mura di casa.

Politicamente vicino all'estrema sinistra, nel 1973 decise - come l'autore stesso ha più volte raccontato - di ritornare in Cile con l'intenzione di appoggiare, assieme a un gruppo di trotskisti provenienti da tutta l'America Latina, il processo di riforme socialiste di Salvador Allende. Alla fine di un lungo viaggio in pullman, autostop e barca (attraversando quasi tutta l'America Latina) arrivò in Cile pochi giorni prima del colpo di Stato di Augusto Pinochet. Poco tempo dopo la caduta di Allende, venne incarcerato a Concepción ma fu liberato dopo otto giorni, grazie all'aiuto di due compagni di studi dei tempi di Cauquenes, che erano tra i poliziotti incaricati di sorvegliarlo. Questo episodio fu lo spunto per il racconto I detective (incluso nella raccolta Chiamate telefoniche). La veridicità del suo racconto è stata sostenuta solamente da Quezada, il quale raccontò d'averlo ospitato, intorno a quel periodo, nella sua abitazione in Cile. Di contro molti altri, tra i quali il sociologo e politico Ricardo Pascoe e la scrittrice e poetessa Carmen Boullosa, hanno espresso dubbi sulla reale presenza di Bolaño in Cile al tempo del golpe del 1973.

Tornò in Messico alcuni mesi dopo, e, insieme al poeta Mario Santiago Papasquiaro (che sarà il modello per Ulises Lima nel romanzo I detective selvaggi), fondò il movimento poetico d'avanguardia infrarealista, che si formò dopo alcune riunioni nel Café La Habana di Avenida Bucareli. Tale movimento, definito come Dada alla messicana, si opponeva radicalmente ai poteri dominanti nella poesia messicana e all'establishment letterario messicano, che aveva allora come figura preponderante Octavio Paz. L'infrarealismo aveva come linee guida la rottura con la letteratura ufficiale e la volontà di stabilirsi come avanguardia. Anche se intorno a questo movimento ruotavano all'incirca una quindicina di poeti, Roberto Bolaño e Mario Santiago Papasquiaro furono gli esponenti stilisticamente più solidi, autori di una poesia quotidiana, dissonante e con vari elementi dadaisti. A causa delle sue caratteristiche e dello spirito contestatore, il movimento infrarealista trovò numerosi nemici e detrattori che lo emarginarono e gli negarono qualsiasi tipo di riconoscimento. La successiva popolarità di Bolaño, però, fece sì che questa emarginazione venisse lentamente superata.

Bolaño esordì nella narrativa con La pista di ghiaccio (1993), uscito tuttavia in poche decine di copie e senza distribuzione. Per questo motivo, il suo libro d'esordio viene considerato La pista degli elefanti (1994), uscito per le edizioni del Comune di Toledo in seguito alla vittoria di un concorso letterario e poi ripubblicato in versione riveduta nel 1999 col titolo di Monsieur Pain.

Il riconoscimento della critica letteraria e la fama da scrittore si consolidarono repentinamente nel 1998, quando Bolaño, con il suo romanzo I detective selvaggi, diventò il primo scrittore cileno a ottenere il Premio Herralde. Il 2 agosto dell'anno seguente confermò il primato, ricevendo anche il Premio Rómulo Gallegos, sempre per il medesimo romanzo.

Bolaño morì il 15 luglio 2003 all'ospedale Vall de Hebrón di Barcellona, a causa di un'insufficienza epatica e mentre era in attesa di effettuare un trapianto di fegato, lasciando incompleto il romanzo El Tercer Reich, come annunciato da parte dell'agente Andrew Wylie.

Il suo penultimo romanzo, 2666, porta all'estremo la sua inventiva, costruendo la storia attorno a un personaggio, Benno von Arcimboldi, che riprendeva la figura di uno scrittore svanito. Bolaño avrebbe voluto che il libro, composto da cinque parti, fosse pubblicato in cinque libri indipendenti, in maniera da tutelare al meglio, in caso di morte, il benessere economico dei suoi figli. A seguito del decesso, l'editore Jorge Herralde e il critico letterario Ignacio Echevarría revisionarono il contenuto del manoscritto e decisero di pubblicarlo come un'opera unica.

Bolaño ha vissuto gli ultimi anni uscendo poco di casa, a dimostrazione di un'iperprotettività nei confronti dei figli. Tuttavia, secondo quanto riferito dagli amici, sino alla fine ha mantenuto intatto il proprio senso dell'umorismo e dell'ironia, così come il piacere per le conversazioni lunghe, i dibattiti e le discussioni.

Nel 1998 vinse il Premio Herralde per la sua opera Los detectives salvajes, per la quale ottenne anche il Premio Rómulo Gallegos nel 1999. Nel 2004, un anno dopo la morte, ottenne postumo il premio Salambó alla migliore opera scritta in castigliano, con 2666.

  • Consigli di un discepolo di Jim Morrison a un fanatico di Joyce (Consejos de un discípulo de Morrison a un fanático de Joyce, 1984), scritto con Antoni García Porta, Palermo, Sellerio Editore Palermo, 2007.
  • Monsieur Pain, Palermo, Sellerio, 1999: romanzo scritto nel 1981 o 1982, venne in origine pubblicato nel 1984 col titolo La senda de los elefantes in quanto vincitore di un concorso letterario indetto dal Comune di Toledo.
  • La pista di ghiaccio (La pista de hielo, 1993), Palermo, Sellerio, 1993-2004; Milano, Adelphi, 2019.
  • La letteratura nazista in America (La literatura nazi en América, 1996), Palermo, Sellerio, 1998; Milano, Adelphi, 2013.
  • Stella distante (Estrella distante, 1996), Palermo, Sellerio, 1999; Milano, Adelphi, 2013.
  • I detective selvaggi (Los detectives salvajes, 1998), Palermo, Sellerio, 2003; Milano, Adelphi, 2014.
  • Amuleto (Amuleto, 1999), Milano, Mondadori, 2001; Milano, Adelphi, 2010.
  • Notturno cileno (Nocturno de Chile, 2000), Palermo, Sellerio, 2003; Milano, Adelphi, 2016.
  • Anversa (Amberes, 2002), Palermo, Sellerio, 2007.
  • Un romanzetto canaglia (Una novelita lumpen, 2002), Palermo, Sellerio, 2005; col titolo Un romanzetto lumpen, Milano, Adelphi, 2013.
  • 2666: La parte dei critici - La parte di Amalfitano - La parte di Fate (2666, 2004), Milano, Adelphi, 2007, postumo.
  • 2666: La parte dei delitti - La parte di Arcimboldi (2666, 2004), Milano, Adelphi, 2008, postumo.
  • Il Terzo Reich (El Tercer Reich, 2010), Milano, Adelphi, 2010, postumo.
  • I dispiaceri del vero poliziotto (Los sinsabores del verdadero policía, 2011), Milano, Adelphi, 2012, postumo.
  • Lo spirito della fantascienza (El espíritu de la ciencia-ficción, 2016), Milano, Adelphi, 2018, postumo.
  • Sepolcri di cowboy (Sepulcros de vaqueros, 2017), Milano, Adelphi, 2020, postumo.
  • Chiamate telefoniche (Llamadas telefónicas, 1997), Palermo, Sellerio, 1997; Milano, Adelphi, 2012.
  • Puttane assassine (Putas asesinas, 2001) Palermo, Sellerio, 2001; Milano, Adelphi, 2015.
  • Il gaucho insostenibile (El gaucho insufrible, postuma 2003), Palermo, Sellerio, 2003; col titolo Il gaucho insopportabile, Milano, Adelphi, 2017.
  • El secreto del mal, 2007, edizione postuma inedita in Italia.
  • Gorriones cogiendo altura, con Bruno Montané, 1975, non pubblicato.
  • Reinventar el amor, 1976, inedita in Italia.
  • Fragmentos de la Universidad Desconocida, 1992, inedita in Italia.
  • I cani romantici (Los perros románticos. Poemas 1980-1998, 1993), trad. Ilide Carmignani, Milano, Edizioni SUR, 2018, ISBN 978-88-699-8127-2.
  • El último salvaje, 1995, inedita in Italia.
  • Tre (Tres, 2000), trad. Ilide Carmignani, Prefazione di Andrés Neuman, Milano, Edizioni SUR, 2017, ISBN 978-88-699-8060-2.
  • L'Università Sconosciuta (La Universidad Desconocida, 2007), trad. Ilide Carmignani, Milano, Edizioni SUR, 2020, ISBN 978-88-699-8226-2.[raccolta postuma delle poesie dal 1977 al 1983]
  • Poesía reunida, 2018.
  • Entre paréntesis, Barcelona, Anagrama, 2004.
  • Tra parentesi. Saggi, articoli e discorsi (1998-2003) (Bolaño por sí mismo: entrevistas escogidas, 2006), traduzione di Maria Nicola, Collana Saggi.Nuova serie n.63, Milano, Adelphi, 2009, ISBN 978-88-459-2455-2.
  • L'ultima conversazione, traduzione di Ilide Carmignani, con un saggio di Nicola Lagioia, Milano, SUR, 2012, ISBN 978-88-97505-07-5.
  • A la intemperie: Colaboraciones periodísticas, intervenciones públicas y ensayos, 2018.
  • Il futuro, regia di Alicia Scherson (2013)
  • Stella distante, adattamento di Javier Fernàndez, disegni di Fanny Marìn, Editorial Alfaguara (2018)
  • Bolaño selvaggio (Bolaño salvaje, 2008), raccolta di saggi (Senza patria, 2012)
  • L'ultima conversazione (Edizioni SUR, 2012), interviste (postumo).
  • Roberto Bolaño dieci anni dopo. Una retrospettiva, numero monografico del semestrale scientifico Pagine Inattuali (Alessio Mirarchi e Andrea Pezzè (a cura di), n. 3, giugno 2013, Edizioni Arcoiris, Salerno, 202 pp., ISSN 2280-4110, ISBN 978-88-96583-41-8).
  • Infrarealismo
  • Letteratura postmoderna
  • Octavio Paz
  • Jorge Luis Borges
  • Dadaismo
  • Wikiquote contiene citazioni di o su Roberto Bolaño
  • Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Roberto Bolaño
  • (EN) Adam Augustyn, Roberto Bolaño, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
  • (EN) Roberto Bolaño, su The Encyclopedia of Science Fiction.
  • Opere di Roberto Bolaño, su MLOL, Horizons Unlimited.
  • (EN) Opere di Roberto Bolaño, su Open Library, Internet Archive.
  • (EN) Bibliografia di Roberto Bolaño, su Internet Speculative Fiction Database, Al von Ruff.
  • (EN) Roberto Bolaño, su Goodreads.
  • (EN) Roberto Bolaño, su IMDb, IMDb.com.
  • (EN) Roberto Bolaño, su AllMovie, All Media Network.
  • (DEEN) Roberto Bolaño, su filmportal.de.
  • (ES) Las obras de Roberto Bolaño, Pagina (in spagnolo) di divulgazione dell'opera di Roberto Bolaño, su bolanobolano.com.
  • (ES) Página del Movimiento Infrarrealista de Poesía, su infrarrealismo.com.
  • (ES) Archivo Bolaño, Pagina (in spagnolo) di divulgazione dell'opera di Roberto Bolaño, su garciamadero.blogspot.it.
  • Archivio Bolaño, Pagina (in Italiano) di divulgazione dell'opera di Roberto Bolaño, su archiviobolano.it.
  • Dalla parte di Bolaño, il ribelle che racconta l'ignoto, Articolo (in Italiano) di Bernardo Valli, su ricerca.repubblica.it.
  • Come salvarsi la pelle senza rinunciare alla poesia. Su Roberto Bolaño, di Massimo Rizzante, in www.leparoleelecose.it, 15 luglio 2013, su leparoleelecose.it.
  • Roberto Bolaño, poeta, di Francesco Brancati, in www.leparoleelecose.it, 20 febbraio 2018, su leparoleelecose.it

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Jorge Luis Borges


Jorge Luis Borges


Jorge Francisco Isidoro Luis Borges Acevedo, noto semplicemente come Jorge Luis Borges (IPA: [ˈxorxe ˈlwis ˈborxes], ; Buenos Aires, 24 agosto 1899 – Ginevra, 14 giugno 1986), è stato uno scrittore, poeta, saggista e traduttore argentino.

Le opere di Borges hanno contribuito alla letteratura filosofica e al genere fantastico. Il critico Ángel Flores, primo ad utilizzare l'espressione "realismo magico" per definire quel genere che intende rispondere al realismo e al naturalismo dominante del XIX secolo, considera come inizio di tale movimento la pubblicazione del libro di Borges Storia universale dell'infamia (Historia universal de la infamia).

È ritenuto uno dei più importanti e influenti scrittori del XX secolo, ispirato tra gli altri da Macedonio Fernández, Rafael Cansinos Assens, dalla letteratura inglese (Chesterton, De Quincey, Kipling, Stevenson, Shaw, Wells, Wilde), da quella tedesca (Schopenhauer, Heine, Kafka) e dal taoismo. Narratore, poeta e saggista, è famoso sia per i suoi racconti fantastici, nei quali ha saputo coniugare idee filosofiche e metafisiche con i classici temi del fantastico (quali: il doppio, le realtà parallele del sogno, i libri misteriosi e magici, gli slittamenti temporali), sia per la sua più ampia produzione poetica, dove, come afferma Claudio Magris, si manifesta "l'incanto di un attimo in cui le cose sembra stiano per dirci il loro segreto".

Oggi l'aggettivo «borgesiano» definisce una concezione della vita come opera d'invenzione, menzogna, contraffazione spacciata per veritiera (come nelle sue famose recensioni di libri immaginari, o le biografie inventate), fantasia o reinvenzione della realtà.

Jorge Francisco Isidoro Luis Borges Acevedo nacque prematuro (all'ottavo mese di gravidanza) nella stessa casa di via Tucumán 840 a Buenos Aires dove era già nata sua madre. Figlio di Jorge Guillermo, avvocato e insegnante di psicologia - in lingua inglese - all'Instituto del Profesorado en Lenguas Vivas e di Leonor Acevedo Haedo. Pochi anni dopo, la famiglia si trasferì nel quartiere Palermo, che sarebbe diventato un'ambientazione ricorrente della sua opera. Il futuro scrittore - che sin da piccolo manifestò i sintomi di quella cecità che nei Borges era ereditaria da ben 6 generazioni - venne educato in casa, oltre che dal padre e dalla nonna materna, da un'istitutrice inglese e si rivelò ben presto un bambino precocissimo: a sette anni scrisse il suo primo racconto - La visiera fatal - e a nove tradusse il racconto di Oscar Wilde Il principe felice (pubblicato su El País a firma di Jorge Borges: si ritenne che la traduzione fosse ovviamente del padre). Nel 1908 venne iscritto alla quarta classe elementare della scuola pubblica.

Nel 1914 si trasferì con i genitori, la sorella Norah (nata nel 1901) e la nonna materna - quella paterna li raggiunse in seguito - a Ginevra, dove restò fino al 1918. Il soggiorno svizzero, durante il quale frequentò il Collège Calvin (rue Theodore de Beze, Ginevra, fondato da Giovanni Calvino nel 1559), fu un periodo di intensi studi (tra cui le lingue latina, francese e tedesca) e ampie letture di autori europei. Nel 1918, dopo la morte della nonna materna, si trasferì con la famiglia dapprima a Lugano e, l'anno successivo, a Maiorca. Qui, prima di trasferirsi a Siviglia e poi a Madrid, scrisse i suoi primi due libri rimasti inediti: uno di poesie (Los ritmos rojos di celebrazione della rivoluzione russa) e uno di prose (Los naipes del tahur, Le Carte del Baro). Nel 1919, durante il soggiorno a Siviglia, per la prima volta venne pubblicata, sul numero 37 della rivista Grecia, una sua poesia, Himno del mar (Inno al Mare).

Il 24 gennaio 1921 fu pubblicato il primo numero della rivista letteraria spagnola Ultra, la quale, come suggeriva il nome, era l'organo di diffusione del movimento ultraista. Fra i collaboratori più noti si ricordano lo stesso Borges, Rafael Cansinos-Assens, Ramón Gómez de la Serna e Guillermo de Torre che sposò nel 1928 Norah Borges.

Il 4 marzo 1921 la famiglia Borges - composta dalla nonna paterna, Frances Haslam, che si era unita a Ginevra nel 1916; i genitori, Leonor Acevedo e Jorge Guillermo Borges e la sorella Norah Borges - si imbarcò nel porto di Barcellona sulla nave (la "Reina Victoria Eugenia") che li avrebbe riportati a Buenos Aires. Al porto li aspettava Macedonio Fernández, la cui amicizia Borges ereditò dal padre. Una volta a Buenos Aires egli scrisse nella rivista Cosmópolis, fondò la rivista murale Prisma (della quale però furono pubblicati solo due numeri) e scrisse anche su Nosotros, diretta da Alfredo Bianchi.

Nel 1922 egli andò a trovare Leopoldo Lugones insieme a Eduardo González Lanuza, per consegnargli il secondo (e ultimo) numero di Prisma. Fonda la prima serie della rivista Proa con Macedonio Fernandez e altri scrittori. Nell'agosto del 1924 seconda serie della rivista Proa con Ricardo Güiraldes, autore di Don Segundo Sombra, Alfredo Brandán Caraffa e Pablo Rojas Paz. Nel 1931 uscì il primo numero di Sur, rivista fondata e diretta da Victoria Ocampo; in questo primo numero Borges collaborò con un articolo dedicato al colonnello Ascasubi.

Nel 1923, il giorno prima del secondo viaggio in Svizzera, Borges pubblicò il suo primo libro di poesie, Fervore di Buenos Aires (Fervor de Buenos Aires), in cui si prefigurava, come disse lo stesso Borges, tutta la sua opera successiva. Fu un'edizione preparata in fretta e furia in cui erano presenti alcuni refusi ed era priva di prologo. Per la copertina sua sorella Norah realizzò un'incisione, e ne furono stampate all'incirca trecento copie; le poche che ancora si conservano sono considerate dei tesori dai bibliofili: in alcune sono addirittura rinvenibili correzioni manoscritte realizzate dallo stesso Borges. L'unica copia appartenente alla Biblioteca Nazionale Argentina è stata rubata nel 2000 insieme ad altre prime edizioni di Borges.

Più tardi scrisse, tra le altre pubblicazioni, nella rivista Martín Fierro, una delle riviste chiave della storia della letteratura argentina della prima metà del XX secolo. Nonostante la sua formazione europeista, Borges rivendicò con le tematiche trattate le sue radici argentine, e in particolare "porteñas" (cioè di Buenos Aires), nelle opere come Fervore di Buenos Aires (1923), Luna di fronte (Luna de enfrente) (1925) e Quaderno San Martín (Cuaderno de San Martín) (1929).

Sebbene la poesia fosse uno dei fondamenti della sua opera letteraria, il saggio e la narrativa furono i generi che gli procurarono il riconoscimento internazionale. Dotato di una vasta cultura, costruì un'opera di grande solidità intellettuale sull'andamento di una prosa precisa e austera, attraverso la quale poté manifestare un distacco talora ironico dalle cose del mondo, senza per questo rinunciare al suo delicato lirismo. Le sue strutture narrative alterano le forme convenzionali del tempo e dello spazio per creare altri mondi di grande contenuto simbolico, costruiti a partire da riflessi, inversioni, parallelismi. Gli scritti di Borges prendono spesso la forma di artifici o di potenti metafore con sfondo metafisico.

Tra i suoi amici di questo periodo si ricordano José Bianco, Adolfo Bioy Casares, Estela Canto e altri, soprattutto nel novero del circolo della rivista Sur, fondata dalla sua amica Victoria Ocampo.

Nel 1938 muore il padre, cieco da anni. Con l'aiuto del poeta Francisco Luis Bernárdez, Jorge Luis ottenne un posto di aiuto catalogatore alla biblioteca municipale Miguel Cané nel quartiere di Boedo. In questa biblioteca poco frequentata poté continuare la sua attività, cioè a passare i giorni fra i libri, leggendo e scrivendo. La vigilia di Natale dello stesso anno, in seguito a una ferita alla testa, dovuta a un banale trauma in casa, va in setticemia e rischia la vita. Durante la convalescenza, per aver prova di esserne ancora in grado, scrive Pierre Menard, autor del Quijote. Nel 1946 Juan Domingo Perón venne eletto presidente, sconfiggendo così la Unión Democrática. Borges, che aveva appoggiato quest'ultima, manifestò la sua avversione al nuovo governo, tanto che fu costretto ad abbandonare la sua posizione di bibliotecario e fu "degradato" a ispettore di pollai.

Per questo motivo egli dovette superare la sua timidezza e iniziare a tenere conferenze. Nel 1948 sua sorella Norah e sua madre vennero incarcerate, accusate di aver dato scandalo nella loro vita pubblica. Norah Borges (e la sua amica Adela Grondona) vennero portate al carcere femminile del Buon Pastore, mentre a Leonor Acevedo furono concessi gli arresti domiciliari vista l'età avanzata.

Nel 1950 Borges venne eletto presidente della Sociedad Argentina de Autores e, un anno dopo, uscì in Messico Antiguas Literaturas Germánicas (Brume, dei, eroi), scritto in collaborazione con Delia Ingenieros.

In seguito alla Revolución Libertadora che depose Perón, Borges fu nominato direttore della Biblioteca Nazionale Argentina, incarico che ricoprì dal 1955 fino alle sue dimissioni del 1973, dovute al ritorno al potere proprio di Perón. Lo stesso anno fu eletto membro dell'Accademia argentina delle Lettere.

Nel 1956 divenne professore di letteratura inglese all'Università di Buenos Aires e presidente dell'Associazione degli Scrittori argentini. In questo periodo egli fu molto criticato per la sua adesione al nuovo governo, soprattutto da Ezequiel Martínez Estrada e da Ernesto Sabato. Con quest'ultimo le diatribe proseguirono fino al 1975.

Dagli anni '40, la malattia agli occhi ereditata dal padre, la retinite pigmentosa, unita alla forte miopia di cui già soffriva, peggiorò rapidamente e gli provocò una progressiva ipovisione, e Borges divenne completamente cieco alla fine degli anni '60. Questo non rallentò tuttavia la sua creatività letteraria e il suo ritmo di lavoro.

Borges ricevette una gran quantità di riconoscimenti. Tra i più importanti: il Premio Nazionale di Letteratura (1957), il Premio Internazionale degli editori (1961), il premio Formentor insieme a Samuel Beckett (1969), il Premio Miguel de Cervantes insieme a Gerardo Diego (1979) e il Premio Balzan (1980) per la filologia, linguistica e critica letteraria. Tre anni più tardi il governo spagnolo gli concesse la Gran Croce dell'Ordine civile di Alfonso X il Saggio.

Nel 1967, dopo la fine della ventennale relazione sentimentale e intellettuale con la scrittrice e traduttrice Estela Canto (iniziata nel 1944) sposò Elsa Helena Astete Millán, ma la coppia divorziò dopo soli tre anni, nel 1970.

Nonostante il suo enorme prestigio intellettuale e il riconoscimento universale raggiunto dalla sua opera, Borges non fu mai insignito del premio Nobel per la letteratura. Si è sempre ritenuto che la commissione del Premio non abbia mai preso in considerazione l'autore argentino, tuttavia, da alcuni atti recentemente desecretati, si scopre che nel 1967 Borges fu vicino alla vittoria del Nobel, arrivando insieme a Graham Greene sul podio degli autori che contesero l'ambito traguardo col poeta guatemalteco Miguel Ángel Asturias. La motivazione fu che Borges si era dimostrato "eccessivamente esclusivo o artefatto nella sua ingegnosa arte miniaturistica".

Nel 1973, prima della nuova vittoria del peronismo, Borges continuò a ricordare il primo governo di Perón come "gli anni dell'obbrobrio". Nel 1975 morì sua madre, a novantanove anni. A partire da questo momento Borges effettuò i suoi viaggi insieme a María Kodama, una sua ex-alunna, divenuta sua segretaria e infine, a poche settimane dalla morte, sua seconda moglie, sposata per procura in Uruguay.

Morì il 14 giugno 1986, a 86 anni, nella città di Ginevra (Svizzera), dove periodicamente si recava per curarsi agli occhi, in seguito a un cancro al fegato.

Come da lui disposto, i suoi resti riposano al cimitero di Plainpalais (nella parte sud di Ginevra) sotto una lapide grezza di color bianco. Sulla parte superiore si legge semplicemente "Jorge Luis Borges"; più in basso è scritta in inglese antico la frase "And ne forhtedon na" (Giammai con timore), proveniente dal poema epico del X secolo La battaglia di Maldon, insieme a un'incisione circolare raffigurante sette guerrieri che, impugnati gli scudi e sfoderate le spade, si gettano in combattimento e quindi verso la morte. Sotto sono incise una piccola croce del Galles e le date "1899/1986".

Dietro la lapide sono riportati due versi della Saga dei Völsungar (XIII secolo): "Hann tekr sverthit Gram okk / legger i methal theira bert" (Egli prese la sua spada, Gram, e pose il nudo metallo tra i due), al di sotto dei quali è raffigurato un drakkar vichingo. Più in basso compare la scritta "De Ulrica a Javier Otalora".

Borges ha lasciato la sua grande eredità in tutti i campi della cultura moderna, persino in quella pop, e molti sono gli scrittori che si sono ispirati alle sue opere. Tra questi ci sono scrittori come Julio Cortázar, Italo Calvino, Osvaldo Soriano, Umberto Eco, Leonardo Sciascia, John Barth, Philip K. Dick, Gene Wolfe, Paul Auster, Roberto Bolaño, Zoran Živković, e Carmelo Bene.

Inoltre Borges ha influenzato anche autori di fumetti come Alan Moore e Grant Morrison (che lo cita indirettamente in un episodio della Doom Patrol), cantautori come Francesco Guccini, Roberto Vecchioni (Il miracolo segreto, ispirato all'omonimo racconto di Borges), Giorgio Gaber (Io se fossi Dio, col riferimento alla "superstizione della democrazia") ed Elvis Costello, e artisti come Luigi Serafini, autore del Codex Seraphinianus. Egli, come lo stesso filosofo francese afferma nella prima prefazione del testo, ispirò anche Le parole e le cose, uno dei più grandi capolavori di Michel Foucault.

Umberto Eco, nel romanzo Il nome della rosa dà il nome di Jorge da Burgos a uno dei personaggi, bibliotecario cieco, chiarendo poi (nelle "postille") che il nome va riferito esplicitamente a Borges.

Borges si può considerare un liberal-conservatore, ma per certi versi anche progressista e non reazionario, al contempo diffidente nei confronti della democrazia di massa, in cui ravvede «abuso delle statistiche» contro l'individuo. Nel racconto L'Altro parla di «superstizione della democrazia», il che lo porta a una posizione di elitismo. Era ostile anche al capitalismo sfrenato, e contemporaneamente al comunismo (sebbene nel 1917 avesse celebrato la rivoluzione d'ottobre), al fascismo (nota la sua avversione, negli anni '30, per il filofascismo e l'antisemitismo della Lega Repubblicana, un partito fondato da Leopoldo Lugones) e alle dittature, da lui ritenute forme di demagogia. In alcune opere criticò il nazismo simpatizzando con gli ebrei perseguitati (a volte affermando di essere egli stesso di origine ebraica), come ne Il miracolo segreto, presente nella raccolta Finzioni del 1944, con protagonista un immaginario scrittore ebreo che viene fucilato dai tedeschi occupanti a Praga. Talvolta si definì anche anarchico.

Degno di nota il suo rapporto, buono per la parte culturale, conflittuale in politica, con un altro grande scrittore sudamericano del XX secolo, Gabriel García Márquez, amico e sostenitore di Fidel Castro. Borges descrisse sé stesso nel 1960 come un aderente al liberalismo classico, nonché un convinto anticomunista (motivo di disputa, talvolta, con la compagna Estela Canto, che era comunista), antifascista e anti-peronista.

Nonostante fosse il favorito d'obbligo di ogni edizione del Premio Nobel per la letteratura dagli anni cinquanta in poi, l'Accademia di Stoccolma non lo premiò mai, preferendogli a volte autori meno conosciuti e popolari. Secondo insistenti voci la ragione andava cercata nelle idee politiche del grande scrittore che, senza mai essere un attivista (si iscrisse soltanto nel 1960, e con intento dichiaratamente "donchisciottesco", al Partito Democratico Nazionale, noto anche come Partito Conservatore, che dopo la fine della coalizione denominata Concordancia aveva però ormai perso ogni centralità), veniva apparentato al conservatorismo e alla destra. Secondo altri la ragione erano le critiche al poeta Artur Lundkvist, membro dell'Accademia. Non gli perdonarono inoltre le sue idee, per l'accademia eccessivamente tradizionaliste, filo-occidentali (seppur amante dell'Oriente), e l'atteggiamento cosmopolita, refrattario sia al folklore (ma non alla madrepatria) sia alle forzature moderniste. Tuttavia non era un nazionalista: in un'intervista concessa al giornalista italiano Toni Capuozzo, Borges defini il nazionalismo «un male» e l'Argentina «un'invenzione».

Dal punto di vista spirituale, Borges era agnostico (sovente si definiva ateo), ma sensibile alle varie suggestioni delle tradizioni religiose (in punto di morte volle parlare con un sacerdote cattolico, pur non convertendosi), che però non influenzano la visione politica, ma solo quella letteraria. Questa indifferenza si ritrova però spesso anche nella maggior parte della vita dello scrittore, in rapporto alla politica e ai problemi dell'attualità, e gli è costata molte critiche.

Borges dichiarò anche:

Notoria è la sua antipatia viscerale per Juan Domingo Perón e il suo Partito Giustizialista, ritenendolo un partito fascista. Durante il regime di Perón (da Borges chiamato "gli anni dell'obbrobrio") si ebbero anche l'incarcerazione della madre e della sorella dell'autore, nonché il suo temporaneo licenziamento dalla Biblioteca Nazionale.

Diverse tappe della sua carriera pubblica sono segnate dal conflitto col peronismo. Alcune di queste:

  1. il suo reintegro e la sua nomina a Direttore della Biblioteca Nazionale avvenne proprio dopo la caduta di Perón (1955);
  2. il rifiuto da parte del quotidiano La Nación di pubblicare una sua poesia (Il Pugnale) di chiaro intento tirannicida;
  3. la sua presidenza dal 1950 al 1953 della Società degli Scrittori Argentini, di cui il regime peronista impose la chiusura; Borges stesso ricorda gli ultimi seminari che poté tenere, di fronte a poliziotti che annotavano i passi salienti delle sue esposizioni;
  4. esplicite dichiarazioni di Borges, che sembrano smentire del tutto un suo appoggio al caudillo, anzi manifestano tutta la sua disapprovazione per il populismo e la demagogia.

Viceversa, Borges salutò con apprezzamenti il governo militare argentino, salito al potere nel 1976 con un colpo di Stato apparentemente incruento dopo aver deposto i peronisti e il loro governo populista e corrotto (guidato, dopo la morte di Perón, dalla sua terza moglie Isabelita e da José López Rega, che poi passò subito dalla parte dei militari), definendo la giunta militare "un governo di caballeros e di galantuomini". Lo scrittore fu invitato a un incontro a cena con il generale Jorge Rafael Videla nel maggio 1976, con Ernesto Sabato e altri intellettuali vicini al regime.

In seguito, tuttavia, si ebbe un suo progressivo allontanamento dal regime: Borges rimase sconvolto quando scoprì il comportamento adottato dalla giunta contro i dissidenti - i soldati si resero responsabili, in segreto, di torture, decine di migliaia di sparizioni forzate (circa 30 000, di cui 9 000 accertati secondo il CONADEP) nella cosiddetta "guerra sporca" - per niente "cavalleresco", al punto di definire i generali "banditi", "folli" e "criminali". Si è detto che due avvocati coinvolti nella difesa di guerriglieri marxisti, una volta, tentarono di investirlo con la macchina mentre attraversava la Avenida 9 de Julio.

Nel 1980 firmò una petizione di sollecitazione a favore dei desaparecidos nel quotidiano Clarín e assunse un netto atteggiamento di opposizione, che veniva tollerato in omaggio alla sua statura intellettuale. Smise anche di scrivere sul quotidiano La Nación, vicino al governo, dove fu annunciata la rottura di Borges con la giunta militare. Nel 1982 condannò quindi l'invasione argentina delle Isole Malvinas e si dichiarò pacifista, anche se alcune guerre, in passato, furono da lui ritenute giuste (come la guerra dei sei giorni in cui appoggiò Israele contro i Paesi arabi). A un generale secondo il quale anche l'assassinio di 5 colpevoli ogni 100 desaparecidos avrebbe giustificato la morte di 95 innocenti, rispose di farsi ammazzare anche lui se proprio voleva convincere del suo argomento.

Nel 1985, dopo la caduta della giunta, partecipò come uditore al processo contro la giunta (da cui uscirono le prime condanne e il rapporto Nunca más); già malato, ebbe una forte reazione emotiva e un malore al racconto delle violenze subite da parte di superstiti dei centri di detenzione clandestini, e dovette essere portato fuori a spalla dai presenti; disse in aula: «Questo è troppo per me. È orribile. Non riesco a trattenermi». Espresse così il suo punto di vista e la sua impotenza nella situazione, in una serie di interviste:

La sua opposizione morale alla dittatura cominciò, come raccontò lui stesso, quando alcune componenti delle Madri di Plaza de Mayo vennero a trovarlo a casa sua raccontandogli la sorte dei loro figli scomparsi. Ai desaparecidos è dedicato un racconto dell'ultima raccolta, Los conjurados (1985). Nel 1983 Borges manifestò soddisfazione e ottimismo per l'elezione di Raúl Alfonsín, primo Presidente dell'Argentina dopo la fine della dittatura.

Una delle critiche più feroci rivolte a Borges riguarda anche un pranzo al tavolo di Augusto Pinochet, il dittatore cileno che rovesciò il governo del socialista Salvador Allende nel golpe cileno del 1973 appoggiato dalla CIA, ma che Borges riteneva avesse evitato il comunismo e il caos nel Paese vicino dell'Argentina, sebbene non approvasse le violenze del regime. Avvisato della vittoria del Nobel quasi sicura se avesse rinunciato a quel viaggio in Cile per un giro di conferenze e per ritirare una delle sue 23 lauree honoris causa, rispose che allora era "un'ottima idea partire". Pronunciò un discorso a Santiago del Cile nel settembre 1976, dove elogiò l'ospitalità di Pinochet e, ispirandosi a Machiavelli, parlò del «momento della spada» e dichiarò di preferire «la spada, la spada chiara alla dinamite illegale». Sebbene García Márquez in tale occasione lo difese parlando di "umorismo di Buenos Aires", lo stesso Borges aveva specificato «lo dico in modo molto chiaro, sapendo bene quello che dico». Mario Vargas Llosa ha confermato che alcuni accademici di Svezia gli avrebbero rivelato di essere rimasti molto a disagio, proprio nell'anno in cui stavano per concedergli il Nobel, a causa dell'accettazione da parte di Borges di una decorazione conferitagli da Pinochet.

Tuttavia anche in questo caso, come per la giunta argentina, in seguito Borges rivide le sue convinzioni. Riguardo alla cena con Pinochet nel 1984 affermò, parafrasando Pablo Neruda, «confesso che ho sbagliato».

  • La metafora
  • I libri (e la biblioteca)
  • L'infinito spaziale e temporale
  • Il labirinto
  • Gli specchi
  • Il doppio
  • Le tigri
  • La rosa
  • Il sogno
  • Gli scacchi
  • Il viaggio
  • I miti nordici
  • I duelli dei malavitosi
  • I temi della colpa, del perdono e del peccato
  • Il paradiso perduto
  • Dio e le Sacre Scritture
  • La forma della spada
  • Argentina: è il biografo di Evaristo Carriego, suo amico del quale scrive una biografia immaginaria e fantasiosa; lettore di Leopoldo Lugones, Almafuerte, e altri; vi ambienta: Storia del tango, Il nostro povero individualismo, Horse Cart Inscriptions, Celebrazione del Mostro, Il Sud, The Mountebank
  • Uruguay: vi ambienta "Avelino Arredondo"
  • Israele: due poesie, due viaggi, la ricorrente compiacenza nella possibile (ma discussa) origine da un ceppo di immigrati ebrei lusitani. Un convegno su "Borges en Jerusalem" è stato celebrato nel 1999 e pubblicato nel 2003 dalla Vorvuert - Iberamericana. In generale nutre grande stima e affetto per questa giovane e antica nazione, e per il popolo ebraico in generale.
  • Italia: Borges ha una speciale affinità con la Divina Commedia di Dante Alighieri, soggetto dei Nove saggi danteschi e con Venezia. Alla Divina Commedia è pure liberamente ispirato L'Aleph (l'amore di Dante per Beatrice = l'amore di Borges per Beatriz Viterbo, personaggio ispirato a Estela Canto, con lo stesso personaggio di Carlos Argentino Daneri, il cui nome è l'anagramma di Dante Alighieri; un'Opera che contenga tutto, l'Aleph = Divina Commedia). Altra lettura prediletta era Ariosto, il cui italiano ha imparato viaggiando in autobus verso la biblioteca come per Dante. Il suo particolare amore per Dante Alighieri è stato definito dalla critica "dantismo immanente", poiché i riferimenti ai concetti danteschi legati alla tradizione cristiana presenti nell'opera borgesiana si traducono in un'immanenza (come per Thomas Stearns Eliot ed Ezra Pound) che non si risolve necessariamente in una perdita di sacralità (cfr. Lore Terracini e Roberto Paoli; il volume di Riccardo Ricceri è dedicato a Dante e allo specifico tema del dantismo immanente presente nell'opera dello scrittore argentino). Borges faceva spesso notare il legame tra Italia e Argentina, affermando scherzosamente di non potersi sentire davvero argentino in quanto non aveva origini italiane. Borges ammira anche lo scrittore Giovanni Papini, che definisce "ingiustamente dimenticato". Borges era solito leggere in italiano - come l' opera di Dante e di Ariosto- l' opera di Benedetto Croce.
  • Spagna: Borges fa frequenti riferimenti al Don Chisciotte della Mancia di Miguel de Cervantes e allo scrittore del XVII secolo Francisco de Quevedo y Villegas
  • Francia: è influenzato da Léon Bloy (poeta decadente e reazionario di fine Ottocento) e da Marcel Schwob, erudito scrittore di fine Ottocento, autore di Vite immaginarie, fonte d'ispirazione per Storia universale dell'infamia; è un grande estimatore e scrive saggi su Guillaume Apollinaire
  • Germania: ha una speciale affinità con Heinrich Heine, è influenzato da Franz Kafka e Kurd Laßwitz; lettore di Fritz Mauthner, Arthur Schopenhauer; scritti sulla Germania: Deutsches Requiem, Letteratura tedesca nell'età di Bach
  • Regno Unito: studia intensamente la letteratura inglese e anglosassone; è influenzato da Samuel Butler, Gilbert Keith Chesterton, Thomas de Quincey, David Hume, Rudyard Kipling, George Bernard Shaw, Herbert Spencer, Robert Louis Stevenson, Thomas Carlyle, H. G. Wells e Lord Gibbon, il grande storico del XVIII secolo di cui legge e rilegge Declino e caduta dell'Impero Romano; ama la Storia della filosofia di Bertrand Russell
  • India: è lo scenario per i racconti: L'uomo sulla soglia, L'accostamento ad Almotasim, Tigri blu
  • Irlanda: è influenzato da Giovanni Scoto Eriugena e Jonathan Swift; traduce Oscar Wilde in spagnolo; scrive pagine critiche su James Joyce; è lo scenario di Tema del traditore e dell'eroe, legge e commenta gli scritti del filosofo idealista George Berkeley, che era anche un vescovo irlandese.
  • Stati Uniti: traduttore di William Faulkner in spagnolo; ha una speciale affinità con il filosofo Ralph Waldo Emerson e Walt Whitman, è influenzato da Edgar Allan Poe e scrive saggi su di lui, su Nathaniel Hawthorne e Ralph Waldo Emerson; vi ambienta Lo spaventoso redentore Lazarus Morell, racconto ispirato da Mark Twain; scrive molte pagine di critica riguardo a diversi film, come Quarto potere ("An Overwhelming Film"); scrive anche una parodia/omaggio dei racconti di Howard Phillips Lovecraft, intitolata There are more things - una citazione dall'Amleto di William Shakespeare.
  • Giappone: vi ambienta il racconto L'incivile maestro di cerimonie Kotsuké no Suké
  • Cina: vi ambienta i racconti Un pirata: la vedova Ching e (in parte) Il giardino dei sentieri che si biforcano.
  • Norvegia e paesi nordici: vi ambienta i racconti Lo specchio e la maschera e Undr, entrambi della raccolta Il libro di sabbia; altri personaggi, come la donna protagonista di Ulrica, il giovane studioso de La corruzione e il vecchio re de Il disco sono nordici, a testimonianza del suo grande amore per la letteratura e il mito di quei paesi.
  • Cristianesimo: influenzato da Léon Bloy; Storia dell'Eternità, Tre versioni di Giuda, I teologi, Il Vangelo di Marco, Un teologo nella morte. L'influenza maggiore gli venne dalla Bibbia (i Vangeli, specialmente Giovanni, Paolo, Giobbe, Qohelet e anche gli apocrifi), che la nonna protestante conosceva a memoria e gli leggeva spesso.
  • Buddhismo: Tema del mendicante e del re, lettura sul Buddhismo in Sette notti.
  • Islam: L'accostamento ad Almotasim, La ricerca di Averroè, Hakim di Merv, il tintore mascherato (ma solo l'ambientazione è islamica, in quanto il credo di Hakim è schiettamente gnostico), La camera delle statue; è stato fortemente influenzato da Le mille e una notte del quale ha anche realizzato diverse traduzioni.
  • Ebraismo: La morte e la bussola, Il Golem, Una difesa della Cabala, Il miracolo segreto, letture sulla Cabala e su Shmuel Agnon.
  • Gnosticismo: alcuni dei suoi primi scritti a imitazione di Emanuel Swedenborg; Una vendicazione del falso Basilide, che soprattutto manifesta l'interesse per le correnti gnostiche ereticheggianti del Cristianesimo primitivo (Carpocrate, Basilide, i nicolaiti, gli anulari), presenti in molti testi già citati.
  • Taoismo: fondamentale retroterra della sua opera, è esplicitamente presente nelle opere ambientate in Cina.
  • Religioni immaginarie: gli eretici di Uqbar in Tlön, Uqbar, Orbis Tertius.
  • Due fantasie memorabili (Dos fantasías memorables, 1946)
  • Un modello per la morte (Un modelo para la muerte, 1946), trad. it. Un modello per la morte, Pordenone, Studio Tesi, 1991 ISBN 88-7692-273-3
  • Il libro del cielo e dell'inferno (Libro del cielo y del infierno, 1960), a cura di Tommaso Scarano, Adelphi, Milano, 2011 ISBN 978-88-459-2596-2
  • Cronache di Bustos Domecq (Crónicas de Bustos Domecq, 1967), trad. di Francesco Tentori Montalto, Einaudi, Torino, 1975 ISBN 88-06-15161-4
  • Storia universale dell'infamia (Historia Universal de la Infamia, 1935), trad. di Mario Pasi, Il Saggiatore, Milano, 1961; trad. di Vittoria Martinetto e Angelo Morino, Adelphi, Milano, 1997 ISBN 88-459-1332-5
  • Finzioni (Ficciones, 1944; seconda edizione ampliata 1956), trad. di Franco Lucentini, Einaudi 1955 ISBN 88-06-17367-7; trad. di Antonio Melis, Adelphi, Milano, 2003 ISBN 978-88-459-1427-0
  • L'Aleph (El Aleph, 1949), trad. di F. Tentori Montalto, Feltrinelli 1959, Adelphi 1999 ISBN 88-459-1420-8
  • Il manoscritto di Brodie (El informe de Brodie, 1970), trad. di Livio Bacchi Wilcock, Rizzoli 1971; trad. di Lucia Lorenzini, Adelphi 1999 ISBN 88-459-1449-6
  • Il libro di sabbia (El libro de arena, 1975), trad. di Livio Bacchi Wilcock, Rizzoli 1977; trad. di Ilide Carmignani, Adelphi 2004 ISBN 88-459-1841-6
  • Libro di sogni (Libro de sueños, 1976), con Roy Bartholomew, trad. di Tilde Riva, Collana La Biblioteca di Babele n.32, Franco Maria Ricci editore, 1985 ISBN 88-216-0232-X; Collana Oscar La Biblioteca di Babele n.6, Mondadori, Milano, 1991; Collana Oscar scrittori moderni, Mondadori, 1998 ISBN 88-04-45552-7; a cura di Tommaso Scarano, Collana Piccola Biblioteca n.679, Adelphi, Milano, 2015.
  • Venticinque agosto 1983 e altri racconti inediti, trad. di Gianni Guadalupi, F. M. Ricci, 1980; Mondadori 1990 ISBN 88-04-33731-1
  • Sei problemi per don Isidro Parodi (Seis problemas para don Isidro Parodi, 1942), trad. di Vanna Brocca, Palazzi 1971, Editori Riuniti 1978, Studio Tesi, 1990; trad. di Lucia Lorenzini, Adelphi 2012 ISBN 978-88-459-2702-7
  • Racconti brevi e straordinari (Cuentos breves y extraordinarios, 1955), trad. di Gianni Guadalupi, La Biblioteca blu n.12, Franco Maria Ricci, Parma, 1973; a cura di Tommaso Scarano, Collana Piccola Biblioteca n.755, Milano, Adelphi, 2020, ISBN 978-88-459-3477-3
  • Nuovi racconti di Bustos Domecq (Nuevos cuentos de Bustos Domecq, 1977), trad. di Tilde Riva, Mondadori 1991 ISBN 88-04-34778-3
  • Fervore di Buenos Aires (Fervor de Buenos Aires, 1923)
    • a cura di Domenico Porzio e Hado Lyria, in J. L. Borges, Tutte le opere, vol. I, Collana I Meridiani, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1984.
    • a cura di Tommaso Scarano, Milano, Adelphi, 2010, ISBN 978-88-459-2477-4.
  • Luna di fronte (Luna de enfrente, 1925), a cura di Domenico Porzio e Hado Lyria, in Tutte le opere, vol. I, Milano, Mondadori, 1984.
  • Quaderno San Martín (Cuaderno de San Martín, 1929) a cura di Domenico Porzio e Hado Lyria, in Tutte le opere, vol. I, Milano, Mondadori, 1984.
  • L'artefice (El hacedor, 1960)
    • trad. di Francesco Tentori Montalto, Milano, Rizzoli, I ed. 1963.
    • a cura di Tommaso Scarano, Collana Biblioteca n.382, Adelphi, Milano, 1999, ISBN 88-459-1507-7.
  • L'altro, lo stesso (El otro, el mismo, 1964)
    • trad. di F. Tentori Montalto, in Tutte le opere, vol. II, Collana I Meridiani, Milano, Mondadori, 1985.
    • a cura di Tommaso Scarano, Adelphi, Milano, 2002, ISBN 88-459-1742-8.
  • Carme presunto e altre poesie (Poemas, 1923-1958), Introduzione e trad. di Ugo Cianciòlo, Einaudi, Torino, I ed. 1969; Collezione di Poesia n.121, Einaudi, Torino, 1975.
  • Elogio dell'Ombra (Elogio de la sombra, 1969), trad. di F. Tentori Montalto, Einaudi, Torino, 1971, ISBN 88-06-14868-0.
  • L'oro delle tigri. Poesie (El oro de los tigres, 1972)
    • testo spagnolo a fronte, traduzione di Juan Rodolf Wilcock e Livio Bacchi Wilcock, Rizzoli, Milano, I ed. agosto 1974.
    • a cura di Tommaso Scarano, Collana Biblioteca n.465, Adelphi, Milano, 2004, ISBN 88-459-1932-3.
  • La rosa profonda (La rosa profunda, 1975)
    • a cura di Domenico Porzio e Hado Lyria, in Tutte le opere, vol. II, Mondadori, 1985.
    • a cura di Tommaso Scarano, Collana Piccola Biblioteca n.652, Adelphi, Milano, 2013.
  • La moneta di ferro (La moneda de hierro, 1976)
    • a cura di Cesco Vian, Collana La Scala: il catalogo, Rizzoli, I ed. marzo 1981.
    • a cura di Tommaso Scarano, Collana Piccola Biblioteca n.578, Adelphi, Milano, 2008, ISBN 978-88-459-2327-2.
  • Storia della notte (Historia de la noche, 1977)
    • in Tutte le opere, a cura di Domenico Porzio e Hado Lyria, vol. II, Milano, Mondadori, 1985.
    • a cura di Francesco Fava, Collana Piccola Biblioteca n.775, Adelphi, Milano, 2022, ISBN 978-88-459-3654-8.
  • La cifra (1981), a cura di Domenico Porzio, Collana I poeti dello Specchio, Mondadori, Milano, I ed. 1982, ISBN 88-04-46950-1.
  • I congiurati (Los conjurados, 1985), a cura di Domenico Porzio e Hado Lyria, Collana Lo Specchio, Milano, Mondadori, 1986, ISBN 88-04-42038-3.
  • Inquisizioni (Inquisiciones, 1925), trad. di Lucia Lorenzini, Adelphi, Milano, 2001, ISBN 88-459-1628-6.
  • La misura della mia speranza (El tamaño de mi esperanza, 1926), trad. di Lucia Lorenzini, Adelphi, Milano, 2007 ISBN 978-88-459-2195-7.
  • L'idioma degli argentini (El idioma de los argentinos, 1928), a cura di Antonio Melis, trad. di Lucia Lorenzini, Adelphi, Milano, 2016. [libro giovanile ripudiato dall'autore, ripubblicato solo nel 1998]
  • Evaristo Carriego (1930), trad. di Vanna Brocca, Palazzi, 1970; trad. di Paolo Collo, Einaudi, Torino 1972, ISBN 88-06-15192-4.
  • Discussione (Discusión 1932), trad. di Livio Bacchi Wilcock, Rizzoli, Milano, 1973.
  • Storia dell'eternità (Historia de la Eternidad 1936), traduzione di Livio Bacchi Wilcock, Il Saggiatore, Milano, 1962; traduzione di Gianni Guadalupi, Adelphi, Milano, 1997 ISBN 88-459-1333-3.
  • (in collaborazione con Adolfo Bioy Casares e Silvina Ocampo), Antologia della letteratura fantastica (Antología de la literatura fantástica 1940), Einaudi, Torino, 2007, ISBN 978-88-06-18635-7.
  • Altre inquisizioni (Otras inquisiciones 1952), trad. di Francesco Tentori Montalto, Feltrinelli, Milano, 1963; Adelphi, Milano, 2000 ISBN 88-459-1538-7.
  • Brume, dei, eroi (Literaturas Germánicas Medievales, 1966), in collaborazione con Maria Esther Vazquez, trad. di Gianni Guadalupi e Marcelo Ravoni, Franco Maria Ricci, 1973; col titolo Letterature germaniche medioevali trad. di F. Antonucci, Theoria, 1984; a cura di A. Melis, trad. L. Lorenzini, Adelphi, Milano, 2014.
  • Manuale di zoologia fantastica (El libro de los seres imaginarios 1967), in collaborazione con Margarita Guerrero, Torino, Einaudi, ISBN 88-06-11452-2.
  • Testi prigionieri (Textos cautivos 1986) (testi apparsi nella rivista El Hogar tra il 1936 e il 1939), trad. di Maia Daverio, Adelphi, Milano, 1998, ISBN 88-459-1386-4.
  • Cos'è il buddismo (¿Qué es el budismo? 1976), in collaborazione con Alicia Jurado, a cura di Francesco Tentori Montalto, Collana Tascabili Economici, Roma, Newton, 1995, ISBN 978-88-798-3837-5.
  • Nove saggi danteschi (Nueve ensayos dantescos 1982), trad. di Gianni Guadalupi, Franco Maria Ricci, 1985; a cura di Tommaso Scarano, Adelphi 2001 ISBN 88-459-1653-7.
  • Prologhi. Con un prologo ai prologhi (Prólogos con un prólogo de prólogos, 1975), trad. di Cesco Vian, in J.L. Borges, Tutte le opere, vol. II, Collana I Meridiani, Milano, Mondadori, 1985; trad. di Lucia Lorenzini, Milano, Adelphi, 2005, ISBN 88-459-2025-9.
  • Biblioteca personal, Madrid, Alianza, 1988.
  • Prólogos de La Biblioteca de Babel, 2000.
  • El círculo segreto, 2003.
  • Oral (Borges oral, 1979), traduzione di Angelo Morino, Collana I David, Roma, Editori Riuniti, 1981, ISBN 978-88-359-2269-8.
  • Siete noches, 1980 [conferenze tenute al Teatro Coliseo di Buenos Aires nel 1977]
    • Sette notti, traduzione di Mirka Eugenia Moras, Collana I Fatti e le Idee. Saggi e Biografie n.520, Milano, Feltrinelli, 1983, ISBN 978-88-072-2520-8.
    • Sette sere, trad. e cura di Tommaso Scarano, Collana Piccola Biblioteca n.804, Milano, Adelphi, 2024, ISBN 978-88-459-3896-2.
  • L'invenzione della poesia. Le lezioni americane (Arte poética, 2000), a cura di Calin-Andrei Mihailescu, trad. di Vittoria Martinetto e Angelo Morino, Collana Saggi di letteratura straniera, Milano, Mondadori, 2001, ISBN 978-88-044-8840-8. [testo delle lezioni tenute all'Università di Harvard nel 1967]
  • La biblioteca inglese. Lezioni sulla letteratura (Borges profesor, 2000), traduzione di Glauco Felici e Irene Buonafalce, a cura di Martín Hadis e Martin Arias, Collana Saggi, Torino, Einaudi, 2006, ISBN 978-88-061-8227-4. [Corso di 25 lezioni di Letteratura inglese tenuto all'Università di Buenos Aires nel 1966]
  • El aprendizaje del escritor, 2014. [trascrizione del seminario sulla scrittura dettato in Colombia nel 1971]
  • Il tango (El tango. Cuatro conferencias, 2016), a cura di Martín Hadas, ed. italiana a cura di Tommaso Scarano, Collana Piccola Biblioteca n.737, Milano, Adelphi, 2019, ISBN 978-88-459-3281-6.
  • Atlante (Atlas, 1984), con la collaborazione di María Kodama, a cura di Domenico Porzio e Hado Lyria, Collana Saggi e testi, Milano, Mondadori, 1985, ISBN 978-88-042-5246-7. [versi e prosa]
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  • (EN) Poema de Jorge Luis Borges en Buenos Aires, Argentina, 'Fundación mítica de Buenos Aires', su erasmuspc.com (archiviato dall'url originale il 23 gennaio 2011).

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Juan Domingo Perón


Juan Domingo Perón


Juan Domingo Perón (Lobos, 8 ottobre 1895 – Olivos, 1º luglio 1974) è stato un generale e politico argentino. Fu presidente dell'Argentina dal 1946 al 1955 quando venne rovesciato da un colpo di Stato militare. Rieletto alla stessa carica nel 1973, morì l’anno seguente e gli subentrò la terza moglie Isabel Martínez de Perón.

I seguaci di Perón — originariamente chiamati descamisados, «scamiciati» ad indicare simbolicamente la provenienza dagli strati popolari della società — acclamavano i suoi sforzi per eliminare la povertà e dare maggior dignità al lavoro, mentre i suoi oppositori politici lo hanno considerato un demagogo e un dittatore. Diede vita al movimento politico conosciuto come peronismo o giustizialismo (justicialismo) che si proponeva come una terza via fra il capitalismo e il socialismo.

Perón costruì la sua immagine anche grazie all'aiuto della seconda moglie, Evita Perón. Il movimento peronista fu sincretico, talora definito populista unendo il socialismo, il patriottismo e la terza via economica, con alcune somiglianze col fascismo italiano (sebbene Perón non abbia mai dichiarato affinità in tal senso) senza rinnegare, perlomeno retoricamente, la democrazia, la sovranità popolare e il socialismo nazionale. Si ispirò anche alle politiche economiche keynesiane e dirigiste del New Deal di Franklin Delano Roosevelt. In politica estera sostenne il distacco dell'Argentina dall'influenza degli Stati Uniti e, al contempo, una politica terzomondista, di neutralità e di non allineamento nei confronti dei due blocchi (filosovietico e filostatunitense) della guerra fredda. Nel 1973, durante il secondo mandato di presidenza, l'Argentina entrò difatti a far parte del Movimento dei paesi non allineati.

Perón è stato anche descritto come un tipico caudillo (parola che nei paesi ispanofoni indica un capo carismatico che riunisce in sé potere politico e militare), benché nei suoi scritti abbia apertamente rifiutato questa etichetta e questo ruolo. L'ideologia peronista ha permeato - e tuttora è molto importante - la maggior parte dei partiti politici argentini odierni, sia di destra sia di sinistra. È stato uno dei presidenti argentini più discussi sia per questa mancanza di un riferimento politico ben preciso sia per aver dato asilo ai nazisti che scappavano dai processi per crimini di guerra al termine della seconda guerra mondiale.

Perón non aveva vicinanze ideologiche con il nazionalsocialismo hitleriano, sebbene alcuni studiosi lo affermino, mentre erano note le simpatie verso il fascismo di Mussolini (e la sua personale sintesi di nazionalismo, corporativismo e sindacalismo rivoluzionario).

Il peronismo non fu mai antisemita e con la Fondazione Evita Perón aiutò il neonato stato di Israele, gesto ricambiato con una visita ufficiale di Golda Meir in Argentina. Durante la sua vita ebbe rapporti con la massoneria europea e, secondo alcuni, tramite la terza moglie Isabelita, ebbe un legame con Licio Gelli, capo della loggia massonica P2.

Juan Domingo Perón nacque a Lobos l'8 ottobre 1895, figlio di Juana Sosa Toledo, di lontane origini native tehuelche, e di Mario Tomás Perón, di origine spagnola, scozzese e italiana (discendente di immigrati genovesi e francesi stabilitisi a Genova, nel quartiere della Maddalena, dove nacque il bisnonno del generale). Aveva un fratello maggiore, Mario Avelino (1891-1955), i cui discendenti sono i parenti più prossimi di Perón tuttora viventi. La data di nascita è contestata da Hipolito Barreiro che, in una recente pubblicazione, sostiene che il generale sia nato il 7 ottobre 1893 a Roque Pérez.

Juan Perón entrò nella scuola militare a 16 anni. Dopo il diploma fece rapidamente carriera nei vari gradi. Nel 1917 fu promosso tenente e nel 1924 capitano.

Si sposò la prima volta nel gennaio 1929 con Aurelia Gabriela Tizón che il 10 settembre 1938 morì di cancro all'utero. Probabilmente nello stesso periodo ebbe una relazione con una donna sposata ma separata dal marito, María Cecilia Demarchis de Holgado. La figlia di quest'ultima, Martha Holgado (1934-2007) ha sostenuto, chiedendo il test del DNA, di essere figlia di Perón, e il figlio Horacio lo ritiene tuttora. La Holgado affermò che Juan Domingo la riconobbe segretamente sotto il nome di Lucía Victoria Perón.

Nel 1931 fu promosso maggiore. Dal 1936 al 1938 fu addetto militare all'’ambasciata argentina in Cile. Prestò servizio in Italia all’inizio del 1939, alla scuola ufficiali a Chieti e, nel ruolo di osservatore militare, frequentò la "Scuola centrale militare di alpinismo" di Aosta, dove prese lezioni di sci e arrampicata da Gigi Panei e Bruno Caneva.

Rimase colpito dalla sintesi fascista di elementi socialisti e capitalisti, esprimendo apprezzamento per Benito Mussolini. Credeva, però, che la dittatura fascista fosse solo un passaggio verso la socialdemocrazia.

Tornò in Argentina nel gennaio 1941 e fu inviato nella provincia di Mendoza. Nel dicembre dello stesso anno fu promosso colonnello. Nel maggio 1942 fu trasferito nella capitale.

Nel giugno del 1943, con il grado di colonnello, svolse un ruolo di primo piano nel golpe militare del GOU (Grupo de Oficiales Unidos) contro il governo civile di Ramón S. Castillo. Inizialmente capo della segreteria del ministero della guerra, sotto il generale Pedro Pablo Ramírez, il 27 ottobre 1943, la precaria alleanza tra sindacalisti e militari riuscì ad ottenere che Ramírez nominasse Perón direttore del Dipartimento del Lavoro, ancora non segretariato. Quindi divenne ministro del lavoro e dello stato sociale il 27 novembre dello stesso anno e in seguito segretario alla guerra con il successivo governo del generale Edelmiro Julián Farrell nel febbraio 1944. Nel giugno di quell'anno divenne anche vicepresidente del governo mantenendo il ministero della guerra e la carica di segretario del lavoro e della sicurezza sociale, e quindi era la figura più forte dell'esecutivo.

Il 15 gennaio 1944 la città di San Juan venne distrutta da un terremoto causando più di diecimila morti. Come segretario al Departamento Nacional del Trabajo (Ministero del lavoro), con lo scopo di raccogliere i fondi per la ricostruzione del paese, decise di organizzare un festival affidato a una commissione di artisti, tra i quali anche Eva Duarte, la futura moglie. Il 22 gennaio 1944 durante il festival, al quale parteciparono anche militari dell'esercito e della marina, Evita e Perón si incontrarono.

Già nel febbraio seguente decisero di andare a vivere insieme nel nuovo appartamento di Evita, situato in calle Posadas. La carriera artistica di Eva continuava ad ampliarsi e nell'arco di quell'anno venne anche nominata presidente del sindacato chiamato Associazione Radicale Argentina. Evita Perón (1919-1952) da lui sposata, dopo la sua scarcerazione, il 22 ottobre 1945 diventando la sua seconda moglie, divenne in breve tempo molto famosa e le fu assegnato l'affettuoso diminutivo di Evita; aiutò il marito, con il sostegno del sindacato e dei gruppi femminili, e gestì gran parte dell'attività propagandistica del coniuge.

Farrell sostenne fortemente le riforme del lavoro promosse da Peron. In quel momento la classe operaia era in continua espansione a causa dell'industrializzazione accelerata del paese, dovuta anche alla neutralità. Questa grande trasformazione socio-economica fu la base di quel nazionalismo operaio che prese forma tra la seconda metà del 1944 e la prima metà del 1945 e che prenderà il nome di peronismo.

Nel settembre 1945 le forze d'opposizione, guidate da radicali, democristiani, filocomunisti e organizzazioni datoriali, con il sostegno dell'ambasciatore USA, promossero una marcia di 200 mila persone nella capitale. Questo provocò apprensione anche all'interno del governo e in quei militari contrari al duo Farrell-Peron.

Le forze militari di Campo de Mayo, sotto il comando del generale Ávalos (che era stato uno dei leader del GOU), chiesero le dimissioni e l'arresto di Perón. Costretto alle dimissioni dal governo dai suoi oppositori all'interno delle stesse forze armate il 9 ottobre del 1945 e sostituito dallo stesso Ávalos, Perón fu arrestato il 12; il 16 ottobre fu internato all'ospedale militare di Buenos Aires per una malattia, vera o fittizia. Lo stesso giorno la Confederazione Generale del Lavoro si riunì e proclamò uno sciopero di ventiquattr'ore per il 18 ottobre ma il popolo esausto iniziò a non dare più ascolto nemmeno ai sindacati.

Il 17 ottobre, senza che nessuno avesse dato l'ordine, non ci fu lo sciopero ma una grande mobilitazione popolare (chiamata la “marcia dei descamisados”). I “descamisados“ occuparono Plaza de Mayo esigendo la liberazione di Perón. Quel 17 ottobre, "il giorno della lealtà", sotto il cielo incandescente, gli uomini sudati a causa del gran caldo si erano tolti le camicie, di conseguenza la parola dispregiativa “descamisados” (gli scamiciati), usata dal quotidiano La Prensa, divenne la parola che da allora in poi avrebbe designato il popolo peronista..

Dopo intensi negoziati Perón fu rilasciato e quella stessa notte si rivolse ai suoi sostenitori da uno dei balconi della Casa Rosada. Sia Ávalos che Álvarez l'indomani cessarono dalle funzioni ministeriali e fu concordato un nuovo gabinetto di governo tra Farrell e Perón, con uomini fedeli a quest'ultimo. Pochi giorni dopo fu fissata la data delle elezioni: il 24 febbraio 1946.

Dopo il matrimonio Perón fu occupato con la campagna elettorale per le presidenziali. Il 26 dicembre 1945 Evita e Perón partirono in tournée elettorale con un treno che venne battezzato “El Descamisado”, per raggiungere il Nord del paese; a questo ne seguirono altri. La grande novità di quei viaggi fu soprattutto la presenza di una donna sul treno poiché fino ad allora nessuna moglie aveva mai accompagnato il proprio marito durante una tournée del genere.

Evita, durante i viaggi, non aveva mai tenuto un discorso; il 4 febbraio 1946, pochi giorni prima della fine della campagna elettorale al Centro Universitario Argentino, un'associazione di donne, organizzò un incontro per sostenere la candidatura di Perón. Il futuro Presidente, non sentendosi molto in forma, decise di dare ad Evita l'opportunità di parlare al pubblico; il risultato fu disastroso perché il pubblico reclamò con rabbia la presenza di Perón e impedì così ad Evita di poter pronunciare il suo discorso. Il supporto popolare gli aprì la strada per la candidatura alla Presidenza della Repubblica, che si concretizzò con il 56% dei voti ricevuto nelle elezioni generali del 24 febbraio 1946, insediandosi il 4 giugno. Intanto era stato promosso brigadier generale il 31 maggio 1946.

Nel novembre 1946 fondò il "Partito unico della rivoluzione", che venne chiamato inizialmente Partito Peronista. Evita si occupò di organizzare i sindacati e i gruppi femminili. Una delle battaglie combattute e vinte da Evita Perón fu quella che portò al riconoscimento dell'uguaglianza dei diritti politici e civili tra gli uomini e le donne con la legge 13.010 presentata il 23 settembre del 1947; il suo impegno per la dignità della donna fu costante e la condusse il 26 luglio del 1949 alla fondazione del Partito Peronista Femminile (PPF). Perón, dopo la vittoria alle elezioni, deteneva molti incarichi e non poteva dedicarsi, come aveva fatto negli anni precedenti, ai diritti dei lavoratori.

Fu Eva che si interessò a fare da intermediaria tra le richieste ed i problemi degli operai e Perón. L'efficienza della donna venne ricompensata con l'assegnazione di un ufficio all'interno della Segreteria (ministero) del Lavoro. Fervente visitatrice di fabbriche, scuole, ospedali, sindacati, club sportivi e culturali, Eva si guadagnò la fiducia del popolo ma in particolare dei lavoratori e dei sindacalisti, stabilendo una forte ma anche complicata relazione con loro. Un anno dopo le elezioni, Evita venne incaricata di rappresentare suo marito in un tour che comprendeva come prima tappa la Spagna, successivamente l'Italia ed il Vaticano, la Francia, il Portogallo, la Svizzera, il Brasile ed infine l'Uruguay. Il 6 ottobre 1950 assurse al grado di tenente generale.

Perón perseguì una politica sociale che mirava all'aumento di potere della classe operaia. Espanse enormemente il numero di lavoratori iscritti al sindacato e contribuì a rafforzare la potente Confederazione Generale del Lavoro (CGT). Dichiaratamente anti-americano e anti-britannico, così come anticomunista, definì questa come la «terza posizione» (definizione ripresa in seguito da numerosi movimenti antagonisti radicali europei, compresi quelli italiani di estrema destra) tra il capitalismo e il comunismo. Perón spinse molto anche verso l'industrializzazione del paese: nel 1947 annunciò il primo piano quinquennale per dare un aiuto alle industrie che aveva appena nazionalizzato, comprese quelle di proprietà estera. La sua ideologia, soprannominata peronismo o giustizialismo (fusione tra "giustizia" e "socialismo"), e che ebbe come sbocco istituzionale la costituzione del Partito Giustizialista (Partido Justicialista), ebbe grande influenza tra i partiti politici argentini.

Il primo governo Perón godette di una congiuntura favorevole grazie alle abbondanti riserve di oro e valuta straniera, con un saldo commerciale positivo e un mercato interno in espansione. Ciò favorì un ampio processo di redistribuzione della ricchezza ma anche una continuazione della contrapposizione peronismo-antiperonismo, visto il carattere autoritario del governo. Questo infatti operò una serie di arresti nei confronti dei gruppi legati al marxismo ed alla lotta di classe: i settori sindacali internazionalisti - tra cui Cipriano Reyes ed altri dirigenti che collaborarono alla sua liberazione l'anno precedente - e sciolse lo stesso Partito Laburista d'Argentina per creare quello Giustizialista.

Il peronismo venne visto comunque come una rivoluzione delle classi sfruttate, ed Evita affermò che esso doveva essere rivoluzionario o non sarebbe stato nulla. Nel primo piano quinquennale argentino venne creato l'Istituto di promozione e intercambio (IAPI), si nazionalizzarono il Banco Centrale, le imprese dei servizi pubblici (ferrovie, acqua, gas, telefoni) e si diede impulso all'edilizia popolare e all'alfabetizzazione delle classi più povere.

La politica sociale del governo peronista si riflette anche in un impegno senza precedenti dello Stato argentino nei confronti della sanità e dell'istruzione. Così, l'istruzione universitaria fu dichiarata liberamente accessibile a tutti gli argentini a partire dal 1949, il che portò a un aumento del 300% del numero di studenti durante la presidenza di Juan Perón. Il tasso di analfabetismo si ridusse significativamente, passando dal 15% del 1945 al 3,9% del 1955.

Furono inoltre compiuti sforzi per migliorare i servizi sanitari del Paese e soprattutto il numero di persone che potevano usufruirne. Il tasso di mortalità infantile si ridusse dall'80,1 per 1000 nel 1943 al 66,5 per 1000 nel 1953, mentre l'aspettativa di vita aumentò dal 61,7 del 1947 al 66,5 del 1955.

Il sistema formatosi provocò l'allontanamento dei potentati economici e finanziari statunitensi ed inglesi, realizzando una sintesi tra industria nazionale e lavoratori, in una terza via interclassista tra capitalismo e comunismo simile al corporativismo del regime fascista italiano, di cui Perón ammirava anche il progetto mai del tutto attuato della socializzazione delle industrie. Nello stesso periodo l'economia cominciò a perdere posizioni a causa dell'esaurimento delle riserve internazionali accumulate durante la guerra, ovvero quando l'Argentina costituiva la sesta potenza economica mondiale.

Perón volle innovare anche l'architettura costituzionale dello Stato: la nuova Costituzione argentina del 1949, accanto al tradizionale sistema repubblicano e formalmente democratico, in polemica con la concezione capitalista e liberista, recepiva una forte impronta sociale e solidaristica, riprendendo la formulazione della funzione sociale della proprietà in termini simili sia alla Costituzione italiana dell'anno precedente che della dannunziana Carta del Carnaro del 1920. Riconosceva inoltre il diritto di sciopero, alla salute ed all'istruzione e limitava la libera concorrenza con l'istituzione del monopolio del commercio estero da parte dello Stato; limitò la stampa e vennero fatti chiudere i quotidiani La Vanguardia, La Prensa e La Nación.

Successivamente, però, l'ostilità della Chiesa cattolica, in comunione con quella angloamericana e dei potentati economico-finanziari, sindacali e dei partiti tradizionali interni , ma soprattutto del ceto medio e produttivo, determineranno il crollo del sistema peronista.

Diversi criminali nazisti fuggirono in Sudamerica nel dopoguerra, a volte comprando o ottenendo passaporti falsi tramite il Vaticano, o la Croce Rossa Internazionale, e molti transitarono o si stabilirono in Argentina durante l'epoca peronista, ad esempio Adolf Eichmann, Klaus Barbie, Josef Mengele, Ante Pavelic e Erich Priebke. Anche Otto Skorzeny, non ricercato, passò un breve periodo in Argentina con il suo vero nome come rappresentante della Krupp.

Inizialmente i rapporti con le gerarchie ecclesiastiche furono buoni, e il peronismo non fu affatto antireligioso, ma essi si incrinarono quando Perón facilitò il divorzio, introducendo leggi che ostacolavano l'istruzione religiosa. In ogni caso, Perón si mostrò sempre contrario all'aborto ritenuto un mezzo colonialista di controllo dei paesi meno sviluppati. Il governo di Juan Domingo Perón in un primo momento fu legato alle Forze Armate, e l'esercito e la Chiesa erano all'epoca considerati il baluardo contro le ideologie socialiste e comuniste. La Chiesa, inoltre, sosteneva la dottrina politica della "giustizia sociale", e condivideva col peronismo l'idea che fosse compito dello Stato mediare nei conflitti di classe e livellare le diseguaglianze sociali.

Ci furono, tuttavia, negli anni seguenti, settori della Chiesa cattolica, già reduce dai provvedimenti antiecclesiastici del Messico di Calles un ventennio prima, che accusavano il peronismo di statalismo, anche per l'eccessiva interferenza del governo nazionale nella vita privata e in contesti che non gli competevano. Il motivo della critica era dovuto anche al fatto che spesso lo Stato peronista invadeva le sfere tradizionalmente di competenza della Chiesa nel momento in cui si interessava, ad esempio, dei piani di assistenza e della pubblica educazione. Molte alte gerarchie ecclesiali argentine erano rimaste alleate della vecchia oligarchia, nonostante la Costituzione del 1949 trattasse con moltissimo riguardo il cattolicesimo, rendendolo religione di Stato nell'articolo 2, e affermasse che il Presidente dovesse essere un cattolico.

Nel 1946 il Senato approvò una legge che riaffermava e confermava tutti i decreti stabiliti dalla giunta militare del precedente governo dittatoriale. Tra questi decreti c'era anche la legge sull'istruzione religiosa obbligatoria varata nel 1943. Questa legge era stata duramente discussa alla Camera dei Deputati, ed era passata solo grazie al voto dei peronisti. Gli argomenti che apportarono a favore della legge furono nazionalistici ed antiliberali: si sottolineò il legame esistente tra l'identità della nazione e il profondo cattolicesimo della Spagna, e si enfatizzò il ruolo che la religione avrebbe avuto nella formazione delle coscienze e della società.

Questa riaffermazione della legge sull'educazione religiosa, tuttavia, limitò i poteri della Chiesa dando ragione a coloro che all'interno della stessa Chiesa tacciavano il peronismo di statalismo: i programmi scolastici e i contenuti dei libri di testo erano responsabilità dello Stato, il quale avrebbe potuto consultare le autorità ecclesiastiche qualora ce ne fosse stato bisogno; le altre materie scolastiche continuarono ad essere insegnate secondo lo spirito della Legge 1420 del 1884, e quindi continuarono a seguire la tradizione laicista dello stile di formazione argentina; l'educazione scolastica divenne un mezzo di propaganda per il culto della personalità del Presidente e di sua moglie Eva; nel giugno 1950, infine, Perón nominò Armando Méndez San Martín, un massone anticattolico, Ministro della Pubblica Istruzione, cominciando a guardare la Chiesa con sospetto.

Durante il suo secondo mandato Perón non condivise l'aspirazione della Chiesa a promuovere partiti politici cattolici. Infine, alcune leggi peroniste provocarono malumori tra i vescovi: nel 1954 il governo soppresse l'educazione religiosa nelle scuole, tentò di legalizzare la prostituzione, di far passare una legge sul divorzio, e di promuovere un emendamento costituzionale per separare completamente Stato e Chiesa. Perón, poi, accusò pubblicamente il clero di sabotaggio. Il 14 giugno 1955, durante la festa del Corpus Domini, i vescovi Manuel Tato e Ramón Novoa fecero discorsi antigovernativi. Fu il punto di rottura: durante quella stessa notte gruppi di peronisti attaccarono e bruciarono alcune chiese di Buenos Aires; Perón divenne apertamente anticlericale e, due giorni dopo questi fatti, venne scomunicato da papa Pio XII (la scomunica sarà revocata molti anni dopo da papa Paolo VI), che precedentemente lo aveva anche insignito dell'Ordine di Pio IX.

Perón rivinse le elezioni presidenziali dell'11 novembre 1951 con un ampio consenso, il 62% dei voti.

Il paese però fu escluso dalle agevolazioni del piano Marshall americano per i paesi europei, con il conseguente principio di avvicinamento all'Unione Sovietica, e questo danneggiò l'economia argentina, e in particolare il settore agricolo, tradizionale esportatore verso l'Europa. La perdita del sostegno della Chiesa cattolica, l'approfondimento di un modello di giustizia sociale e la stessa morte della moglie Evita (nel 1952 a causa di un cancro) portarono in quegli anni a una crisi economica e sociale e a una perdita del consenso popolare. Nello stesso anno, Perón si attribuì il titolo onorifico di Libertador de la República (che richiamava gli appellativi degli eroi sudamericani Simón Bolívar e José de San Martín), mentre nominò Eva (circa due mesi prima della morte) Leader spirituale della Nazione Argentina.

Tre anni dopo avvenne un primo sanguinoso tentativo di colpo di Stato da parte di un settore delle forze armate argentine, composto in particolare da militari della Marina. Il 16 giugno 1955 aerei dell'aviazione navale bombardarono Plaza de Mayo, dove il presidente avrebbe dovuto tenere un comizio, fallendo nell'obiettivo di uccidere Peron ma provocando la morte di centinaia di civili. Truppe dell'esercito, leali a Perón, sconfissero i golpisti, molti dei quali fuggirono all'estero. Perón cambiò ministro dell'interno e della Marina e tentò una democratizzazione, autorizzando i vecchi partiti a servirsi dei media.

Alcuni mesi dopo, un secondo golpe, la cosiddetta "Revolución Libertadora", sostenuta dai settori antiperonisti delle forze armate, da dirigenti radicali, conservatori e socialisti e anche da alcuni settori della Chiesa, fu realizzato il 19 settembre 1955.

Mentre settori del movimento giustizialista erano pronti a prendere le armi, Perón, per evitare che nel paese scoppiasse la guerra civile, andò in esilio in Paraguay, e il potere passò a una giunta militare, con il generale Eduardo Lonardi. Il movimento peronista fu dichiarato illegale in Argentina, che di fatto avrà elezioni non democratiche fino al 1973.

Fu revocata la Costituzione del 1949 e riaperto il carcere di Ushuaia (chiuso nel 1947 da Perón a causa delle sue pessime condizioni) per detenuti politici; inoltre fu messo al bando anche il Partito Comunista e reintrodotta la pena capitale anche per i civili (abolita dopo il 1916, rimase in vigore dagli anni Sessanta fino al 1984), al di fuori dell'ambito militare (dove era prevista dal Codice penale del 1951), tutte cose che Perón aveva rifiutato di fare durante il suo governo.

Nel giugno 1956 gruppi di militari filo-peronisti tentarono un contro colpo di stato con il generale Juan José Valle, ma il tentativo fallì e molti di loro furono fucilati. I militari convocarono le elezioni generali nel 1958, ma il Partito peronista restò fuorilegge. In Argentina, la fine degli anni 1950 ed i anni 1960 furono segnati da frequenti cambi di governo e da un'insufficiente crescita economica, con continue rivendicazioni sociali e sindacali. I diversi governi che si succedettero, dopo elezioni in cui al partito giustizialista era vietato presentarsi, approfondirono un modello di dipendenza dalle potenze capitaliste portando l'Argentina ad un progressivo impoverimento.

Il Partito giustizialista fu riammesso brevemente alle elezioni nel 1962, ma la vittoria in diverse province alle elezioni del 18 marzo dei partiti che facevano riferimento al peronismo, portò a un altro golpe militare.

Perón dal Paraguay, dove dal settembre 1955 era sotto la protezione del presidente Alfredo Stroessner, si trasferì in novembre a Panama, nella città di Colón. Nell'agosto 1956 decise con il suo entourage di andare in Venezuela. Ma il 23 gennaio 1958, Perón, a seguito di un rovesciamento militare in quel paese, dovette rifugiarsi presso l'ambasciata della Repubblica Dominicana e da lì partì per quel paese, dove fu ricevuto dal dittatore Rafael Leónidas Trujillo. Infine si trasferì dalla Repubblica Dominicana alla Spagna franchista, dove il generale Francisco Franco gli diede asilo politico arrivando a Siviglia il 26 gennaio 1960, insieme a una famosa cantante e ballerina di night club, Isabel Martínez Cartas, che aveva conosciuto a Panama nel 1956. e risiedendo a Madrid. La sposò poi in terze nozze nel 1960, e da allora lei fu conosciuta come Isabelita Perón.

Ad una intervista della tv inglese, che gli chiese cosa intendesse fare per tornare in Argentina, Perón rispose:

Egli restava profondamente convinto che gli argentini fossero comunque dalla sua parte. Sempre in una sua dichiarazione ad un giornale inglese aveva detto: "Gli argentini sono al 30 per cento socialisti, al 20 per cento conservatori, un altro 30 per cento è di radicali [...]"; al che il giornalista lo interruppe domandandogli: "E i peronisti?". "No, no, peronisti sono tutti quanti", affermò il Presidente con estrema naturalezza.

Dall'esilio, Perón sostenne i peronisti, divisi in destra e sinistra, e le organizzazioni sindacali più attive. Perón aveva inizialmente sostenuto il movimento dei montoneros, costituito dall'ala più "socialista" dei suoi sostenitori, i quali speravano ancora che dopo il suo rientro in Argentina avrebbe messo la nazione sulla strada per la costruzione di una "Patria Socialista". A capo era stato designato il peronista Jorge Ricardo Masetti, amico di Che Guevara e fondatore di Prensa Latina assieme a Fidel Castro, che organizzò le diverse forze rivoluzionarie peroniste, ma scomparve nel nulla, probabilmente assassinato, nel 1964. Guevara e Perón avevano un rapporto di stima reciproca: il rivoluzionario inviò al generale, tramite Castro, una copia autografa del suo libro La guerra di guerriglia con la dedica «Da un ex oppositore evoluto, con ogni affetto e simpatia, a Juan Domingo Perón»; nel loro secondo e ultimo incontro (1967), Perón cerco di dissuadere il Che dalla sua spedizione boliviana dove troverà la morte con queste parole: «Non sopravviverai in Bolivia. Sospendi questo piano. Cerca delle alternative. (...) Non suicidarti». Lo definì "il più grande rivoluzionario", anche se espresse dubbi sull'uso della guerriglia e in altre occasioni parlò di Guevara come di «un utopista immaturo - ma uno di noi - e sono felice che sia così, perché fa venire agli yankee un vero mal di testa».

Perón, dall'esilio nella Spagna franchista, aveva abbandonato i suoi propositi populisti e neosocialisti del periodo con Evita, avvicinandosi molto di più alla destra, anche se di certo in maniera slegata dagli Stati Uniti e dalle dinamiche della guerra fredda. Nei primi anni 1970, si aprì la strada al ritorno di Perón. Il generale Alejandro Agustín Lanusse si impossessò militarmente del potere nel marzo del 1971 e dichiarò l'intenzione di ripristinare la democrazia costituzionale a partire dal 1973. È certo che il suo rientro fu favorito da una lunga trattativa con il governo militare di Lanusse tramite il governo spagnolo di Francisco Franco.

Perón tornò così in Argentina dall'esilio il 17 novembre 1972 e vi restò per un mese, incontrando anche il leader dei radicali per lanciare un messaggio di concordia tra le forze politiche, ma la giunta confermò la sua ineleggibilità nelle prossime elezioni del 1973.

L'11 marzo del 1973 si tennero in Argentina le elezioni generali. A Perón fu impedito di concorrere, ma fu ammesso il suo partito. Gli elettori votarono come presidente il candidato del partito giustizialista, Héctor José Cámpora, peronista di sinistra, che ottenne il 49,5%. Appena entrato in carica Cámpora si dimise nel luglio dello stesso anno, spianando la strada a nuove consultazioni, dove poteva candidarsi Perón. Dopo la vittoria elettorale, avvenuta l'11 marzo 1973, del Fronte Giustizialista di Liberazione (costituito dal Partito Giustizialista, dal Partito Conservatore Popolare e dal Partito Socialista Unificato), Perón, rientrato in Argentina, si staccò dai suoi sostenitori di sinistra e sostenendo sempre più la destra e l'ala conservatrice del suo movimento. Si delineò presto una marcata e definitiva cesura tra il peronismo di sinistra (i Montoneros, la chiesa cattolica militante e terzomondista) ed il peronismo di destra (nazionalisti, conservatori).

Il giorno del ritorno a Buenos Aires, il 20 giugno, circa tre milioni di sostenitori si radunarono presso l'aeroporto di Ezeiza per attendere l'arrivo in aereo del loro leader, dopo 18 anni di esilio in Spagna. Ma il suo aereo dovette essere reindirizzato nella base aeronautica di Morón a causa degli scontri tra le due fazioni peroniste, quella di destra e quella di sinistra, che si erano ammassate per salutare il suo arrivo. Questo evento, noto come il massacro di Ezeiza, lasciò 13 morti e più di 300 feriti.

Dopo le dimissioni di Campora e del suo vicepresidente, Perón si presentò alle elezioni generali del 23 settembre, con sua moglie Isabel candidata al ruolo di vicepresidente, elezioni che vinse con il 62% dei consensi, divenendo presidente per la terza volta, e insediandosi nell'ottobre del 1973.

Il nuovo governo peronista però si disfece presto per via dei conflitti tra i sostenitori di sinistra e quelli di destra e anche a causa di numerosi morti negli scontri.

Ne derivò una vera e propria dichiarazione di guerra tra movimento e governo. Ci furono episodi di guerriglia e terrorismo da parte di gruppi armati e da parte di filogovernativi (come l'Alianza Anticomunista Argentina o Tripla A, a cui appartenevano i responsabili del massacro di Ezeiza), fedeli alle linee di Isabel Perón. I montoneros eseguirono numerosi atti dimostrativi e anche alcuni sequestri e omicidi. Nel tentativo di ristabilire l'ordine pubblico, il governo deliberò alcuni provvedimenti di emergenza.

Il peronismo di governo, per influenza di Isabel e altri ministri, tra cui il potente massone José López Rega, detto el brujo, "lo stregone", anticomunista accanito, fondatore della Tripla A (che aveva contribuito a far crescere sottraendo segretamente fondi al suo ministero) e uomo di fiducia del capo della P2, il faccendiere italiano Licio Gelli, divenne un governo di centro-destra, auspicato dai militari al governo sino dal marzo '73; l'anziano Perón fu usato per accreditarsi presso il popolo. I gruppi peronisti radicali, come i montoneros, ne divennero nemici, e lo stesso Presidente li criticò pesantemente, dopo che essi assassinarono alcuni uomini politici vicini a Perón, tra cui il suo collaboratore José Ignacio Rucci. Essi continueranno ad accreditare la tesi di un Perón "usato" dall'ala conservatrice, nonostante gli eventi degli ultimi mesi di vita del Presidente.

Durante le celebrazioni della festa dei lavoratori, il 1º maggio 1974, il presidente Perón, a fronte di una piazza gremita per la metà di simpatizzanti dei Montoneros, a seguito dei cori e degli slogan della piazza, rinunciò al suo discorso sul sindacalismo e si lanciò in una violenta invettiva contro il movimento montonero. Dopo la morte di Perón, avvenuta esattamente due mesi dopo, l'organizzazione si darà alla clandestinità, annunciando il ritorno alla lotta armata per fronteggiare il peronismo ufficiale.

Il vicino Cile aveva subìto intanto la reazione degli Stati Uniti alle sue politiche anti-imperialiste, che pilotarono il golpe anticomunista del 1973 contro il socialista Salvador Allende (orchestrato peraltro dagli stessi ministri militari da lui imbarcati nel 1972, dopo aver perso l'appoggio dei democristiani), preludio a quello che sarebbe successo più tardi in Argentina. Benché Allende avesse avuto buoni rapporti con i peronisti e il politico giustizialista non vedesse di buon occhio le ingerenze americane, Perón non poté schierarsi contro il generale Pinochet, a causa della fragilità della situazione interna, o non volle farlo a causa del suo anticomunismo. Il leader argentino incontrò pubblicamente il dittatore cileno nel 1974, come l'anno precedente aveva incontrato lo stesso Allende.

Il presidente Peron soffriva da tempo di numerosi problemi di salute, complicati da una polmonite, al punto che dovette subito demandare alla moglie gran parte del lavoro politico, e negli ultimi mesi fu privo ormai di poteri decisionali, accentrati nelle mani di Isabel; in particolare era affetto da una cardiopatia ischemica cronica con insufficienza cardiaca.

Juan Domingo Perón morì improvvisamente il 1º luglio 1974 nella villa Quinta de Olivos (circondario di Buenos Aires), colpito, durante una broncopatia, da infarto miocardico acuto.. Una folla imponente partecipò ai funerali a Buenos Aires. Il corpo di Perón venne sepolto temporaneamente nella cripta ricavata sotto la villa, in attesa della costruzione di un mausoleo.

Con molti problemi politici ancora non risolti, a lui succedette la consorte Isabel che, in qualità di vicepresidente eletta, venne automaticamente nominata Presidente ad interim fino alla fine del mandato. La vedova ed erede organizzò imponenti funerali di stato e fece imbalsamare il corpo di Perón, ponendolo temporaneamente nella cappella della sua casa presidenziale, in attesa della costruzione di un mausoleo - il quale, a causa degli sconvolgimenti politici successivi, non sarebbe stato completato - dove avrebbe dovuto essere trasferito anche il corpo di Evita.

Isabelita Perón, appoggiata dalla destra peronista, iniziò una pesante repressione degli oppositori, ma si dimostrò incapace di controllare il governo, concedendo molto potere a López Rega e agli anticomunisti più estremi, finché stante una situazione politica ed economica disastrosa, fu rovesciata, analogamente ad Allende, da un golpe militare, organizzato dai vertici delle forze armate il 24 marzo 1976, posta agli arresti per cinque anni e quindi rifugiatasi in Spagna.

Il suo esecutivo fu sostituito da una giunta militare (durata fino al 1983), presieduta fino al 1981 dal tenente generale Jorge Rafael Videla, che applicando semplicemente alla lettera il decreto 261/75, promulgato dalla stessa Perón (detto decreto dell'"annientamento dell'azione di sovversione"), intensificò i metodi di repressione di Isabelita e diede inizio agli anni del terrorismo di stato; durante questo periodo furono sequestrati, torturati, uccisi e fatti scomparire migliaia di argentini (30.000 secondo la vulgata montoneros, circa 18.000 secondi le ricostruzioni ufficiali dei governi democratici dopo il 1983), tra gli oppositori molti comunisti, moltissimi peronisti, soprattutto di sinistra (in buona parte montoneros).

Il Partito Comunista Argentino, fedele alle direttive sovietiche che non volevano rompere i rapporti con Buenos Aires, si schierò tuttavia contro i peronisti (peraltro ormai percepiti come un movimento di destra), non prendendo posizione contro il governo. I montoneros rimasero in balia della repressione, considerati come "guerriglieri marxisti" e massacrati così insieme a migliaia di cittadini. Durante la dittatura militare vennero proibiti, oltre ai riferimenti comunisti, riferimenti pubblici al peronismo, quali lodare o inneggiare a Perón o ad Evita, cosa considerata "azione sovversiva".

L'esatta data e il luogo di nascita di Peron sono state messe a volte in discussione. L'anagrafe è contestata da Hipolito Barreiro, che nella sua pubblicazione Juancito Sosa, un indio Tehuelche sostiene che Juan Perón non è nato a Lobos l'8 ottobre 1895, ma a Roque Pérez il 7 ottobre 1893, e che fosse per metà, da parte di madre, un nativo americano della Patagonia, e non soltanto di lontane origini imparentato con questa etnia. Barreiro ha sostenuto che fosse inoltre un figlio nato prima del matrimonio e poi legittimato con le nozze, fatto che fu tenuto nascosto con un falso certificato di battesimo e un falso atto di nascita ottenuti per vie traverse dalla nonna, in modo che potesse essere ammesso al collegio militare, dato che all'epoca l'esercito argentino accettava solo figli legittimi di genitori cattolici ed escludeva anche gli aspiranti cadetti di diretta origine "india".

Secondo una teoria pseudostorica, sostenuta e argomentata da alcuni giornalisti sardi (Peppino Canneddu, Gabriele Casula e Giovanni Maria Bellu), Perón sarebbe stato, in realtà, un emigrato sardo, tale Giovanni Piras di Mamoiada, inventatosi natali argentini per sfuggire alla coscrizione durante la prima guerra mondiale. La notizia del Perón sardo appare per la prima volta nel marzo del 1951.

Il ricercatore Raffaele Ballore pare demolire però scientificamente la teoria sarda, anche ripercorrendo le orme del vero immigrato.

Inoltre sono sottolineate le gravi lacune nella ricerca e la confusione delle vite del Piras e del presidente Juan Perón. I cognomi, con diverse grafie, Perón, Peròn e Peron sono diffusi rispettivamente in paesi di lingua spagnola, in Francia e in Italia. Il cognome Peròn risulta essere comune soprattutto nella regione francese della Bretagna, mentre Peron è diffuso in Italia, ma in Veneto e non in Sardegna, soprattutto nelle province di Padova e Vicenza.

Secondo un giardiniere della Casa Rosada, di origine sarda, Perón avrebbe, invece, confidato di avere un nonno proveniente dal Regno di Sardegna (che all'epoca comprendeva anche Piemonte e Liguria). Teorie a parte, lo stesso Juan Perón dichiarò pubblicamente di avere origini sarde, fatto riportato anche in alcune biografie. Suo bisnonno, tale Tomás Mario Perón (1803-1856), era nato a Genova da padre francese e madre ligure, ed emigrò in Argentina nel 1831.

La scrittrice argentina Luisa Valenzuela, ha romanzato un ipotetico legame fra Piras e Perón nel romanzo La máscara sarda, pubblicato in Argentina da Seix Barral.

Il corpo di Perón venne in seguito riesumato e tolto dalla cripta della residenza di Olivos, rimanendo poi a lungo nel cimitero della Chacharita a Buenos Aires, dove i militari lo avevano fatto seppellire nel 1976, quando il dittatore Videla aveva ordinato la distruzione del mausoleo in costruzione. Nel giugno del 1987 degli ignoti, utilizzando una copia delle chiavi, trafugarono le mani del presidente argentino, mutilandone così il corpo tramite una sega elettrica, rubando anche alcuni oggetti sepolti con lui (come la spada ornamentale della sua uniforme militare e una poesia scritta dalla moglie Isabel) e chiedendo un riscatto pari a otto milioni di dollari al Partito Giustizialista, il cui segretario rifiutò di pagare. Della vicenda non se ne seppe più nulla, nonostante vi siano stati alcuni indagati e perfino morti misteriose, tra cui quella del giudice titolare dell'inchiesta; una ricerca di Damian Nabot e David Cox ha sostenuto che la P2 di Licio Gelli fosse coinvolta nella dissacrazione del corpo di Perón, per una sorta di atto rituale.

C'è chi disse, tra cui lo stesso magistrato che si era occupato del caso, che le impronte digitali di Perón (o un anello particolare che portava al dito, su cui secondo i ricercatori era inciso forse un codice bancario) servissero alla P2 per accedere ai presunti conti segreti svizzeri dell'ex presidente e di Evita (conti a cui però secondo altri, lo stesso Perón non aveva più potuto accedere dopo la morte della moglie e il sequestro del cadavere mummificato); tali conti avrebbero contenuto parte dei cospicui pagamenti che i nazisti in fuga avrebbero versato all'Argentina per ottenere i passaporti.

Un'altra ipotesi è che fosse semplicemente opera di criminali comuni, che speravano di ottenere un cospicuo riscatto, o ancora di antiperonisti che volevano lanciare un segnale intimidatorio, poiché le mani di Perón facevano parte dell'immaginario collettivo in quanto egli era uso ad alzarle entrambe per salutare la folla, e il fatto di amputarle (come accaduto alle mani di Che Guevara), era di certo un atto di sfregio diretto all'anima peronista profonda dell'Argentina. Fu ipotizzato infine anche un coinvolgimento dei militari.

Il 17 ottobre 2006, anniversario del "giorno della lealtà" e festa annuale della rivoluzione peronista, sotto la presidenza di Néstor Kirchner, peronista di sinistra e, come la moglie Cristina Fernández, ex simpatizzante dei Montoneros durante la dittatura, il feretro di Perón, avvolto nella bandiera argentina, è stato traslato con una grande cerimonia civile nella sua definitiva sistemazione, una tomba costruita appositamente in un terreno di proprietà del defunto leader e della moglie Evita; la sepoltura si trova all'interno della tenuta della sua villa "Quinta 17 de Octubre", situata a San Vicente (provincia di Buenos Aires). Durante la cerimonia di trasferimento ci sono stati scontri armati e proteste da parte di antiperonisti e oppositori del governo kirchnerista. Anche alcuni parenti di Perón hanno criticato o tentato di impedire questa scelta. Nel nuovo mausoleo, secondo il progetto originario, avrebbe dovuto essere traslato anche il corpo di Evita, sepolto al cimitero della Recoleta, cosa finora non avvenuta.

La sua posizione ideologica ebbe in Italia un'accoglienza calorosa, alla sua assunzione di potere in Argentina. Nei manifesti politici dell'epoca, infatti, sia il Partito Comunista Italiano, sia il Movimento Sociale Italiano esaltarono la sua ascesa, sottolineando le affinità ideologiche che l'avrebbero collegato potenzialmente a questa o quella formazione politica italiana. Il Peronismo riscosse successo e simpatia sia nella destra che nella sinistra radicale. Tuttavia il PCI, in occasione del viaggio di Evita in Italia, organizzò manifestazioni di protesta contro "la moglie del fascista Perón".

Lotta Continua, movimento comunista extraparlamentare fondato da Adriano Sofri, sul proprio quotidiano definisce il peronismo come "uno dei fenomeni sociali, politici e ideologici più incompresi del nostro secolo". Il congresso del Movimento Sociale Italiano a Roma nel 1949 si apre con tutti i delegati che gridano «Viva Perón!», mentre il settimanale di destra Il Borghese si schiera apertamente in favore del presidente argentino anche nella lotta contro il Vaticano, in quella che ritiene «la battaglia per impedire che la formula della DC si estenda anche al Sud America».

Terza Posizione, movimento di estrema destra, guardò con simpatia alla lotta dei Montoneros, movimento rivoluzionario peronista di ispirazione socialista e nazionalista di sinistra, nato durante l'esilio del Presidente Perón.

Sulla matrice politica del peronismo, peraltro, taluni autori vedono il movimento argentino come la risultante dell'apporto di diverse idee politiche, portate da intellettuali cattolici e socialisti, come da esponenti della stessa classe operaia, forze che, d'altronde, furono alla base dello stesso fascismo italiano, sebbene il peronismo sotto Perón o dopo, a differenza di alcuni movimenti precedenti di estrema destra argentina attivi negli anni '30, non adottò mai la simbologia fascista (come il fascio littorio, il saluto romano o la camicia nera, tipici, con varianti locali, di quasi tutti i fascismi del mondo) o il tipico militarismo bellicista mussoliniano, rimanendo neutro da questo punto di vista.

  • Evita, musical
  • Perón viene citato in un dialogo della serie animata statunitense I Simpson di Matt Groening, nell'episodio Soldato d'oh (2008); nella scena viene erroneamente associato alla dittatura militare e ai desaparecidos. La Fox ha deciso di non mandare in onda l'intero episodio in Argentina per non offendere la sensibilità della popolazione, soprattutto sull'ultimo argomento: in realtà, a parte questo, i creatori della serie hanno dichiarato che la confusione è voluta, per lo stile satirico dello show, tanto che per sottolineare l'ignoranza dei personaggi hanno inserito anche la battuta in cui uno di loro dice che la moglie di Perón era Madonna, riferimento al film su Evita, interpretato appunto dalla cantante, creduto reale da essi.
  • Il logo del Campionato mondiale di calcio 1978 in Argentina riprende il caratteristico gesto di Perón, che usava salutare la folla con le braccia tese sopra la testa, uno delle sue immagini più famose a livello popolare; il disegno era stato creato ancora nel 1974 ma, dopo che i militari presero il potere nel 1976, si accorsero troppo tardi di tale simbologia in vista dell'avvio dei mondiali e tentarono quindi di modificare il logo della manifestazione; ma oramai il disegno era stato già ampiamente commercializzato e il merchandising avviato, per cui una modifica forzata "sarebbe sfociata in un mare di azioni legali contro il paese", per cui i militari "masticarono la sconfitta".
  • (ES) Juan Domingo Perón, Manifesto del Partito giustizialista o Le venti verità peroniste (PDF), in Quaderni peronisti-opere complete, unico, Buenos Aires, UNION del PERSONAL CIVIL de la NACION, 1950. URL consultato il 20 febbraio 2014.
  • Sulla presenza di Perón in Italia vedi anche:
    • Paolo Valente. Porto di mare. Trento, Temi, 2005.
    • Paolo Valente. La città sul confine. Milano, OGE, 2006 (in particolare il racconto Vertigine).
  • Partito Giustizialista
  • Peronismo
  • Rivoluzione del '43
  • Wikiquote contiene citazioni di o su Juan Domingo Perón
  • Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Juan Domingo Perón
  • Perón, Juan Domingo, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
  • Antonello Biagini, PERON, Juan Domingo, in Enciclopedia Italiana, IV Appendice, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1979.
  • PERÓN, Juan Domingo, in Enciclopedia Italiana, III Appendice, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1961.
  • PERÓN, Juan Domingo, in Enciclopedia Italiana, II Appendice, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1949.
  • Perón, Juan Domingo, in Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2010.
  • (EN) Thomas F. McGann, Juan Perón, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
  • (EN) Opere di Juan Domingo Perón, su Open Library, Internet Archive.
  • (EN) Opere riguardanti Juan Domingo Perón, su Open Library, Internet Archive.
  • Juan Domingo Perón, in Archivio storico Ricordi, Ricordi & C..
  • (EN) Juan Domingo Perón, su IMDb, IMDb.com.
  • (ES) Discursos de Juan Domingo Perón (Discorsi di Juan Domingo Perón), su ruinasdigitales.com. URL consultato il 4 aprile 2018.
  • (ES) Istituto Nazionale Juan Domingo Perón, su jdperon.gov.ar.
  • Museo y Biblioteca Presidente Juan D. Perón, su ic.gba.gov.ar, Ciudad de Lobos - Prov. di Buenos Aires. URL consultato il 4 aprile 2018 (archiviato dall'url originale il 10 dicembre 2011).
  • L'ideologia peronista, su danilocaruso.blogspot.it.


Text submitted to CC-BY-SA license. Source: Juan Domingo Perón by Wikipedia (Historical)


Michelle Bachelet


Michelle Bachelet


Verónica Michelle Bachelet Jeria (Santiago del Cile, 29 settembre 1951) è una politica cilena, presidente del Cile dal 2006 al 2010 e dal 2014 al 2018, nonché prima donna a rivestire tale carica.

È stata anche ministra della sanità e, sotto la presidenza Lagos, ministra della difesa. Dal 2018 al 2022 ha assunto la carica di Alta commissaria delle Nazioni Unite per i diritti umani.

Michelle Bachelet nasce a Santiago del Cile da Alberto Bachelet, generale dell'aviazione cilena e Ángela Jeria, antropologa. Diplomata nel 1969 al Liceo Nº 1 Javiera Carrera, una scuola femminile, nel 1970 entra alla facoltà di medicina dell'Università del Cile. Durante il governo di Salvador Allende il padre della Bachelet dirige l'ufficio per la distribuzione delle derrate alimentari e, a seguito del golpe cileno dell'11 settembre 1973, viene imprigionato presso l'accademia aeronautica, sotto accusa di tradimento, per essersi rifiutato di ribellarsi contro Allende. A seguito delle torture subite, Alberto Bachelet muore nel 1974 per arresto cardiaco nella prigione di Santiago. Anche l'allora fidanzato della Bachelet, Jaime López, è detenuto e torturato ed entra nel novero dei desaparecidos.

Il 10 gennaio 1975 anche Michelle e sua madre sono arrestate e poi detenute e torturate a Villa Grimaldi, noto centro di detenzione di Santiago, per 21 giorni. I suoi compagni di partito e amici sono torturati con l'elettricità e in gran numero uccisi, e lei deve subire privazioni e violenze fisiche e psicologiche (come assistere alle torture di altri e minacce di violenza sessuale o di morte, sia nei suoi confronti che in quelli di sua madre), ma scampa a quelle più pesanti. Ha raccontato di essere stata interrogata direttamente da Manuel Contreras, il capo della DINA, la polizia politica di Pinochet.

Grazie ad alcune conoscenze familiari, le due donne sono poi liberate ed esiliate, e raggiungono in Australia il fratello maggiore di Michelle, Alberto, che vive lì dal 1969. Bachelet e sua madre si spostano quindi in Germania dell'Est, il cui governo concede asilo politico ai rifugiati cileni, e presso l'Herder Institut di Lipsia impara il tedesco; continua gli studi medici presso l'Università Humboldt di Berlino. Nel 1979 Michelle viene autorizzata a tornare in Cile, dove conclude gli studi e si laurea (nel 1982) presso l'Università del Cile come medico chirurgo. Tra il 1983 ed il 1986 si specializza in pediatria e sanità pubblica presso l'ospedale pediatrico "Roberto del Río". In questo periodo torna all'attività politica, impegnandosi sul fronte del ripristino della democrazia, con l'allentamento della pressione autoritaria.

Tra il 1985 ed il 1987 intrattiene una relazione sentimentale con Alex Vojkovic, un portavoce del Fronte Patriottico Manuel Rodríguez (FPMR), un gruppo di lotta armata tra i cui piani rientrava anche un attentato contro il generale Augusto Pinochet nel 1986. Collabora inoltre con alcune organizzazioni non governative come il PIDEE (che presiede tra il 1986 e il 1990) che aiuta i figli dei torturati e degli scomparsi. Partecipa alla campagna per il fronte del "No" nel plebiscito cileno del 1988 indetto su pressioni internazionali e seguendo la Costituzione cilena del 1980, con cui Pinochet voleva garantirsi la permanenza in carica; il voto lo obbligò invece al ritiro e all'indizione di libere elezioni nel 1989. L'11 marzo 1990 Pinochet si dimise e il nuovo governo democratico entrò in carica.

Con il ritorno al regime democratico, Bachelet lavora per il ministero della sanità, come consulente della Pan-American Health Organization e dell'Organizzazione mondiale della sanità. Tra il 1994 e il 1997 la Bachelet lavora come consigliera per la sottosegreteria del Ministero della Sanità. Spinta dall'interesse per le relazioni tra società civile e apparati militari, inizia a studiare presso l'Accademia Nazionale di Studi Politici e Strategici (Anepe), uscendone a pieni voti e ottenendo di proseguire i suoi studi negli Stati Uniti, all'Inter-American Defense College di Washington con una borsa di studio. Nel 1998 torna in Cile per lavorare presso il Ministero della Difesa come consigliera del ministro e consegue un master in "scienza militare" presso l'Accademia Militare dell'esercito cileno.

Come studentessa universitaria, Bachelet è iscritta alla "Gioventù Socialista". Si iscrive poi al Partito Socialista del Cile negli anni settanta. Nel 1995 entra nel comitato centrale del partito e dal 1998 al 2000 è parte attiva della sua commissione politica. Nel 1996 è candidata sindaca per il Partito Socialista a Las Condes, un sobborgo di Santiago, ottenendo il 2,35% dei voti.

Bachelet viene nominata Ministra della Sanità dal Presidente Ricardo Lagos l'11 marzo 2000 ed il 7 gennaio 2002 viene nominata Ministra della Difesa, diventando la prima donna a ricoprire l'incarico in un paese latinoamericano. Sul finire del 2004, in seguito ad un aumento della sua popolarità nei sondaggi, le viene chiesto di essere la candidata del Partito Socialista per le elezioni presidenziali; il primo ottobre 2004 Bachelet si dimette dai suoi incarichi governativi per affrontare la campagna elettorale.

L'11 marzo 2000 a seguito dell'insediamento del primo presidente socialista, ossia Ricardo Lagos Escobar, dopo 27 anni dal golpe contro Salvador Allende, Bachelet viene nominata ministra della Sanità nel nuovo governo della Concertación di centrosinistra. A seguito di tale nomina, Bachelet deve rinunciare agli incarichi di partito.

Il principale obiettivo dell'azione politica della ministra e del suo presidente è quello di permettere anche alle fasce di popolazione meno abbienti di accedere alla sanità pubblica in maniera gratuita, senza il pagamento di eventuali ticket. Durante il suo mandato ministeriale, Bachelet propone anche l'introduzione della pillola del giorno dopo e politiche favorevoli all'esercizio del diritto all'aborto, che provocano l'opposizione della Chiesa cattolica, come quella della Corte Suprema del Cile, circa la pillola, in una sentenza del 2001.

Il 7 gennaio 2002 il presidente Ricardo Lagos ha deciso di procedere ad un rimpasto di governo e Bachelet è stata nominata Ministra della Difesa, sostituendo l'esponente del Partito Democratico Cristiano del Cile Mario Fernández. Si tratta di una svolta storica perché per la prima volta dal 1973 un socialista torna a tale incarico governativo.

L'ultima volta fu Orlando Letelier, con Salvador Allende come presidente. La Bachelet divenne la prima donna in America Latina ad assumere tale incarico e una delle poche a livello mondiale. La sua provenienza da una famiglia militare le ha permesso una maggior vicinanza con le Forze Armate Cilene e di riconciliare una parte della sinistra cilena con tale apparato.

Durante la sua gestione il Cile ha partecipato a missioni di pace a Cipro ed in Bosnia ed Erzegovina, oltreché alcune modifiche alla leva obbligatoria e alla stipulazione del Trattato di Ottawa, che consente di ridurre i campi minati. La Bachelet divenne molto popolare e amata dai suoi concittadini e molti nella sua coalizione la ritenevano come una delle candidabili per le elezioni presidenziali del 2005. La Bachelet si disse disponibile a candidarsi alle elezioni primarie e la sua competitrice fu la Ministra degli Esteri Soledad Alvear, democristiana.

Il 1º ottobre 2004 è stata candidata per il Partito Socialista alle elezioni primarie che si sarebbero dovute svolgere l'anno successivo tra maggio e luglio. Il 14 novembre del 2004 riceve l'appoggio anche dal Partito per la Democrazia e il 23 aprile dell'anno successivo riceve il sostegno del Partito Radicale Social Democratico divenendo rappresentante dell'area progressista della Concertazione.

All'interno della coalizione la principale sfidante è la ministra degli Esteri Soledad Alvear, esponente del Partito Democratico Cristiano del Cile e sostenuta da suo partito per le elezioni primarie. Le due candidate riunite assieme al gruppo dirigente concertazionista stabiliscono la data delle elezioni il 31 luglio 2005. Intanto, entrambe le candidate del centrosinistra rimontano nei sondaggi e in un ipotetico scenario di ballottaggio riuscirebbero a sconfiggere il candidato della destra Joaquín Lavín, favorito alla successione del presidente in carica Ricardo Lagos. Per ufficializzarne la candidatura si tengono elezioni primarie, tuttavia Soledad Alvear si ritira a due mesi dal voto, per via del mancato sostegno del proprio partito e degli scarsi riscontri nei sondaggi. Nel mese di maggio l'Alianza por Chile si spacca in due ed il partito Rinnovamento Nazionale candida l'imprenditore Sebastián Piñera, mentre l'Unione Democratica Indipendente candida Joaquín Lavín. A causa della presenza di Piñera la candidatura di Alvear all'interno del centrosinistra sembra declinare perché la base centrista della candidatura della democristiana si erode e si orienta verso Piñera.

Per questo motivo Alvear si ritira e il PDC dà il suo appoggio alla socialista.

Alle elezioni presidenziali del 2005 Bachelet fronteggia il candidato di centro-destra Sebastián Piñera (di "Rinnovamento Nazionale"), il candidato della destra Joaquín Lavín ("Unione Democratica Indipendente") e quello di estrema sinistra Tomás Hirsch ("Juntos Podemos Más", "Uniti possiamo di più"). Al primo turno ottiene il 46% dei voti, Piñera il 25%, Lavín il 23% e Hirsch il 5%.

Non essendo riuscita ad ottenere la maggioranza assoluta dei voti al primo turno, partecipa al ballottaggio contro Piñera. Il 15 gennaio vince il ballottaggio con Piñera con il 53,5% dei voti, e diventa la prima donna capo di Stato del Cile e la settima nel continente americano dopo Janet Jagan in Guyana, Isabel Martínez de Perón in Argentina, Lidia Gueiler Tejada in Bolivia e Rosalía Arteaga in Ecuador, Violeta Chamorro in Nicaragua e Mireya Moscoso a Panama. È comunque la terza donna americana (dopo la Jagan e la Chamorro) ad essere eletta democraticamente, mentre tutte le altre precedentemente elencate ottennero l'incarico alla morte del loro marito.

L'11 marzo 2006 si è tenuta al Congresso di Valparaíso la cerimonia di trasmissione della banda presidenziale tra il Presidente uscente Ricardo Lagos e la presidente eletta Michelle Bachelet, che ha promesso una politica di rigore e di trasparenza. Alle 12:13 locali è diventata ufficialmente la 35º Presidente del Cile entrando nel pieno delle sue funzioni.

Il 13 marzo Bachelet ha approvato il suo primo provvedimento presidenziale, di grande importanza: l'esenzione dal pagamento delle prestazioni sanitarie per gli ultrasessantenni, oltre alla creazione di una commissione parlamentare per le riforme del sistema previdenziale, che coinvolgeva membri dell'opposizione di centrodestra. Bachelet ha iniziato il suo mandato con alti livelli di gradimento, oltre il 60% dei cittadini apprezzava la sua gestione presidenziale. Alcuni provvedimenti sono stati contestati come gli aumenti delle imposte sulle attività produttive e la legge per la regolamentazione del lavoro nero, creando malcontento non solo nell'Alianza por Chile o nel mondo delle imprese ma anche nella coalizione di centrosinistra.

Un'altra legge approvata nei primi mesi del suo governo è stata la legge della regolamentazione del tabacco. Il 21 maggio 2006, tenne il suo primo discorso alla nazione dal Congresso nazionale cileno parlando in particolare di riforme sulla sanità utilizzando i proventi della vendita del rame, aiuti alle famiglie più povere del paese, la creazione dei ministeri della Sicurezza Cittadina e dell'Ambiente.

Tuttavia la Presidente ha ricevuto molte critiche a seguito di alcuni provvedimenti non approvati dal Congresso, tra cui la controversa riforma dell'Istruzione, che ha suscitato grandi proteste da parte degli studenti, che hanno organizzato diversi scioperi; il 30 maggio l'80% degli studenti delle scuole superiori, pari a 800.000, hanno protestato nelle strade di Santiago del Cile. Il primo effetto di queste difficoltà per la Presidente è stato il calo notevole della popolarità arrivando fino al 44,2%, il più basso dal 1990. Il 5 giugno gli studenti sono scesi nuovamente in piazza e quattro giorni dopo tutte le manifestazioni nel paese sono terminate.

Durante il mese di luglio sono state espresse nuove critiche a seguito dell'imminente tempesta che ha colpito duramente il centro e il sud del Cile, provocando gravi danni e anche malcontento da parte della popolazione locale che accusa la presenza della Presidente solo per rimontare nei sondaggi. Il 14 luglio Bachelet ha cambiato alcuni ministri tra cui Economia, Interni, Ricostruzione ed Istruzione, ossia i ministeri in cui ha avuto più difficoltà nei suoi primi mesi di governo.

Il 10 dicembre 2006 Augusto Pinochet è morto e Bachelet ha rifiutato di organizzare un funerale di Stato. L'11 gennaio 2007 sono stati pubblicati i sondaggi relativi alla popolarità della mandataria e si registra un certo incremento toccando il 54,3% di approvazione. I successivi però sono abbastanza negativi calando di 9 punti percentuali al 45,6% il 30 marzo. A luglio 2007 con la crisi del piano Transantiago, il sistema di trasporti della capitale, la popolarità è scivolata al 41,5% e per la prima volta la disapprovazione ha superato l'approvazione toccando il 42,8%. Il mese successivo è calata al 39,1%.

Sempre nel mese di agosto, Bachelet ha affrontato le critiche anche dei sindacati per le promesse disattese dal governo, provocando manifestazioni arrivate fino a 3.000 persone ed un ulteriore calo dell'approvazione. Il portavoce del governo Ricardo Lagos Weber è stato sostituito da Francisco Vidal. Il 3 gennaio 2008 il ministro dell'Interno Belisario Velasco è stato sostituito da Edmundo Pérez Yoma.

L'opposizione accusa questi cambi nel governo come difficoltà per la Presidente nel governare il paese. Il 2008 è stato caratterizzato da un'approvazione intorno al 44% mentre la disapprovazione intorno al 40%. Ma a partire da dicembre c'è stata una grande rimonta della Presidente arrivando fino al 51,1% di approvazione, il mese successivo al 53,1%, a febbraio il 58,5% ed infine a marzo arriva al 62,2% di popolarità, il massimo da aprile 2006.

La grande rimonta della Presidente è dovuta alla capacità della Bachelet e della sua squadra di governo di affrontare la crisi economica del 2008-2009, creando consenso tra l'opinione pubblica e il sistema economico del paese. Nel mese di aprile è stato registrato un nuovo grande record per la Presidente, raggiungendo il 67,0% di gradimento e 53% per il suo governo. Nel mese di maggio 2009 continua l'ascesa della popolarità della presidente e del suo governo raggiungendo il picco del 69% e del 56% rispettivamente.

Bachelet ottiene nel mese di giugno 2009 un elevato livello di popolarità sia come presidente sia come governo: rispettivamente 74% e 65%. Bachelet è la meglio valutata di tutto il continente americano, superando persino Barack Obama che gode di poco più del 60%, ma nel mese di ottobre ottiene l'80 percento confermandosi come la più popolare Presidente di tutta la storia del Cile.

Dietro proposta di Alejandro Goic, presidente della Conferenza Episcopale Cilena, la presidente ha decretato per il Bicentenario della fondazione dello Stato cileno prevista per il 2010 un indulto plenario nei confronti di alcuni tipi di detenuti. Questa provvedimento avrà effetto dopo le elezioni presidenziali del 2009.

Durante i primi mesi del governo della Presidente Bachelet, l'economia ha mantenuto gli stessi ritmi di crescita economica ereditati dal governo di Ricardo Lagos. Il principale prodotto esportato del paese il rame il cui prezzo è aumentato notevolmente. Nel mese di maggio 2006 il valore per libbra ha superato i 3,5 dollari statunitensi, riportando un surplus di circa 6 milioni di dollari. Il governo ha deciso di risparmiare questi proventi creando malcontenti all'interno dell'alleanza di governo che proponeva l'utilizzo di questa cifra per fare investimenti nell'Istruzione e nella Sanità.

Un altro problema è stato il calo del valore del dollaro circolante nel paese che ha provocato degli effetti negativi sulle esportazioni. Un altro effetto della politica economica condotta da Bachelet è stato il calo del potere d'acquisto di salari e stipendi di alcune fasce di reddito, specialmente quelli medi e bassi, oltreché l'alto tasso di disoccupazione giovanile e la riduzione dei benefici ai pensionati. L'inflazione è aumentata nel corso del 2007, fino a toccare il 7,8%, circostanza che ha penalizzato le classi meno abbienti.

La politica ambientale è stata poco efficace soprattutto nella prima parte del governo della Presidente, nonostante la creazione del ministero dell'Ambiente. Alcuni settori della Concertación hanno accusato il governo di poca comunicazione con la cittadinanza creando cali nell'approvazione del governo e di Bachelet. Il problema principale che il governo ha dovuto affrontare è stato la politica energetica utilizzando fonti di energia rinnovabili senza intaccare la produzione industriale del paese. La politica economica della Presidente Bachelet e del suo ministro delle Finanze Andrés Velasco ha consentito al paese di godere di un elevato surplus, che nel 2007 ha toccato il massimo storico del Cile.

Durante la crisi del 2008-2009, la Presidente ed il ministro dell'economia hanno condotto una politica economica considerata ottima, giudicata positivamente sia dall'opinione pubblica sia da varie istituzioni finanziarie mondiali ed il Cile è stato considerato uno come i migliori modelli di sviluppo economico esistente al mondo che ha permesso il paese, almeno fino ad ora, di resistere a questa grave crisi. Il principale obiettivo del governo è quello di tutelare le classi meno abbienti e di proteggere il potere di acquisto dei ceti medi, proteggere la produzione industriale ed agricola ma senza utilizzare politiche protezioniste.

Il suo primo viaggio all'estero si è svolto in Argentina il 21 marzo 2006 dove ha incontrato il Presidente Néstor Carlos Kirchner, con il quale ha stipulato accordi strategici in campo economico, energetico e la costruzione di infrastrutture che potenziassero i collegamenti tra le due nazioni tra cui la Ferrovia Transandina.

Successivamente si è recata in Uruguay ed è stata ricevuta dal Presidente Tabaré Vázquez.

Il governo Bachelet ha potenziato le relazioni con gli altri paesi dell'America Latina ma ha ricevuto le critiche dalla sinistra d'opposizione raggruppata nella Juntos Podemos di dedicarsi maggiormente alle relazioni con gli altri continenti a discapito delle altre nazioni del subcontinente. Queste critiche furono rivolte anche al precedente governo di Lagos. Le relazioni con l'Argentina sono ottime grazie anche alle affinità e all'amicizia tra i due presidenti, le relazioni con la Bolivia sono migliorate grazie ad importanti accordi con il governo di Evo Morales. Tuttavia un punto di disaccordo tra i governi è la richiesta della Bolivia di avere uno sbocco sul mare, dato che assieme al Paraguay è la nazione in Sudamerica che non si affaccia sull'Oceano.

Il ministro degli Esteri Alejandro Foxley ha rifiutato le pressioni del governo boliviano di raggiungere un accordo sui confini con il Cile, affermando che un accordo è già presente ed è quello stipulato nel 1904. La Presidente si è recata per la prima volta in Europa in occasione del vertice tra Europa e America Latina che si svolse a Vienna il 12 maggio 2006 ed in quella occasione si è recata anche in Spagna, dove ha incontrato il primo ministro José Luis Rodríguez Zapatero.

L'8 giugno ha svolto una visita di stato negli Stati Uniti d'America ed è stata ricevuta dal Presidente George W. Bush e quest'ultimo ha fatto pressioni sul Cile affinché votasse contro l'entrata del Venezuela nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Inizialmente Bachelet non ha espresso una propria opinione, anche se l'ambasciatore del Cile nel paese venezuelano e la ministra della Difesa Vivianne Blanlot si sono mostrati favorevoli alla candidatura del Venezuela. Un altro punto di divergenza con l'amministrazione Bush è stata la decisione del governo cileno di ratificare il documento che permette la creazione di un Tribunale penale internazionale, fortemente contrastato dal presidente statunitense.

Le relazioni con l'Argentina hanno incontrato una certa difficoltà quando il governo di Buenos Aires ha deciso di aumentare il prezzo di esportazione del gas verso il Cile ed altri paesi stranieri, mentre la Bolivia rifiuta di vendere il gas al Cile. Intanto il governo cerca un accordo con il governo Kirchner affinché i prezzi della vendita del gas non aumentino. Kirchner decise di modificare tale provvedimento ma tale modifica non ha coinvolto le province di Mendoza, di Neuquén e di Río Negro, le province confinanti con il Cile, creando malumori nella vita politica del Cile che chiedevano il rifiuto di tale accordo.

Un altro problema era il prezzo di vendita del gas per un milione di metri cubi che arrivò fino a $4,8 milioni mentre il ministro argentino della Pianificazione Julio de Vido aveva promesso che non superasse i 4 milioni di dollari. Bachelet intensifica le relazioni con il Perù a seguito dell'insediamento di Alan García, cercando di superare le divergenze che avevano caratterizzato i due anni precedenti tra Ricardo Lagos ed Alejandro Toledo. Bachelet nel novembre 2006 si è recata in Vietnam e il 20 dello stesso mese si è recata in Nuova Zelanda dalla premier Helen Clark.

A maggio 2008 è stata nominata Presidente dell'Unione delle Nazioni Sudamericane. Intanto negli ultimi mesi del 2008 e nei primi del 2009 Bachelet ha dovuto affrontare la domanda peruviana per la controversia marittima tra Cile e Perù e la richiesta della Bolivia di uno sbocco sul mare. Alla fine di marzo 2009 si è tenuta a Viña del Mar il Progressive Governance Conference a cui hanno partecipato diversi capi di Stato e di governo di centrosinistra del Sud America e dell'Europa oltreché gli Stati Uniti.

Il 23 giugno 2009 si è recata negli Stati Uniti d'America, dove ha incontrato il Presidente Barack Obama, che aveva già incontrato precedentemente in occasione del Vertice delle Americhe. Obama considera Bachelet come una delle migliori leader dell'America Latina ed elogia la sua conduzione economica durante la fase della crisi economica mondiale. Sempre nel 2009, ha visitato Cuba e incontrato Fidel Castro.

Bachelet ha terminato il suo mandato presidenziale l'11 marzo del 2010 e, per la prima volta dal 1958, il successore fu un esponente dello schieramento di centrodestra, il leader della Coalizione per il Cambiamento Sebastián Piñera, sconfiggendo il candidato di centro sinistra della Concertazione dei Partiti per la Democrazia Eduardo Frei Ruiz-Tagle, che al ballottaggio ha conseguito solo il 48,5% dei voti.

Molti esponenti del centrosinistra intravedevano Bachelet come futura candidata alle elezioni del 2013 e come futura leader dell'opposizione al primo governo di centrodestra dal ritorno alla democrazia. Il 27 marzo 2013, infatti, ha annunciato la sua candidatura alle primarie della coalizione di centro-sinistra per la scelta del candidato presidente, svoltesi il 30 giugno, alle quali è risultata vincitrice con il 74,92% dei voti. È quindi la candidata ufficiale del centro-sinistra alle presidenziali del 2013, dove sfida la candidata delle destre Evelyn Matthei.

Alle elezioni del 15 dicembre, cui ha preso parte solo il 41% degli aventi diritto, è risultata eletta con il 62,16% delle preferenze, ed è entrata in carica nel marzo 2014, in una cerimonia presieduta dalla seconda carica dello Stato, la Presidente del Senato Isabel Allende Bussi.

Ha sostenuto il disegno di legge, approvato dal Parlamento il 2 agosto 2017, che ha garantito alle donne il diritto di abortire in caso di gravidanza a rischio per la vita della gestante, in caso di difetti congeniti nel feto che portano alla morte ed in caso di stupro. Il Cile nel 2017 era uno dei soli sei paesi al mondo a negare il diritto della donna di abortire. Il divieto era stato introdotto durante la dittatura del generale Augusto Pinochet, anche grazie al sostegno della Chiesa cattolica.

Favorisce una politica ecologica, a volte a scapito dei progetti economici. Si oppone così ad un progetto minerario che ha minacciato una riserva nazionale dove un gran numero di pinguini Humboldt, minacciati di estinzione, si stanno rifugiando, causando una crisi con la frangia liberale del suo governo.

Al ballottaggio delle presidenziali del 17 dicembre 2017, Sebastián Piñera supera il candidato del centro sinistra, il radicale Alejandro Guillier, e con il 54,58% dei voti viene eletto per la seconda volta Presidente del Cile. Bachelet gli ha lasciato l'incarico l'11 marzo 2018.

Il 10 agosto 2018 viene eletta Alta commissaria delle Nazioni Unite per i diritti umani dall'Assemblea generale. Il suo mandato inizia il 1º settembre 2018 e termina il 31 agosto 2022.

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  • Wikinotizie contiene l'articolo Cile: Michelle Bachelet eletta presidente, 15 gennaio 2006
  • (ES) Sito ufficiale, su michellebachelet.cl (archiviato l'8 febbraio 2014).
  • (EN) Michelle Bachelet, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
  • (EN) Michelle Bachelet, su IMDb, IMDb.com.
  • (EN) Un reportage della BBC. (BBC News)
  • (EN) Le inattese difficoltà della donna che vuole diventare presidente. (The Economist)


Text submitted to CC-BY-SA license. Source: Michelle Bachelet by Wikipedia (Historical)


Pedro Vargas


Pedro Vargas


Pedro Vargas Mata, nato Pedro Cruz Mata, meglio conosciuto come Pedro Vargas, (San Miguel de Allende, 29 aprile 1906 – Città del Messico, 30 ottobre 1989), è stato un tenore e attore messicano, appartenente alla cosiddetta Età dell'Oro del cinema messicano.

Nonostante la sua preparazione operistica, si dedicò al canto popolare, ottenendo riconoscimenti internazionali, oltre ad essere uno dei principali interpreti di Agustín Lara. Era conosciuto con i soprannomi di «L'usignolo delle Americhe», «Il tenore continentale» e «Il samurai della canzone». Come attore fece parte dell'Età d'oro del cinema messicano e partecipò a più di 70 film.

Era il secondo dei dodici figli di José Cruz Vargas e Rita Mata, una coppia di umili contadini. All'età di sette anni cantava nel coro della chiesa della sua città, il maestro del coro fu il primo a riconoscere il suo talento e a dargli lezioni di canto.

Nel 1920, all'età di 14 anni, arrivò a Città del Messico e subito iniziò a cantare nei cori di diverse chiese e ad offrirsi per delle serenate. Fu nel Colegio Francés de La Salle dove, dopo averlo ascoltato, gli fu offerta una borsa di studio per completare la scuola superiore, le lezioni di piano ed il solfeggio. Rimase nella scuola fino a quando non ebbe finito il liceo. In seguito il maestro José Pierson gli avrebbe anche offerto gratuitamente l'alloggio e lezioni di tecnica vocale. Mentre si trovava lì incontrò Jorge Negrete, Alfonso Ortiz Tirado e Juan Arvizu. José Mojica lo raccomandò più tardi ad Alejandro Cuevas; l'insegnante, dopo averlo ascoltato, si offrì di dargli lezioni gratuitamente.

Ebbe l'opportunità di partecipare all'opera Cavalleria rusticana il 22 gennaio 1928, su raccomandazione del maestro Jose Pierson al Teatro Esperanza Iris. Ricevette l'offerta di viaggiare in una tournée con l'Orquesta Típica di Miguel Lerdo de Tejada (ora Orquesta Típica di Città del Messico) negli Stati Uniti, come cantante di musica popolare, che accettò. Nella sua prima visita a Buenos Aires registrò per l'etichetta RCA Victor due canzoni delle sue: Porteñita mía e Me fui, con l'accompagnamento musicale del pianista José Agüeros e del violinista Elvino Vardaro. Il 12 settembre 1931 sposò María Teresa Campos Jáuregui, originaria di una famiglia di Querétaro, un matrimonio che durò fino alla morte dell'artista e dal quale vennero i suoi quattro figli. Fu uno degli interpreti migliori e di maggior successo del compositore Agustín Lara, così come di molti altri compositori di tutta l'America latina, che gli permisero di viaggiare attraverso diversi paesi di questo continente, principalmente Argentina, Colombia, Perù e Venezuela. Con un vasto repertorio che comprendeva canzoni liriche come "Jinetes en el Cielo, canzoni rancheras come Allá en el Rancho Grande, bolero come Obsesión, cantate a due voci con Beny Moré e temi nostalgici come Alfonsina y el mar, Pedro Vargas ricevette dal pubblico la qualifica "Usignolo delle Americhe".

Pedro Vargas morì per complicazioni del diabete durante il sonno, a seguito di un arresto respiratorio, il 30 ottobre 1989, a Città del Messico, all'età di 83 anni.

Tra gli altri riconoscimenti ricevette:

  • Ordine di Isabella la Cattolica
  • Ordine di Malta
  • Mister Amigo
  • Cittadino onorario del Texas
  • Ordine Cruzeiro Do Sul (Brasile, ottobre 1944)
  • Ordine Carlos Manuel de Céspedes (Cuba, marzo 1955)
  • Ordine Vasco Núñez de Balboa (Panama, agosto 1966)
  • Ordine di Mayo Ufficiale (Argentina, ottobre 1978)
  • Ordine Francisco Miranda (Venezuela, ottobre 1978)
  • Onorificenza della OEA (Washington D.C., Stati Uniti, settembre 1981)
  • Premio Tributo Golden Eagle Award (Los Angeles, California, giugno 1983)
  • Ordine Carlos Manuel de Céspedes

Di seguito c'è parte della vasta discografia dell'artista. I dischi a 78 giri precedenti il 1952 non sono elencati perché non erano catalogati. Alcuni di questi album sono attualmente fuori catalogo e solo alcuni numeri sono in raccolte fatte dopo la sua morte.

  • Una mariposa en la noche (1977) (voce)
  • Muy agradecido (1975) TV
  • Volver (1969)
  • Retablos de la Guadalupana (1967)... Retablos del Tepeyac (Messico)
  • La duquesa (1966) TV
  • Cucurrucucú Paloma (1965)
  • El estudio Raleigh (1964) TV
  • Cri Cri el grillito cantor (1963) (voce)
  • El hombre de papel (1963) (voce)... The Paper Man (internazionale: titolo in inglese)
  • Domingos Herdez (1962) TV
  • México lindo y querido (1961)... Beautiful and Beloved Mexico (internazionale: titolo in inglese)
  • Tres angelitos negros (1960)
  • Cada quien su música (1959)
  • Melodías inolvidables (1959).... Cantante
  • Flor de canela (1959)
  • La vida de Agustín Lara (1959)
  • El estudio de Pedro Vargas (1959) TV
  • Bolero inmortal (1958)
  • Locos por la televisión (1958)
  • La máscara de carne (1958)
  • Música en la noche (1958)
  • Música y dinero (1958)
  • Cuando México canta (1958)
  • Locura musical (1958)
  • La feria de San Marcos (1958)
  • Los tres bohemios (1957)
  • La virtud desnuda (1957)
  • Las manzanas de Dorotea (1957)
  • Los chiflados del rock and roll (1957)
  • Teatro del crimen (1957)
  • Max Factor, las estrellas y usted (1957) TV
  • Bodas de oro (1956)... Golden Anniversaries (internazionale: titolo in inglese)
  • Pensión de artistas (1956)
  • Besos prohibidos (1956)... Amor constante (Messico)
  • Una movida chueca (1956)
  • Espaldas mojadas (1955).... Worker (internazionale: titolo in inglese)
  • De ranchero a empresario (1954)
  • Reportaje (1953).... Pedro, cantante desempleado
  • Carne de horca (1953).... Mocuelo... Sierra Morena (Italia: titolo al festival di Venezia)... Il terrore dell'Andalusia (Italia)
  • Nadie muere dos veces (1953)
  • Piel canela (1953)
  • Caribeña (1953)
  • Tu recuerdo y yo (1953)
  • Sí... mi vida (1953)
  • Había una vez un marido (1953)
  • Ni pobres ni ricos (1953)
  • Tío de mi vida (1952)
  • Rostros olvidados (1952).... Cantante
  • Por qué peca la mujer (1952)
  • La noche es nuestra (1952)
  • Hay un niño en su futuro (1952)
  • Víctimas del divorcio (1952)
  • Del can-can al mambo (1951)
  • Burlada (1951).... Pedro
  • La marquesa del barrio (1951).... Pedro Vargas/Cantante
  • A La Habana me voy (1951)
  • Pecado de ser pobre (1950)
  • Aventurera (1950).... Cantante
  • También de dolor se canta (1950)
  • La mujer que yo amé (1950)
  • Perdida (1950)
  • Pobre corazón (1950)
  • Mujeres en mi vida (1950)
  • Yo quiero ser mala (1950)
  • El abandonado (1949)
  • Un pecado por mes (1949)
  • Ojos de juventud (1948)
  • Revancha (1948)
  • Ahí vienen los Mendoza (1948)
  • Yo maté a Rosita Alvírez (1947)
  • La morena de mi copla (1946)
  • Hotel de verano (1944)... Summer Hotel (internazionale: titolo in inglese)
  • Fantasía ranchera (1943)
  • Soy puro mexicano (1942)... I'm a Real Mexican (USA: titolo in inglese)
  • Caballería del imperio (1942).... Singer... Imperial Cavalry (Regno Unito: titolo in inglese)
  • Cándida millonaria (1941)... Candida, Millionairess (internazionale: titolo in inglese)
  • Laranja-da-China (1940)
  • Canto a mi tierra (1938)... México canta (México)
  • Hambre (1938)
  • Los chicos de la prensa (1937)... The Newspaper Boys (USA: titolo in inglese)
  • Agustín Lara
  • Alfonso Ortiz Tirado
  • Jorge Negrete
  • José Mojica
  • Julio Iglesias
  • Libertad Lamarque
  • Pedro Infante
  • Pandora
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Gianfranco Gorgoni


Gianfranco Gorgoni


Gianfranco Gorgoni (Roma, 24 dicembre 1941 – New York, 11 settembre 2019) è stato un fotografo italiano.

Nacque a Roma il 24 dicembre 1941. Rimase orfano in tenera età della madre l'attrice Olga Gorgoni, morta il 28 febbraio 1954. Trascorse l’adolescenza a Bomba (Chieti), il paese d’origine della sua famiglia, per poi trasferirsi nel 1958 a Milano. Negli anni '60 si dedicò alla fotografia aprendo a Milano uno studio a Porta Ticinese.

Il 28 ottobre 1968 partì per New York dove si dedicò a fotografare gli spettacoli dei teatri sperimentali contemporanei tipo l’Open Theatre e il Living Theatre; iniziando la sua collaborazione con il settimanale L'Espresso. Nel 1969 intraprese la traversata dell’America “coast to coast” realizzando servizi fotografici sulle comuni degli hippy e sul festival di Woodstock, vendendo le foto scattate sul palco al mensile tedesco Twen e a L’Espresso. Tramite la conoscenza del gallerista Leo Castelli conobbe e fotografò gli artisti Andy Warhol, Robert Rauschenberg, Jasper Johns, Roy Lichtenstein, James Rosenquist, John Chamberlain, Joseph Beuys, Robert Smithson creando per L’Espresso reportage sull’arte pop americana.

Nel 1972 si dedicò a fotografare le opere di Land Art nel deserto statunitense pubblicando un libro di foto con cui la Castelli Gallery organizzò la sua prima mostra. Iconiche sono le sue foto dell'opera Spiral Jetty dell'artista Robert Smithson.

Si recò in Cile durante la presidenza di Salvador Allende e fotografò gli avvenimenti che portarono alla caduta del suo governo, foto che vennero pubblicate dalla rivista Time. Con altri fotografi, nel 1976 fondò l’Agenzia Contact. Visitò Cuba molte volte per realizzare servizi per riviste americane ed europee con cui pubblicò il libro “Cuba Mi Amor” con la prefazione di Gabriel García Márquez ed il testo di Fidel Castro Nel 2000 ritornò a Bomba dove acquistò un vecchio casolare per crearvi la sede della sua Fondazione. Quindi continuò la sua attività di fotografo tra Bomba e New York.

Malato di cancro, morì a New York l’11 settembre 2019 e fu sepolto nella cappella di famiglia a Bomba.

  • Gabriel García Márquez, Reynaldo Gonzáles, Gianfranco Gorgoni - Cubano cento per cento - Charta (1998) ISBN 9788881581337
  • Gianfranco Gorgoni – A quattro mani - Hopefulmonster (1995) ISBN 9788877570444
  • Gianfranco Gorgoni, Leo Castelli - Beyond the Canvas : artists of the seventies and eighties - Rizzoli Intl Pubns (1985) ISBN 9780847806621
  • Gianfranco Gorgoni, Gregoire Muller - The New AvantGarde: Issues for the Art of the Seventies Paperback - Praeger Publishers (1972)
  • Gianfranco Gorgoni: Land Art Photographs - John Hawley Olds Lagatta Gallery, Nevada Museum of Art, Reno, NV
  • Gianfranco Gorgoni - Through The Lens - Contini Art UK, London (2015) - Museum of Outdoor Arts, Colorado (2005) - Museum of Contemporary Art, Rufino Tamayo, Città del Messico, MX (2000) - The National Museum of Contemporary Art, Oslo, Norvegia (1999) - Arken Museum of Modern Art, Ishøj, Danimarca (1999) - Moderna Museet, Stoccolma, Svezia (1999) - Ace Contemporary Exhibitions, Los Angeles, CA (1997) - Akira Ikeda Gallery, Tokyo, Japan (1997) - Fundacion Patricio, Buenos Aires, Argentina (1995) - Biennale di Venezia, Venezia (1993) - Fototeca de Cuba, L'Avana, Cuba (1988) - Les Rencontres D'Arles, Museo di Arles, Arles, France (1987) - Nassau County Museum of Fine Arts, Roslyn, NY (1987) - Palazzo Comunale, Bomba (1985) - Castelli Gallery, New York, NY (1985) - Fondo de Bienes Culturales, L'Avana, Cuba (1984) - San Francisco Museum of Modern Art, San Francisco, CA (1978) - Laguna Gloria Art Museum, Austin, TX (1978) - Galleria il Cortile, Roma (1977) - Photowork Gallery, Fine Arts Building, New York, NY (1976) - Galleria Area, Firenze (1975) - Leo Castelli Gallery, New York, NY (1972)
  • Gorgoni Art U.S.A., Photology online gallery, 2021

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